E poi ci siamo noi, che siamo nel limbo.

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Alcune delle persone più vicine a me, delle volte, mi hanno dato dell'insensibile, ma questo non è vero.
Io sono quel tipo di persona che piange quando, per sbaglio, investe un animaletto per strada.
Il tipo di persona che ha le coliche quando sente parlare di dolore altrui.
Io sono una persona che ha vissuto il bene quanto il male,
ho visto entrambe le parti di questa strana medaglia che è la vita,
perciò, quella che sembra insensibilità non è altro che una repressa insofferenza.
Ho lasciato innumerevoli anime alle mie spalle, brave persone, educati civili, che ora però, sperano di vedermi morta o per lo meno agonizzante, e magari fanno anche bene.
Farei lo stesso.
Ma cosa avrei dovuto fare?
Io ci ho provato, dico davvero, ho tenuto tutto finché ho potuto,
finché non ho capito
che non posso accontentarmi,
non devo,
perché prendere quello che capita e ringraziarne il cielo non fa per me.
Credevo di poter affidare la mia vita al primo che voltasse l'angolo,
poi ho realizzato due cose,
la prima
è che è improbabile che la persona alla quale tu possa affidare la vita sia proprio dietro l'angolo,
perché, di semplice, a questo mondo non c'è nulla;
la seconda
è che è improbabile, ancor più,
che la persona alla quale tu possa affidare la vita
esista.

No, il mio non è pessimismo, è la realtà dei fatti,
ed è tremendamente palese.
Basta guardare.
Le persone che trovano la propria "altra metà" sono più rare delle cabine telefoniche funzionanti nel 2016.
Altri invece si accontentano di qualcuno non in grado di renderli felici, ma restano, finché possono, e in alcuni casi, se li sposano.
E poi ci siamo noi, che siamo nel limbo.
Perché a noi
le belle parole non sono mai bastate, perché un fiore
non basta per farci trovare la forza di perdonare,
perché noi, no, non abbiamo il coraggio di mostrare il nostro lato più oscuro,
ma
ne abbiamo tremendamente voglia.

L'amore è stato sostituito Where stories live. Discover now