Stay with me

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Anna Ristori sedeva composta sulla sedia, ricoperta di prezioso broccato color cremisi.
La giovane stava cucendo un merletto da ormai diverso tempo come regalo di compleanno per il suo Antonio. Il regalo era un fazzoletto bianco con le iniziali di Antonio ai bordi.
Al solo pensiero del suo amato, si ritrovò a sorridere.

***
Antonio Ceppi  aveva tra le mani il fazzoletto di squisita fattura, regalatogli da Anna, tempo addietro. Quando la dolce e imperscrutabile Anna, era la sua Anna.
Ora, invece, era la marchesa Anna Radicati e purtroppo non era più sua ma di quell’ippopotamo impomatato del marchese Alvise Radicati. Un essere ripugnante. Un uomo subdolo e viscido che non meritava  di venir accostato ad una dea come Anna Ristori.
La colpa era sua, era tutta la sua. Era lui che l’aveva lasciata perché mal tollerava l’ipocrisia della nobiltà nella quale egli stesso era  nato. Lui era pronto a lasciare quella vita ma Anna no. Lei non era fatta per rinnegare tutta la sua vita e lui era stato “costretto” a scegliere tra lei e i suoi ideali e aveva scelto quest’ultimi.
Anna era la donna che si era lasciato scappare, la donna che aveva offeso e che giustamente, da quel giorno in poi, non si permetteva di rivolgergli la più minima considerazione.
Giocherellava con il bordo del fazzoletto  sul quale erano incise le sue iniziali, una A e una C. Un regalo di Anna. Glielo aveva regalato per il suo ventitreesimo compleanno .
Ricordava le mani tremanti mentre lei gli porgeva il pacchettino, le occhiate piene di aspettativa che, di tanto in tanto, ella le rivolgeva mentre lui scartava delicatamente il pacchetto.
< Antonio, allora cosa ne pensate? Vi piace?>
< Grazie Anna, è splendido. Lo porterò sempre con me.>
< Dite davvero o lo fate solo per adularmi?>
< Sapete che non ho bisogno di farlo>
<E perché mai? Al ballo della scorsa settimana molti gentiluomini non hanno fatto altro che adularmi per tutta la serata. Perché voi sareste diverso?>
Mi avvicinai pian piano fino a quando non mi trovai di fronte a lei.
I nostri occhi si incatenarono e come preda ad un incantesimo, mi avvicinai pericolosamente alle sue labbra. La vidi sussultare lievemente e le guance le si imporporarono sensualmente.
< Perché io non sono tutti gli altri e lo sapete bene. Gli altri vi adulano, io vi amo> le sussurrai a fior di labbra e le diedi un casto bacio. Le nostre labbra si sfiorarono lievemente e presto furono raggiunte dalle nostre lingue in una danza infuocata e passionale. Le braccia che cadevano pesantemente ai lati delle nostre membra andarono a sorreggere e ad avvicinare i nostri corpi in preda all’amore. Udimmo poi, dei passi e si staccammo appena in tempo per ricomporci.

***

Si riebbe dal ricordo quando sentì una serie di colpi alla porta e una voce concitata che lo chiamava. Non riusciva a distinguere chiaramente a chi appartenesse quella voce ma senz’altro si trattava di una voce familiare. Se lo erano venuti a chiamare significava che qualcuno lì fuori, stava male e aveva bisogno dei suoi servigi di medico. Si alzò, aprì la porta e si ritrovò sull’uscio Angelo Buondio.
<Dottore presto, venite a Rivombrosa la contessa sta male>
<Prendo la borsa ed arrivo>
<Certo, vi aspetto sul calesse>

     ***

Arrivarono a Rivombrosa abbastanza in fretta e il dottor Ceppi pensava  a come stesse la contessa Agnese e cosa avesse potuto scatenare i suoi, oramai, frequenti attacchi. Scese in fretta dal calesse  e Angelo lo accompagnò agli appartamenti di Anna.
<Perché sono qui? Gli appartamenti della contessa Agnese sono dall’altra parte del castello…> domandai spaesato ed incredulo
<Dottore lo benissimo dove si trovano le stanze della contessa Agnese ma la contessa che sta male è la contessa Anna. Ha la febbre molto alta, Amelia ha provato in tutti i modi a farla scendere ma non è riuscita e per questo che vi abbiamo chiamato.>
Il primo pensiero di Antonio fu che era Anna che aveva bisogno dei suoi servigi di medico e con questo pensiero aprì la porta della stanza. La contessa era distesa sul letto, i capelli sciolti e scomposti sul cuscino ed era febbricitante. Si avvicinò e gli mise una mano sulla fronte per capire se la febbre era così alta come gli aveva appena comunicato Angelo ed effettivamente scottava.
Fortunatamente sul comodino vi era una caraffa con un bicchiere, versò il liquido e dal flacone che aveva preso dalla sua borsa, fece cadere un paio di gocce del medicinale e aspettò che si sciogliesse. Cautamente svegliò Anna la quale appena aprì gli occhi quasi si spaventò alla vista dell’uomo.
< Per favore, contessa bevete> gli disse Antonio, porgendole il bicchiere e appena ebbe fatto qualche sorso, riprese <Sono stato chiamato da Amelia perché avete la febbre molto alta e non sapeva come farvela abbassare>
<Grazie mille, dottore> mi disse debolmente appena ebbe finito il contenuto del bicchiere
<Ora dovete riposare, passerò tra qualche ora per vedere come state>
< Non andate, per favore>
<Non posso, ho altri pazienti da visitare> tergiversò
In un impeto inaspettato , Anna prese per  il bavero della giacca Antonio, facendo cadere inavvertitamente il fazzoletto  sul letto.
<Lo conservi ancora>
<Si, è il tuo regalo per mio ventitreesimo compleanno>
<Ricordo bene l’occasione. Per favore, Antonio resta>.

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