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"Tranquillo, sto bene." continuavi a ripetergli attraverso il telefono.
Ed era anche la verità, non stavi mentendo. Stavi realmente bene, perché sapevi che era dovuto tornare in Giappone per Makkachin, ed era giusto così. Tu in prima persona, non eri riuscito a rivedere il tuo Vicchan prima che morisse e non volevi che anche il tuo allenatore provasse il tuo stesso stato d'animo.
Eri stato così male dopo che s'era andato, ti eri sentito anche come se la colpa fosse tua perché non gli eri stato abbastanza vicino per seguire il tuo sogno.
Tu, che all'inizio lo avevi adottato perché era delle stessa razza del cane del tuo idolo; era il tuo modo per sentirti più vicino a lui, nonostante quest'ultimo non sapesse neanche della tua esistenza. Può sembrare paradossale, ma Yuri voleva bene a quel pattinatore russo più grande di lui di soli quattro anni ed aveva il bisogno di avere qualcosa che li avrebbe avvicinati.
Eri solo un po' triste perché fisicamente non era lì con te, ma avresti pattinato pure per lui ed il suo cane. Avresti dato tutto te stesso anche in questo programma libero. E poi, in questo momento ti trovavi in Russia: non potervi farti vedere debole da quelle persone che non ti apprezzano per avergli portato via il loro campione. Non potevi.
Fino a quel momento, Yakov si era preso abbastanza bene di te nel suo modo indiretto di dimostrarlo. Era severo, questo è vero, ma se mostrava questo suo lato freddo e diligente era  perché ci teneva ad ottenere il meglio dai suoi allievi, che un po' trattava come se fossero i suoi figli. Perché lui credeva in loro, lui voleva solo vederli felici e detestava il fatto di vedere nei loro volti quello sguardo che subentra dopo una sconfitta, ne era quasi terrorizzato.
Tu lo avevi osservato Yakov e ti era parso che quel vecchio brontolone dal cuore dolce si fosse riavvicinato un po' alla sua ex moglie. Tu li avevi visti: così vicini eppure così lontani.
Tu lo avevi visto quel loro amore morto che stava risorgendo perché in realtà non se n'era mai andato. Forse, era anche merito di Yurio se quel loro sentimento stava riprendendo la sua reale e fulgente forma.
Yurio, che si mostrava tanto duro e ribelle solo perché anche lui voleva dare tutto sé stesso per non deludere suo nonno: il suo Agape.
Vi era tanto legato ed il desiderio di vederlo sempre fiero ed orgoglioso di lui era quel motivo che lo portava tanto a detestare le sconfitte, era quel motivo per cui in pubblico si mostrava sicuro di sé. Voleva tanto bene al suo nonnino ed il solo pensiero di deluderlo lo avrebbe spezzato definitivamente. La prima crepa era apparsa nel momento in cui aveva visto Victor osservare Yuri pattinare il suo Eros: ne era rapito, ammaliato.
Victor, che rappresentava più di un idolo per lui. No, non ne era innamorato ma aveva incominciato a vederlo sotto la figura di quel fratello maggiore che mai lo avrebbe abbandonato.
Yuri lo sapeva quanto male c'era rimasto Yurio nell'aver perso quella gara, di non essere riuscito a riportare quel su compagno in patria.
Yuri, che aveva la maggior parte del mondo contro perché il fato aveva deciso di far diventare coach il suo idolo. Lui, però, non avrebbe permesso a nessuno di intimidirlo.
"Scusami ma adesso devo staccare. Devo andare in pista." gli comunicò. Era pronto, questo lo sapeva.
"Yuri, chiudi gli occhi. - gli ordinò l'altro. E così fece. Gli rispose con il silenzio. - Ti sto abbracciando." gli sussurrò tramite lo schermo. La sua voce era calda e magicamente il nero che poco prima stava invadendo la vista del giapponese, si trasformò nella figura del suo allenatore che lo stava stringendo forte. Con tutto quel calore e quella forza che solo lui poteva donargli. Lo stava abbracciando per davvero e questo a Yuri bastava per sentirsi a casa.
Terminò la chiamata per dirigersi in pista più carico di prima.
Avrebbe pattinato di nuovo sulle note di "Yuri on Ice" per raccontare anche alla popolazione russa la sua storia e per far notare al vecchio sé quanto doveva essere fiero del nuovo Yuri Katsuki.
"Yuri." lo chiamò Yakav subito dopo che entrò in pista. "Mostra al pubblico quel potenziale in cui crede Vitya." gli disse con fermezza ed a Yuri questo bastò.
Andò al centro della pista e si mise in posizione e non appena le note musicali iniziarono ad espandersi in tutta la pista, il giovane iniziò a destrarsi nella sua coreografia.
Stava sorridendo mentre aveva eseguito il suo primo salto combinato: un quadruplo Toe Loop seguito da un doppio Toe Loop. Il suo pensiero era fisso su Makkachin.
E se...? no, non ci doveva pensare.
Doveva cavarsela.
"Pulitissimo." aveva commentato il telecronista mentre lui si concentrava ad eseguire i prossimi passi.
Si sentiva rilassato ed irrigidito allo stesso tempo perché stava affrontando la Russia da solo.
Yuri sapeva di avere i nervi deboli, lo sapeva ma doveva dare il meglio di sé. Lo aveva promesso a sé stesso ed al suo coach. Non voleva deludere nessuno, non voleva.
Eseguì bene anche il quadruplo Salchow.
No, lui non era solo.
Lui aveva l'amore di Victor, perché loro due si amavano.
Si stavano allenando, era uno dei pochi giorni che precedevano le selezioni per il Grand Prix.
Erano da soli in pista, Victor e Yuri, e stavano provando un salto.
Era un pomeriggio inoltrato e stavano conducendo un allenamento abbastanza duro per permettere al giapponese di presentarsi con una delle sue performance migliori.
Quel quadruplo lo avevano già provato una decina di volte ma il più piccolo non mostrava segni di stanchezza e l'altro non voleva fermare tutta quella determinazione.
Stavano provando quel salto per l'undicesima volta, quando Yuri perse l'equilibrio insieme a Victor nel goffo tentativo di sorreggere quest'ultimo. Si erano scontrati contro la superficie ghiacciata insieme, e sempre insieme aprirono gli occhi perdendosi nello sguardo dell'altro. C'era della tensione nei loro occhi.
Si stavano osservando e stavano ansimando.
Fu un attimo, come se il tempo si fosse fermato. E le loro labbra si unirono in un bacio fugace. Yuri strinse più a sé il corpo di Victor mentre questi stava continuando a proteggere dal ghiaccio quello del più piccolo. In quell'attimo si stavano dimostrando il loro reciproco amore. Quanto tempo avevano impiegato per poter vivere questo momento? Forse anche tanto, non lo sapevano poiché adesso non importava.
Le loro labbra tornarono a prendere fiato ed i loro occhi tornarono a cercarsi. Si trovarono. E sorrisero.
Era nato così, il loro amore, di punto in bianco in un giorno qualsiasi.
Si amavano già, i due pattinatori, quel giorno si erano solo dichiarati.
Yuri si era perso nei ricordi.
Forse aveva raccontato alla Russia un altro tipo di storia, una più romantica, più travolgente.
Era arrivato alla sua sequenza di passi quando vide una chioma argentea in mezzo a tante altre.
'Era lui? Yuri devi fare il tuo ultimo quadruplo.', disse a sé stesso.
Roteò in aria per l'ultima volta, terminando la sua melodia con una posa.
La folla stava applaudendo, soddisfatta di quanto aveva appena visto.
Yuri, però, non riuscì a concentrarsi su di essa perché la sua vista era stata rapita da quella chioma argentea che si stava dirigendo verso di lui sempre con più impazienza di arrivare.
Yuri cercò di diminuire la distanza correndogli incontro.
Yuri non era più malinconico.
Yuri aveva danzato sui passi della sua storia d'amore e forse il suo amante lo aveva percepito.
Stava per lasciare la pista quando venne assalito da un poodle dog.
Makkachin
Era guarito, stava bene e lo stava leccando in visto e tastando la sua pancia nello stesso tempo. 
"Makkachin!" lo chiamò contento, accarezzando il suo morbido pelo marroncino. 
Victor lo aveva portato con sé per fargli vedere che era tutto apposto e di questo gli era grato.
Dopo un primo momento spostò il suo sguardo in quello dell'altro che si era perso nell'osservare quella scena insieme al pubblico. 
I loro occhi si incrociarono disperati, necessitavano di ritrovarsi.
Si erano trovati.
Victor era partito la sera precedente ed era tornato in tempo per assistere alla sue esibizione perché sapeva anche lui quanto importante fosse per entrambi.
Victor aveva appena compiuto una pazzia per Yuri e questo lui lo sapeva benissimo.
"Sono tornato." gli sussurrò senza aver bisogno di una risposta perché entrambi erano a conoscenza che il russo non se n'era mai andato veramente.
Sorrisero.

Angolino piccino, piccino
Il poodle dog è il nostro barboncino.
L'ho scritto in inglese perché mi piaceva di più~
Mi sarebbe piaciuto pubblicare questa OS per il compleanno del nostro Yuuri ma quel giorno sarò estremamente impegnata quindi me ne sarei, sicuramente, dimenticata... sigh.
 E niente, mancano quattro giorni all'episodio nove e spero davvero che il piccolo Makkachin sopravviva perché altrimenti escono fuori i forconi(?)
Anyway, sarebbe stupendo se succedesse un qualcosa del genere nel prossimo episodio *^*
Ma quasi sicuramente, ci sarà una telefonata tra i due... e secondo me sarà anche una bella telefonata, eheh.
Ringrazio la mia amica/compagna di sclero, Michela, per avermi ispirata; ricordate che fangirlare fa sempre bene♡. Anche se mi scuso per aver modificato un po' il finale *va a nascondersi*
E niente, spero che questa mia OS vi sia piaciuta, davvero.
Alla prossima,
Arianne.

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