«È assolutamente impossibile!»

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Il mattino dopo.
"Dio, che mal di testa! Ma perché c'è un esercito in corridoio che marcia coi scarponi chiodati?" Dean aprì gli occhi e si ritrovò davanti dei fanali blu.
«Buongiorno, Dean.»
«Cas? Dove sono?» gli chiese Dean, mettendosi a sedere sul letto e massaggiandosi le tempie.
«A casa mia» rispose senza aggiungere altro, come se quelle poche parole spiegassero tutto.
Quando Dean si rese conto che la risposta era terminata chiese: «D'accordo. Perché mi trovo qui?»
«Stavo passando con la macchina e ho visto il gestore di un bar che ti stava buttando per strada. Volevi riprendere a guidare ma ti ho portato qui» rispose Castiel a bassa voce, cosa della quale Dean gli fu mentalmente grato.
«Perché ti sei fermato ad aiutarmi? In fondo siamo due estranei.»
«Non è vero. Ci siamo conosciuti a casa di Gabriel e poi tu sei importante per Sam e lui è importante per mio fratello.»
«Ah, ok.» Si alzò dal letto e vide che le uniche cose che gli erano state tolte erano la giacca e le scarpe. Ne fu sollevato, non gli sarebbe piaciuto se qualcuno avesse messo le mani sul suo "pacco". Reinfilò le scarpe e si avvicinò a una libreria: tutti i libri erano concernenti le varie branche della medicina. Si chiese se tutti gli infermieri studiassero così tanto o se era una peculiarità solo di Castiel.
Novak rifece il letto con gesti automatici, tirando le lenzuola e sprimacciando i cuscini e alla fine sembrò che non ci avesse mai dormito nessuno. «Se mi segui in cucina, ti preparo la colazione.»
«Non è che sai fare i pancakes?» gli chiese seguendolo e recuperando la sua giacca da una sedia.
«No, mi dispiace e poi dopo una sbornia come la tua sono meglio le uova strapazzate, le quali contengono cisteina che è...»
«Ok, come non detto!» lo interruppe Dean.
La cucina sembrava come quella delle riviste di mobili: niente che indicasse che ci abitasse qualcuno.
Guardandosi in giro commentò: «Certo che sei proprio diverso da tuo fratello.»
«Beh certo, ogni essere umano è diverso da tutti gli altri e anche i gemelli omozigoti presentano in realtà delle piccole...» disse tirando fuori una caffettiera, caricandola e mettendola sul fuoco.
«Hai ingoiato un'enciclopedia medica, Data?» domandò divertito.
«Data? Non capisco la citazione... comunque l'enciclopedia non l'ho ingoiata, l'ho letta.» Nel frattempo stava mescolando le uova in una ciotola, con un po' di latte po le mise a cuocere in una padella.
No, era troppo divertente. «Intendo dire che tuo fratello ha tanta di quella roba in giro che sembra un robivecchi, mentre tu hai la casa ordinata, impersonale direi.»
«Oh, in quel senso... Prima Gabriel era molto più disordinato, ma da quando abita con Sam, si sforza di rimettere i vestiti al loro posto.»
«Vuoi dire che prima li disseminava per tutta la casa?»
«No, solo nella stanza da letto.» Castiel gli mise davanti il piatto con le uova strapazzate e una tazza di caffè poi si sedette di fronte a lui.
Dean ridacchiò nel pensare al suo fratellino, così ordinato, che aveva scelto di convivere con un tipo così caotico. Gli venne in mente quella volta in cui lui aveva lasciato i propri calzini nel lavandino e Samantha aveva dato i numeri... Si accorse che l'infermiere continuava a fissarlo in maniera strana come se si aspettasse qualcosa da lui. Stava per fare una battuta, tipo che con l'ultima persona che l'aveva guardato in quella maniera ci aveva fatto sesso ma poi decise che non era il caso.
«Posso farti una domanda?» chiese Castiel.
«Dai, spara!»
«Non ho una rivoltella...» replicò perplesso.
«È un modo di dire, significa: chiedi pure.»
«Perché usi un termine che significa "fare fuoco su qualcosa o qualcuno" come sinonimo di "chiedi pure"? Non riesco a capire il nesso... Comunque perché ieri sera mi hai baciato?» gli chiese serio.
Dean sputò il caffè che stava bevendo: «Che... COSA?»
«Ho chiesto perché ieri sera mi hai ba...?» ripeté Castiel pazientemente.
«Smettila di ripeterlo!» lo interruppe Dean alzandosi di scatto. «È impossibile, assolutamente impossibile che io abbia fatto una cosa simile!»
«Perché impossibile? La tua bocca non ha alcuna anomalia che possa impedirti di compiere un atto del genere...» replicò perplesso e inclinando la testa.
«Smettila con queste citazioni da enciclopedia medica!» Cercò di calmarsi. «È uno scherzo, vero? Come tuo fratello che mi ha fatto credere di aver dipinto la mia auto di rosa ed era solo carta adesiva. Ah, ah, ah molto divertente! Ci sono cascato, va bene così?»
«Dean, non è uno scherzo, ieri sera mi hai trascinato sul letto, mi hai baciato e hai tentato di slacciarmi la cravatta. Ti ho fermato perché spesso gli ubriachi fanno cose di cui poi si pentono, perciò ti chiedo: quello di ieri sera era un atto intenzionale o no?»
«Merda, non ricordo niente... Senti, non so che cosa ti sei fumato ma sono più che sicuro che anche da sbronzo mai e poi mai salterei addosso a un uomo! Ho tutt'altri gusti, io
«Fumato?» esclamò Castiel cominciando ad arrabbiarsi. «Dean Winchester, non so che problemi tu abbia da volerli dimenticare ubriacandoti ma io non sono né un bugiardo né in preda ad allucinazioni. Le cose sono andate come ho detto io e vorrei sapere il perché.»
Castiel era così serio e sicuro che Dean non dubitò più delle sue parole. Si passò una mano sulla faccia. "Merda non si sono mai ubriacato così tanto, tutta colpa di Sam e della sua svolta!" «Sono fottuto...» mormorò.
«Veramente stava per essere il contrario...» replicò Castiel atono.
Davvero stava per fare sesso con un uomo? No, no, no, non poteva essere! «Devo andare!» strillò e si precipitò verso quella che sembrava l'uscita.
«Dean, aspetta...» disse Castiel, posandogli una mano sulla spalla, mentre l'altro armeggiava con la serratura.
Si sottrasse dalla sua presa. «Non mi toccare!» urlò fuori di sé. Riuscì ad aprire la porta, corse fuori da quello che scoprì essere un appartamento in un condominio e si precipitò verso l'ascensore più vicino. Una volta in salvo, si appoggiò alla parete. A quel punto cominciò ad avere dei flash: lui che litigava con una cravatta, la sensazione delle labbra screpolate di Castiel sulle sue...
"Papà non dovrà mai saperlo, questo lo ucciderebbe di sicuro..."
Ma che avevano di speciale 'sti Novak? Anni di comprovata normalità finiti a puttane in una notte!
«Non possiamo scegliere di chi innamorarci» gli aveva detto Sam ma quello che stava per fare con Castiel sarebbe stato sesso, solo norm... beh normale proprio no.
E chissà come avrebbero riso Sam e quella specie di fidanzato, quando l'avrebbero saputo...

In realtà nessuno dei due era molto propenso a ridere.
Gabriel aveva telefonato a Castiel per sentire com'era andata con il suo quasi cognato e il fratellino gli aveva raccontato quello che era successo la sera prima e dicendosi sicuro che doveva aver sbagliato ad averne parlato con Dean visto che era scappato sconvolto.
Sam era assolutamente incredulo: «Ma dai è impossibile!»
Ma quest'atteggiamento da Dean-è-troppo-etero-per-fare-queste-cose aveva finito per far arrabbiare Gabriel: «Cassy non inventerebbe mai una storia del genere. Dannazione, Sam, avevi detto che Dean, anche se sbronzo, non era violento, invece ha cercato di forzare il mio fratellino! Fortuna che è riuscito a liberarsi.»
«Non voglio giustificarlo ma non dimenticarti che era ubriaco» disse Sam conciliante.
«E con questo?» urlò Gabriel furioso. «Anch'io lo ero la prima volta che abbiamo dormito insieme ma non ti sono saltato addosso, anche se ne avevo una gran voglia!» Continuava a camminare avanti e indietro nervosamente, strizzandosi la radice del naso. «Scusami, Sammy, non dovrei prendermela con te ma finché Dean non si scuserà col mio fratellino, qui non può più venire!»


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