Capitolo 3 - Amelie

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<< Amelie, Amelie svegliati >>

Qualcuno mi muove la spalla cercando di farmi svegliare e a quanto pare ci è riuscito. Apro gli occhi lentamente. Sono sdraiata su un fianco e la prima cosa che vedo apparire è un po' di paglia ed il mio manichino malconcio. Solo in quel momento capisco dove mi trovo: nel fienile. Giro la testa verso la persona che mi ha svegliato che sentendo la sua voce posso già capire chi sia.

- Simone, che c'é?  -

-Come che c'é?! Non volevi andare a Parigi?! Certo, sarebbe meglio che tu restassi qui, però rispetto la tua decisione. Quindi...alzati se no arriverai tardi in città! -

- Oh cavolo! -

Mi alzo con movimento brusco. Una volta in piedi mi rimetto a posto la camicia dentro i pantaloni, poi alzo quest'ultimi che durante la notte si erano abbassati ed infine metto a posto i pugnali legati ognuno al rispettivo polpaccio. Raccolgo la mia spada da terra inserendola nel proprio fodero. Carico la pistola con la polvere da sparo e svolgo il tutto mentre vengo seguita da Simone che intanto mi toglie la paglia dai capelli.

Una volta finito vado nella recinzione del pascolo e preparo Bill per il viaggio con sella e briglie.

Finisco di caricare le cose all'interno della sacca e me la metto in spalla, successivamente salgo sulla schiena di Bill e rivolgo un ultimo sguardo a Pierre e Simone

- Ritornerò, non temete -

Non mi rispondono, annuiscono soltanto. Mi abbasso il cappello in cenno di saluto e con una mossa della gamba incito Bill a partire.

***

Il sole è all'orizzonte. Il cielo ha cominciato a prendere colori aranciati e giallastri, creando una vista mozzafiato. Il mio stomaco inizia a brontolare e lo stesso credo che valga per Bill. Fortunatamente siamo ai piedi dell'entrata di Parigi. Non posso ancora crederci di essere finalmente arrivata.

Passiamo entrambi sotto un'arco di trionfo molto elaborato con strombature ed il fusto della colonna è ricco di dettagli e solchi nel marmo, simboleggiando l'entrata nella capitale francese: Parigi.

Mi guardo intorno in cerca di una locanda munita di stalla per far riposare il mio cavallo e me.

Sono passati minuti, continuo a girovagare con Bill per trovare un alloggio, ma ancora niente. O almeno, fino a quando non vidi una costruzione in legno piuttosto vecchia e malconcia con appesa all'entrata un pezzo di legno con su scritto "Il moschettiere".

Si può distinguere chiaramente il piano terra della locanda ed i suoi piani superiori dove alloggiano i clienti.

Ora l'unico problema è quello di scoprire se ha anche una stalla per il mio cavallo.

Scendo dalla groppa di Bill, afferro le briglie e le lego ad un palo in compagnia di altri suoi simili, per poi entrare nella locanda con postura fiera ed un'espressione da temeraria.

Per il momento tutto è tranquillo. Ancora non sono iniziati i combattimenti abitudinari.

Mi dirigo verso il bancone attirando l'attenzione del barista

<< Vorrei sapere se avete una stanza libera e se siete muniti di una stalla per il mio cavallo >>

<< Penso di sì... >>

Scruta bene il mio volto

<< Signorina >>

Finisce la frase andando verso una porta dietro al banco poco distante da lui. Ha un aspetto sciupato, come se nonostante la cinquantina d'anni che dimostra avesse già vissuto abbastanza da conoscere la vita come un'ottantenne; pelle bronzea, capelli brizzolati ed occhi di un marrone scuro, con corporatura molto alta, robusta e muscolosa.

LA QUARTA MOSCHETTIERADove le storie prendono vita. Scoprilo ora