PER COLPA TUA, IO SONO FELICE

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Avevo diciannove anni, tornavo dal secondo giorno di lavoro. Nonostante i miei genitori avessero cercato di dissuadermi, io avevo ugualmente cercato e trovato un lavoretto. In attesa dell'inizio delle lezioni all'università, volevo poter avere un minimo di indipendenza economica.
Lavoravo in un cinema come promoter.
Il mio turno finì alle undici.
Mentre facevo strada verso la macchina, un ragazzo mi avvicinò.

Pensavo che la mia vita fosse finita quella stessa sera.

Nove mesi dopo ero in sala parto, a maledire con tutta me stessa chi mi aveva ridotta così. Piegata in due per dolori che mi fecero desiderare di morire, di nuovo.
Continuavo ad inveire contro i miei genitori, che vedevano nel figlio che stavo per dare alla luce una benedizione.

Io vedevo solo il frutto di una violenza che mi aveva distrutto la vita.

Mi ero convinta a tenere il bambino, ma avevo già firmato il consenso per darlo in adozione. Quando il dolore finì, quando ricominciai a respirare regolarmente, riuscii a sentire solo un pianto, un suono che mi perforava i timpani e l'anima.

"Vuole prenderlo in braccio?" Il medico mi guardava con compassione.

Tutti mi guardavano con l'aria di chi prova pietà.
Da'quella sera' avevo imparato a leggere negli occhi della gente solo giudizi.
Qualcuno pensava che me la fossi cercata a causa del mio "ridicolo senso di indipendenza", altri vedevano in me la "tipica ragazzina che esce mezza nuda e che poi piange quando un uomo la tocca".
Solo i miei genitori e mia sorella mi erano stati accanto in silenzio, mi avevano aiutata a ricominciare a sopravvivere.

Ed ero sopravvissuta,ma da nove mesi io non vivevo più.

"Signorina?Se non vuole prenderlo, consegno il bambino all'infermiera".

Lo guardai, ancora intorpidita dal dolore e tesi le braccia.

La creatura che si appoggiò al mio petto smise immediatamente di piangere ed io con lui.
Non so quanti minuti fossero passati, vidi mia sorella entrare con dei fogli in mano. Mi accarezzò la testa e dolcemente mi disse "penso che tocchi a te strapparli".            E così feci, diedi il bambino all'infermiera e ridussi i documenti per l'adozione in coriandoli.

Quel giorno ricominciai a vivere.

L'aiuto che la mia famiglia seppe darmi fu inestimabile. Andavo a lezione la mattina, mentre mia madre badava al piccolo. Prendevo il bambino a pranzo e insieme andavamo a casa nostra. Era un appartamentino di proprietà dei miei, nel palazzo accanto casa loro.                                                                                                     

Quello era il regno mio e di Francesco. Passavamo insieme lì i nostri pomeriggi, ci facevamo compagnia, crescevamo insieme. Quando la sera si addormentava mi mettevo sui libri.

Oggi Francesco ha quattro anni. Mi sono laureata, ho un lavoro part time che mi consente di mantenerci. Ovviamente la mia famiglia continua ad essere il punto di riferimento per ogni necessità mia o di mio figlio, ma da soli ce la caviamo benissimo.
La mattina vado a lavoro, mentre lui è a scuola. Il pomeriggio, dopo il suo riposino, giochiamo. Ogni giorno mettiamo in scena una fiaba diversa, io e lui. Dipingiamo, cuciniamo, recitiamo.

Lui è il mio mondo.

Quando la sera si addormenta mi dedico alle faccende di casa e studio, voglio specializzarmi in psicoterapia, anche se sembra un cliché.

Ieri sera, mentre mi mettevo a letto, Francesco ha fatto capolino nella mia camera. É venuto verso di me, mi ha abbracciata e mi ha detto"Grazie". Gli ho sorriso e gli ho chiesto "Di cosa?". Mi ha guardata negli occhi e mi ha fatto una carezza "Grazie,mamma". Ha fatto ciao con la manina ed è tornato a dormire.

Una sera di Novembre un uomo mi ha distrutto la vita.
Per nove mesi ho creduto che niente avrebbe potuto salvarmi dalla mia infelicità. Ancora oggi talvolta ho gli incubi, ma so di essere salva.
Se oggi potessi vedere quell'uomo gli direi:
"Per colpa tua non sono più una ragazza normale, ho paura quando un uomo si avvicina. Per colpa tua sono stata definita una poco di buono, una ribelle. Per colpa tua molte notti non dormo.
Ma sopratutto, per colpa tua io sono felice".

Per colpa tua, io sono feliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora