Capitolo 27

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Clay si svegliò la domenica mattina nelle braccia di Gil. Aprì lentamente gli occhi, sbattendo più volte le palpebre per essere sicuro che ciò che stava guardando fosse reale.

Sì, Gil era lì, al suo fianco. Era ancora addormentato e il suo respiro lento e regolare era il suono più bello che Clay avesse mai sentito, accompagnato dal battito del suo cuore.

Era stata una notte movimentata, doveva ammetterlo. Avevano fatto l'amore più volte e Gil era riuscito a risvegliare in Clay un lato famelico che non pensava di possedere.

Già, Clay si era ritrovato affamato, desideroso di divorare il suo giovane compagno in ogni modo possibile, accendendo in lui una passione che non aveva mai provato prima.

Immerso nei suoi pensieri, Clay osservò le palpebre di Gil alzarsi e fissarlo intensamente. C'era calore e sentimento in quelle iridi d'acciaio, tanto che Clay sentì la testa girargli e il cuore fargli una capriola nel petto.

Gli mancavano solo le farfalle nello stomaco ed era a posto!

«Ciao, dolcezza» mugugnò Gil, strusciandosi contro di lui e appoggiando il capo sulla sua spalla, baciandogli pigramente il collo.

«Ciao amore.»

Clay era ancora titubate e imbarazzato a chiamarlo con quel vezzeggiativo, ma gli piaceva. Era un modo per concretizzare la loro storia, per dimostrare che tra loro c'era qualcosa di più serio di una scopata.

«Che ore sono?» sbiascicò Gil, facendo scorrere le dita affusolate sulla schiena di Clay, provocandogli un brivido.

«Le dieci e venti.»

Clay alzò la testa per guardarlo negli occhi e fece un sorrisetto malizioso, proprio da diavoletto.

«Facciamo l'amore?»

Clay rimase senza fiato per l'emozione. Per la prima volta nella sua vita, Gil lo faceva sentire amato e desiderato, così tanto che Clay voleva con tutto sé stesso che quella relazione diventasse qualcosa di solido e duraturo.

«Prima voglio chiederti una cosa» disse Clay, facendo inarcare un sopracciglio al giovane.

«Dimmi.»

«La prossima settimana devo andare San Francisco per una sfilata... Verresti con me?»

***

Quella domenica mattina Seth si svegliò un po' indolenzito, ma molto, molto appagato. Duke lo aveva scopato in posizioni fantasiose quella notte, mettendo a dura prova la sua snodabilità, ma era stato meravigliosamente eccitante.

Seth voltò il viso e guardò il suo uomo ancora assopito al suo fianco. Con un sorriso, si scostò lentamente, cercando di non fare rumore o spostamenti bruschi. Non voleva svegliarlo, lo avrebbe lasciato nel letto mentre gli preparava la colazione.

Oramai conosceva Duke abbastanza bene da sapere che, quando non doveva lavorare, adorava mangiare pancake per colazione.

Sceso dal letto, Seth indossò i boxer, rubò le pantofole di Duke e si diresse in cucina. Aprì il frigo, prese gli ingredienti e iniziò a cucinare.

Seth aveva pensato molto intensamente alla proposta di Duke. Ogni volta che sentiva nella sua mente le parole del suo uomo che affermavano di voler vivere con lui, il suo cuore si riempiva di felicità e non avrebbe esitato un solo istante a fare i bagagli per vivere a casa con lui, ma prima voleva parlare a sua madre.

«Piccolo?» borbottò un Duke molto assonnato, entrando in cucina.

«Buongiorno, Duke.»

Un grugnito di saluto uscì dalla gola di Duke mentre gli si avvicinava. Seth sentì le forti braccia del suo uomo avvolgergli la vita.

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