Capitolo 40

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Mi accoccolo a Piero che dorme come un bambino, con il viso rilassato che viene accarezzato dalla mia mano. Un suo braccio mi tiene stretta al suo petto, facendomi sentire il suo cuore che batte lentamente, come una ninna nanna.

Non riesco a chiudere gli occhi perché ho paura di quello che potrei trovarmi davanti dopo averli riaperti. Temo di vedere le pareti blu della mia camera a Houston, e no quelle candide della casa di Piero.

Quando ero lì rimanevo sveglia tutta la notte a guardare il soffitto. Intrecciavo le mani al ventre e lasciavo che i ricordi si facessero spazio nella mia mente.

Era un po' come riparare un vaso rotto, però come fanno i Giapponesi. Quando si rompe qualcosa e la si ripara, non si nascondono i segni della rottura o le crepe. Vengono evidenziati con della pittura o del filo color oro. Perché pensano che le ferite non siano un segno di debolezza. Pensano che una storia sia stupenda e unica soprattutto grazie ai suoi risvolti negativi o tristi.

Sentivo la sua mancanza in un modo inimmaginabile addirittura a me. Non avrei mai pensato che una persona sarebbe diventata il mio tutto.

La sua assenza si sentiva in tutto, dal mangiare al mettersi il pigiama, al lavarsi i denti.

Faccio un respiro più profondo degli altri e inizio a osservarlo.

I capelli lievemente scompigliati con alcune ciocche che gli ricadono sul viso, le palpebre abbassate, la bocca socchiusa dalla quale ogni tanto esce qualche parola sconnessa o una russata, l'espressione sciolta e tranquilla. Scendo con gli occhi e scruto il suo fisico. I pettorali ben definiti, gli addominali scolpiti, la tartaruga in evidenza. Un braccio sotto il cuscino e l'altro a cingermi.

Mi scappa un sorrisino e affondo metà faccia nel cuscino, rilassando i muscoli e sospirando.

Provo a dormire, ma le emozioni prendono il sopravvento.

Decido di alzarmi e farmi un bel bicchierone di latte caldo. Mi aiuterà a prendere sonno.

Metto la vestaglia, infilo le pantofole e vado in cucina cercando di non fare rumore.

Apro il frigo e metto il pentolino sul fuoco. Verso il latte e aspetto che si scaldi.

Una volta pronto lo verso nella tazza e mi sposto sul divano per berlo con calma

Poggio tutto sul piccolo tavolo che ho davanti e mi porto le ginocchia al petto mentre scruto fuori la porta a vetri.

Due braccia possenti mi cingono, facendomi sobbalzare e girare di scatto.

《 Oh sei tu...mi hai spaventata...》sussurro scontrando la mia schiena contro il suo petto.

《 Veramente anche io mi sono spaventato...》bisbiglia sedendosi dietro di me e poggiando il viso sul il mio collo.

《 Non ti ho più sentita vicino a me e...e quando ho aperto gli occhi e non ti ho vista...》si blocca. Passa la lingua tra le labbra e poi le mordicchia leggermente. Lo fa sempre quando è agitato.

《 Sono qui 》dico ruotando la testa e lasciandogli una carezza sulla guancia 《 E nessuno mi porterà via 》

Lo sento sospirare 《 Ovunque tu sia stata e dovunque andrai, io sarò sempre con te. Anche se con una foto, una canzone, un regalo...》

《 Non ho mai avuto tanta paura in vita mia...eravamo davvero distanti questa volta...fisicamente, mentalmente...io...temevo che avresti preferito un'altra a me...temevo che...pensassi che...》

《 Che mi avessi abbandonato ? No scemotta, non l'ho mai pensato. Io sapevo che saresti tornata. L'ho sempre saputo. Sei sempre stata al centro della mia vita. Sono tre anni che sei il mio punto di riferimento. Avevo paura che...che ti facessero il lavaggio del cervello. 》

《 Ma non è successo. 》

《 Per fortuna no...》

Mi giro del tutto e mi siedo sulle sue gambe. Lo guardo per un po' negli occhi e gli cingo il collo con le braccia. Lui intanto ha portato le mani sulla mia schiena, facendomi incollare al suo torace.

Prendo un respiro piuttosto profondo e lo stringo di più a me. Non so bene il perché di questo gesto...forse è semplicemente dovuto alla paura che sia tutto finto. Probabilmente lo faccio per accertarmi che sia tutto reale.

Senza neanche rendermene conto inizio a piangere. Non mi preoccupo di asciugarmi gli occhi o comunque di darmi un contegno. Solo quando singhiozzo sento le dita di Piero sul mio viso. Mi accarezza le guance con i pollici e mi fa alzare lo sguardo, facendomi scontrare con i suoi occhioni da cucciolo.

《 Non piangere...ora siamo qui. Io e te. Nessuno ci separerà più, è una promessa. Questo è uno splendido lieto fine. 》

《 No, questo è uno splendido inizio. 》rispondo poggiando le mie labbra sulle sue.


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