Chapter 1.
"Dai Scar, sbrigati o faremo tardi!" mi incita la mia amica Charlie, o meglio: Charlotte McCall mentre si infila un paio di tacchi neri vertiginosi.
"Ma io non ci voglio venire a questa festa!" mi lamento come una bambina con tanto di broncio.
"Smettila di piangerti addosso! Quel ragazzo non ti merita e devi dimostrargli che te ne frega poco tanto quanto a lui!"
Le parole dure che uscirono dalla bocca della mia migliore amica, mi fecero frantumare ancora di più il cuore. Per quanto facesse male, quallo che Char aveva detto era vero.
Dopo pochi minuti di riflessione, annuisco e lei mi lancia un vestito attillato e nero insieme a dei tacchi uguali ai suoi, dicendomi di indossarli.
"Sapevo ti avrei convinta!" dice cantando vittoria.
Io sono Arizona Scarlett Jones, Scar per gli amici.
I miei decisero di chiamarmi Arizona per la corazzata, la USS Arizona dove lavorava mio nonno.Questa era una nave da guerra, che ha affrontato mille battaglie.
Era una nave forte e potente, al contrario di me: una persona debole, che da peso ad ogni cosa che la gente le dice. Non importa quanti complimenti le facessero, è come se le critiche le sentisse ad un volume più alto.In effetti i miei due nomi sono un po' un controsenso l'uno con l'altro.
La USS Arizona era una nave che aveva affrontato tante battaglie e Scar significa paura, cicatrice, sfregio o comunque qualcosa che ha a che fare con il dolore e la sofferenza.Non so i miei genitori cos'avevano in mente quando mi hanno chiamata così, ma ormai non ci faccio più caso.
Ho 16 anni e frequento ancora la scuola. I miei voti non sono i migliori, ma neanche i peggiori. Il mio sogno è laurearmi in lingue straniere o letteratura e la mia più grande passione è la fotografia.
Vivo in Ohio, ad Hartford.
Sono una ragazza come le altre: niente capelli biondi o occhi azzurri, anche se ho sempre desiderato avere entrambi. Ho dei capelli mossi e di un castano chiaro e gli occhi che variano da chiaro a scuro. Sono alta un metro e settanta centimetri, ma non penso che saperlo possa sconvolgervi la vita, quindi continuiamo con altre cose.La musica emanata dalla radio si espandeva per tutta la grandezza della macchina della nonna di Charlie, ceduta alla mia pazza migliore amica dalla nonna purtroppo deceduta. Sul testamento c'era scritto che era una sorta di regalo di compleanno per i suoi diciotto anni e Charlie pianse per tre giorni consecutivi. Conoscevo la nonna della ragazza ora accanto a me e so quanto fosse gentile.
La festa a cui stavamo andando era di un amico di Charlie che però io non conoscevo, ma la mia amica mi aveva fatto mettere in lista comunque.
Arrivate al locale, scendiamo, venendo accolte da un buttafuori che ci chiede quasi subito i nostri nomi.
Diciamo i nostri nomi e il robusto buttafuori, dopo aver fatto scorrere gli occhi coperti da degli occhiali da sole anche se fuori era buio pesto su un foglio pieno di nomi, annuisce.
"Siete sulla lista, potete entrare" dice rimanendo serio.
Ci addentriamo nel locale dove è pieno di gente sudaticcia e ubriaca che balla.
Andiamo verso il bancone dove un barista dai capelli brizzolati e la camicia a strisce stropicciata ci chiede cosa desideriamo bere.
Io decido di non bere e la mia amica, dopo essersi scolata vari shot di vodka si guarda intorno in cerca di qualche ragazzo carino con cui ballare.
"Io vado a ballare. Promettimi che non rimarrai qui a leggere quel libro di 300 pagine" alza l'indice verso di me, raccomandandosi.
"Prometto" sbuffo, alzando gli occhi al cielo mentre lei annuisce con un sorrisino sul viso.
STAI LEGGENDO
Arizona.
Fanfiction«E quando ride? Quando ride sembra che ogni parte del suo corpo sorrida: le sue labbra, i suoi occhi, le sue guance che si scavano per le fossette. Quando sorride sembra di stare in un altro mondo, una specie di paradiso terrestre ed è una sensazion...