Wounds

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-Qual è il tuo nome?- chiede l'uomo dalla folta barba, in piedi davanti al grande cancello ferreo che copre quasi completamente la visuale interna. Occhiaie violacee solcano il contorno dei suoi occhi stanchi; il respiro, lento ma profondo, colma di un fumo bianco i pochi centimetri cubi d'aria davanti al suo naso. Trema.

Abbasso lo sguardo verso i vecchi scarponcini che porto ai piedi, immersi fino alla caviglia nella gelida neve.
-Io...non lo so- rispondo.
-Da dove vieni?- domanda lui.
-Hella-

Hella è un paesino di neanche mille abitanti. Pochi giorni fa, gli uomini del dittatore hanno fatto strage nelle strade, sparando a chiunque provasse a fermarli. Hanno stuprato le donne, rapito i bambini, torturato gli animali.
Avevano centinaia di siringhe nascoste nei cappotti, hanno iniettato il siero a tutti. Ci hanno cancellato dalla memoria ogni singola informazione legata alla nostra identità, perfino il nostro stesso nome.
Da tre giorni a questa parte, io non so più chi sono.

-Cosa vuoi?- chiede l'uomo.
-Un riparo- dico con sicurezza -È prevista una forte tempesta, cerco solo un posto dove passare la notte-
Lui appoggia la mano sull'orecchio destro e inizia parlare con qualcuno dall'altra parte.

-Signore sono Isak, ha visto tutto?-
Silenzio.
-Sì, sembra pulita-
Silenzio.
-Va bene, arriva subito-
Silenzio.
-Certamente-
Silenzio.

Noto solamente adesso la presenza di due telecamere, in alto, puntate esattamente su di me.

-Puoi entrare- dice.

Il grande cancello si apre lentamente, rivelando la vera natura di quella che, dall'esterno, sembrava essere una semplice cupola.
Una sfera. Una struttura metallica gigantesca, che giuro, sarebbe in grado di intimorire anche il dittatore. La guardi, e metti in dubbio la sua reale esistenza; ti sembra ti essere in un altro mondo, una realtà in cui le leggi della fisica si annullano improvvisamente.

È forse solo frutto della mia immaginazione?
Chiudo gli occhi e li riapro.
No, esiste davvero.

Muovo un passo verso il gigante, poi un altro, e un altro ancora.
Arrivo ai suoi piedi e un brivido mi percorre la schiena: sembra poter cedere da un momento all'altro. Me la immagino che rotola, quella che in confronto alla terra non è che una piccola biglia, radendo al suolo ogni cosa al suo passaggio; e qualcuno lassù che la comanda, gioca con noi umani, ci abbatte come alberi in una foresta.
Brividi, ancora.

-E tu chi cazzo sei?!- urla un'ombra incappucciata davanti all'entrata della sfera, puntandomi una pistola contro come fosse la cosa più normale del mondo.

Il cuore mi arriva in gola.

-È tutto apposto- lo tranquillizza una seconda voce.

Giro la testa di scatto. La figura alta e robusta di un uomo sulla quarantina appare a meno di un centimetro da me. Lo guardo dritto in quegli occhi azzurrissimi che sembrano illuminarsi al buio.

E di fatto, si illuminano. Prima uno, poi due raggi di luce, sempre più intensi, sempre più abbaglianti. Si generano dal suo sguardo e puntano al centro esatto della mia fronte. Percepisco i battiti aumentare sulle tempie. Un dolore lancinante alla testa mi fa pensare che stia per scoppiare. Sento la pelle che inizia a bruciare, poi un lampo di luce. E il nulla.

Wounds || Lorenzo Ostuni (One Shot)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora