Avevamo deciso di andare in montagna la mattina presto. Ci eravamo incontrati ed eravamo partiti per raggiungere un luogo sopra la vallata, molto particolare. Il mio amico diceva di aver parlato con gli spiriti. Io non sapevo se credergli, sosteneva volessero che mi mostrasse quel posto. Ridicolo, avevo pensato. Non che non avessi avuto esperienze strane, ma l'idea che gli spiriti avessero deciso di farmi conoscere un luogo, la trovavo esagerata. Lasciai questi pensieri nel cassonetto dove buttai il biglietto dell'autobus che avevo usato per raggiungere il mio amico. Puntuale, era arrivato in macchina e si era accostato per farmi salire. Il viaggio era volato, parlando del più e del meno e in circa venti minuti avevamo raggiunto le imponenti vette che proteggevano la vallata.
"Non ricordo più dove dobbiamo andare." Disse rallentando davanti ad un cartello di legno e strizzando gli occhi.
Si girò nella mia direzione.
"Non sono mai stato qua." Dissi sollevando le braccia.
Tirai giù il finestrino e mi sporsi, sentendo l'aria fredda entrare e riempire la macchina di un odore di resina mista a muschio. L'umidità era penetrante e strinsi la mia sciarpa più vicina, sigillandomi nella mia giacca. Dalla nebbia rada intorno spuntò una figura. Un anziano con lunghi capelli argentei e gli occhi azzurri. Venendo nella nostra direzione lo aspettammo.
"Scusi ci saprebbe indicare la zona attrezzata qua vicino?" Chiese Sergio.
Il vecchio sorrise e mostrò i denti di un colore simile all'avorio.
"Dovete prendere il primo bivio sulla destra e proseguire a sinistra, sulla strada sterrata." Disse indicando con il bastone da camminata, poi sparì nella nebbia.
Una volta parcheggiato ci mettemmo gli scarponi e iniziammo a camminare nel sottobosco. L'ambiente intorno era come sospeso nel tempo. Il rumore dei nostri passi e del cinguettio di qualche essere piumato era attutito dal silenzio e l'immobilità del luogo. Enormi pietre verdi, come giganti addormentati, erano disposte in gruppi eterogenei, circondati dal bianco delle betulle e dal rosso mattone delle foglie autunnali. Ci addentrammo in quello spazio, come fossimo in un tempio sacro e, facendo attenzione a dove mettevamo i piedi, avanzavamo in quel luogo fiabesco.
"Un tempo qua i celti avevano fatto rituali per evocare il popolo magico." Disse Sergio.
"Come lo sai?" Chiesi.
"Beh." Disse accarezzando il dorso di una pietra che sembrava un animale sdraiato.
"Le pietre me l'hanno detto." Disse socchiudendo gli occhi.
"Contengono le informazioni e le trasportano attraverso il tempo."
"Certo." Risposi io sorridendo.
"Non ci credi? Il tuo cellulare ne è un esempio: informazioni scritte sul silicio." Disse voltandosi.
Non ci avevo mai pensato. Rimasi con la bocca socchiusa a pensarci, poi lo seguii. Percorremmo un tratto scosceso e dovetti appoggiarmi a qualche ramo per non scivolare sul tappeto di foglie umide. La nebbia imperversava ovunque e faceva gelare le ossa. Mi strinsi nella lunga sciarpa blu e misi le mani in tasca per scaldarle. Sergio sembrava a suo agio e si guardava intorno come se cercasse qualcosa e a volte rimaneva incantato per qualche secondo a fissare chissà cosa.
"Di qua." Disse puntando il dito.
Raggiungemmo un enorme masso che sembrava un drago dormiente. Sergio mise un dito davanti alla bocca e intimò il silenzio. Con l'altra mano accarezzò la pietra. Mi fece cenno di avvicinarmi e anche io toccai la stessa roccia verde. Lui sorrise.
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Nella foresta dei cedri
Short StoryDue amici si recano nella foresta che Sergio conosce molto bene. Sembra gli spiriti gli abbiano chiesto di portare l'amico. Entrambi non capiscono il motivo finchè non si addentrano nel cuore del bosco per trovare un cerchio di pietre molto particol...