Si era fatto giorno e fummo svegliati di soprassalto da Julia, che irrompendo nel soggiorno, titubante, chiese cosa fosse successo a ciò che rimaneva della porta, ormai distrutta dall'irruzione di Ethan, rimanendo, peraltro, sbalordita nel vederci avvinghiati sul divano. Ero rimasta aggrappata alla sua camicia per tutto il tempo, per paura che potesse dileguarsi nel bel mezzo della notte. Quando vidi Julia che ci osservava curiosa, divenni rossa dall'imbarazzo: viceversa, Ethan sembrava non mostrare alcun disagio, come se per lui quella circostanza fosse del tutto naturale. Agitata, cercai di darle una spiegazione plausibile: con il bel risultato di armarla di maliziosa ironia.
- Non giungere a conclusioni affrettate, non è come pensi....
- ... io non penso proprio a nulla ma... ragazzi, sapete che dall'altra parte dell'appartamento c'è un comodo letto?!
A quella frase sarcastica, Ethan sorrise.
- Mi dispiace tantissimo, sarai distrutto dopo avere passato tutta la notte sul divano con me sopra, immagino che non sarai abituato a questo genere di confort.
Julia sorrise, schiarendosi la gola, alludendo al doppio senso insito nella mia osservazione. Anche Ethan colse a volo la doppia interpretazione, rispondendo con conseguente malizia.
- Non preoccuparti, non è la prima che passo la notte con donne sopra. E il chiropratico personale, fatto venire dall'India, riesce sempre a rimettermi in sesto. Tu piuttosto, come stai?
- Sto meglio, grazie.
- Beh, la natura reclama i suoi bisogni, posso fare uso del bagno?
- Sì, certo...
- Leila, che ne dici di mollare la presa, in modo che possa alzarmi?!
Mi sentii nuovamente imbarazzata: non mi ero resa conto che stavo ancora aggrappata alla sua camicia, lo mollai rapidamente aprendo e chiudendo la mano, ormai, intorpidita. Alzandoci, gli indicai il bagno: prima di avviarsi portò le braccia indietro, per sgranchirsi le spalle. Il suo torace mi sembrò, incredibilmente, più possente in quell'inconsueto movimento. Quando si allontanò, Julia, in agguato, approfittò della sua assenza per sparare domande a raffica.
- Cosa mi sono persa? Ieri sera hai assunto un atteggiamento strano: pensavo che fosse un altro dei tuoi sbalzi d'umore e... per quale motivo Ethan si trova qua? Perché la porta è distrutta?
Non avevo l'umore adatto per fornire spiegazioni: così tagliai corto dandole una sommaria spiegazione, rassicurandola che le avrei detto tutto in un secondo tempo. Stava per dirmi qualcosa proprio nel momento in cui lo sentimmo uscire dal bagno: tacemmo all'istante. Avvicinandosi a me, poggiò le sue mani sulle mie braccia, sfregandole delicatamente, assicurandosi che stessi bene.
- E tutto ok? Se vuoi, mi fermo un altro po', il tempo di una telefonata per rimandare alcuni impegni e rimango qui con te.
- No, davvero, sto bene... non devi rimandare i tuoi impegni. Non preoccuparti e poi immagino che tu debba darti una rinfrescatina, quindi sarà meglio che tu vada.
- Ok, faccio venire qualcuno ad aggiustarti la porta: nel frattempo potresti fare altrettanto tu, così starai meglio.
Estraendo il telefonino dalla tasca posteriore dei jeans si voltò verso Julia. La fissò negli occhi, facendole piccoli cenni: mentre componeva il numero, si scusava con lei per non averla salutata prima. Con aria circospetta, Julia mi afferrò da dietro le spalle, spingendomi verso il bagno.
- Ok Leila, che ne dici di andare? Una bella doccia rigenerante ti farà senz'altro bene: intanto ti preparo la colazione.
Era evidente che voleva sbarazzarsi di me per rimanere da sola con Ethan: precisamente, lui voleva rimanere da solo con Julia e lei lo assecondava. Fu quanto intuito dai loro sguardi furtivi: sicuramente Ethan aveva un mucchio di domande da farle, e non in mia presenza. Entrai in bagno lasciandoli soli: non ero minimamente preoccupata da ciò che avrebbe riferito Julia, mi fidavo di lei e non avrebbe confidato nulla di sostanziale. La mia unica preoccupazione riguardava il "tipo" di domande: quelle sì che avrebbero potuto metterla in difficoltà. Finito di fare la doccia, andai di corsa a vestirmi. Uscendo dalla stanza da letto, sentii entrambi parlottare in cucina. Mi avvicinai, facendo meno rumore possibile, per ascoltare cosa stessero confabulando. Lui spiegava a Julia la sua presenza nel mio appartamento e lo stato confusionale in cui versavo, tanto da sentirsi in dovere di rimanere, soprattutto dopo aver distrutto la porta. Di tanto in tanto, sbirciavo dalla fessura dello stipite: entrambi tenevano una tazza di caffè in mano, ed Ethan stringeva il giornale nell'altra. Le rivolse diverse domande ma Julia rispose solo ad alcune. Per il resto, si mantenne sul vago, nel pieno rispetto della mia privacy. Poi arrivò il turno di Julia passare al contrattacco.
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Quelle Allineate Scarpe Rosse
RomanceLeila Evans, giovane e ricca ereditiera, per eventi drammatici che la coinvolgono, decide di rinunciare a una vita dorata, per votarsi a una meno sontuosa ma permeata che autentici valori. Dopo aver lasciato Manhattan, si trasferisce a Brooklyn, la...