“Anche tu sei stato impulsivo quando mi hai chiesto di sposarti?”
“Si, e questo infatti è stato il mio sbaglio”
“Sei proprio uno stronzo”Sua moglie era andata via ferita e arrabbiata già da quaranta minuti. Lorenzo Martini aveva guardato freneticamente l’orologio da polso in maniera costante da quando Sara aveva sbattuto la porta della loro camera. Cosa aveva detto esattamente? Da dove gli era uscita quella cattiveria? Era vero: Sara combinava un pasticcio un minuto si e l’altro anche, ma era proprio questo che aveva colpito Lorenzo fin dal loro incontro sull’aereo. Si fermò un attimo ad immaginare, sdraiato sul letto e continuando a fissare il soffitto, come sarebbe stata la sua vita se quel giorno Sara non avesse agito d’impulso. Cosa sarebbe accaduto se la donna che adesso era sua moglie, invece, avesse accettato di sposare quell’uomo? Probabilmente loro non si sarebbero più rivisti, salvo ad alcune occasioni di famiglia in cui magari Marco avrebbe invitato sua sorella e suo cognato. I suoi mesi a Roma sarebbero stati bui e pieni di crepe, proprio come quelle della casa che Sara aveva comprato. Ma il destino aveva voluto che lei si ritrovasse sotto il suo stesso tetto, sempre sotto il naso. Benedetto destino, pensò fra se e se Lorenzo.
E se, invece, Lorenzo avesse deciso di non ascoltare il suo cuore e raggiungere Veronica in America? Sarebbe riuscito a trovare un equilibrio con quella che era stata sua moglie? Represse quel pensiero, era ovvio che no. Da quando Sara era entrata nella sua vita lui si era sentito nuovo, rinato e non riusciva più a immaginare come era stata la sua vita senza di lei e, soprattutto, come sarebbe potuto essere il futuro. Sara era andata via, ma dove? Lorenzo si augurò che non stesse combinando nessuna pazzia, nessun gesto folle. Forse avrebbe dovuto chiamarla … no, decise, era meglio lasciarla sola. La immaginò sola, da qualche parte, con i suoi occhi limpidi persi nel vuoto e gli si strinse il cuore.
Toc toc.
Qualcuno bussò alla porta della camera, sperò che fosse sua moglie, gli venne l’impulso di stringerla forte a se. Di dirle che non era vero nulla, che le avrebbe richiesto di sposarlo in quello stesso momento. Ma a fare capolino dalla porta fu Tommy, suo figlio. Entrò timidamente e con il cordiales in mano.
< Ho parlato con la mamma > annunciò il ragazzo mentre si sedeva sul bordo del letto.
Lorenzo tornò a fissare il soffitto. La mano che pulsava. Si era dimenticato del fatto che bisognava avvisare la madre di suo figlio e che non l’avrebbe presa bene.
< E’ molto arrabbiata > continuò il giovane.
Smise di fissare il vuoto e posò il suo sguardo su di lui: < perchè ti aspettavi che si metteva a far festa? > chiese in maniera sarcastica.
< Dice che vuole che torni in America, da lei, perché a quanto pare neanche tu sei in grado di farmi filare dritto > aggiunse.
< Tu? Cosa vuoi fare? >
< Papà io ho già scelto mesi fa. Voglio stare qui >
E questo tranquillizzò di gran lunga il dottor Martini. Dopo aver recuperato il rapporto con il figlio non voleva, egoisticamente, che si separassero.
< Domani chiamo io la mamma, ne discutiamo insieme > decise alla fine Lorenzo.
Tommy sorrise.
< Ti ringrazio. Le settimane di vacanza che ho passato con lei sono state soffocanti. Mi era mancata > rivelò, < voglio dire, è sempre la mia mamma. Ma adesso sento che voglio stare qui, con te, Sara e gli altri > aggiunse il giovane Martini.
Lorenzo gli concesse un tenero sorriso e lo rassicurò, dicendo che sarebbero rimasti insieme; e gli disse anche di andare a dormire.
< Papà > chiamò nuovamente Tommy, come in preda ad un’illuminazione, < ma Sara dov’è? > domandò, accorgendosi solo in quel momento che la sua matrigna non era scesa a cena così come suo padre.
Guardò suo figlio, il Tommy di diversi mesi prima non si sarebbe preoccupato e si rese conto che anche se non era andato avanti con l’anno scolastico, era diventato più adulto rispetto al ragazzino ribelle nel quale si era imbattuto.
< Non lo so > rispose sinceramente, convinto di potersi fidare del figlio.
< Avete litigato? > e nel suo tono era presente non poca angoscia, Lorenzo pensò che probabilmente si era catapultato al passato, quando da piccolo sentiva litigare lui e sua madre. Gli fece cenno di sdraiarsi accanto a lui e il figlio ubbidì, e anche lui prese a fissare il soffitto, in silenzio. L’unico suono che si sentiva erano le chiacchiere degli altri giù, nel salone, il ticchettio dell’orologio e i loro respiri.
< Ma farete pace? > chiese suo figlio rompendo il silenzio.
Faremo pace? Si domandò. E se Sara non fosse riuscita a perdonarlo … beh ne avrebbe avuto tutte le ragioni.Rivolse un sorriso al figlio e si addormentarono, l’uno accanto all’altro.
Quando Lorenzo si svegliò suo figlio non era più accanto a lui, sua moglie era andata via da cinque ore e ventisei minuti e il soffitto conquistò nuovamente il suo interesse.
A svegliarlo fu Sara che, silenziosamente, cercava di infilarsi sotto le coperte. Guardò l’orologio, era tornata dopo dodici ore e quarantotto minuti, ma era tornata. Voltandosi verso la moglie ringraziò il destino per avergli fatto dono di una ‘pazza’.
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Ringraziando il destino
Fanfiction"Anche tu sei stato impulsivo quando mi hai chiesto di sposarti?" Quando Lorenzo risponde, Sara va via, ferita. E Lorenzo? [10x03] #Medico10