Capitolo 29

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Seth

La settimana di lavoro trascorse tranquilla. Il calendario di Kevin era terminato, era stato stampato, controllato ed era pronto per essere messo in vendita. La pubblicità che avevano fatto su internet, sui social network e ovunque fosse possibile, aveva dato ottimi frutti, dato che cinquemila copie erano già state prenotate.

Seth avrebbe dovuto essere felice e sentirsi appagato per il favoloso lavoro svolto, invece era nervoso, pronto a scattare come una molla al primo rumore sinistro o a una parola che gli facesse venire in mente il discorso che avrebbe dovuto fare con sua madre, quella domenica.

Aveva cercato di nascondere la sua ansia, ma in realtà era terrorizzato. Sapeva quanto sua madre ci tenesse alla famiglia e come l'avesse sempre vista, composta da un uomo, una donna e, sicuramente, tantissimi bambini, quindi aveva un groppo in gola che si faceva ogni giorno più grande e nulla sembrava alleviare il suo malessere.

Duke era stato paziente e aveva cercato di tranquillizzarlo o di metterlo a suo agio come meglio aveva potuto, ma per Seth quella futura conversazione era un chiodo conficcato nel petto: faceva male e sembrava dissanguarlo lentamente.

Venerdì sera, terminato il lavoro, Seth rimase da Duke, come oramai faceva sempre più spesso. Riuscì a calmare i suoi nervi solo nel poco tempo in cui guardarono l'ultimo film di Bruce Willis, ma poi tornò teso come una corda di violino.

Sabato sera Seth aveva deciso di tornare a casa propria a dormire, dato che il mattino seguente avrebbe preso l'autobus per andare da sua madre e, dopo aver recuperato tutte le sue cose sparse per casa di Duke, lo salutò.

«Allora... ti chiamo domani...» disse, sconsolato.

Duke sospirò e gli mise le mani su entrambe le spalle.

«Stai tranquillo, piccolo. Vedrai che andrà tutto bene.»

«Come fai a essere sicuro?» mugugnò lui.

«Perché io sarò sempre al tuo fianco, qualsiasi cosa succeda.»

A Seth vennero le lacrime agli occhi, ma le ricacciò indietro. Lasciò cadere a terra la ventiquattrore e il borsone di vestiti che aveva nelle mani e abbracciò Duke con urgenza.

«Ti amo, Seth. Non preoccuparti, d'accordo?»

Seth si limitò ad annuire col capo, perché se avesse tentato anche solo di emettere una sillaba, sarebbe scoppiato a piangere come un bambino.

«Chiamami, ok? Fammi sapere qualcosa, anche solo con un messaggio» disse Duke, stringendolo forte per poi scostarlo per guardarlo negli occhi. «E se... hai bisogno vengo a prenderti immediatamente.» Seth annuì di nuovo. «Ricordati che ti amo.»

«Anche io» riuscì a gemere a fatica.

Duke lo baciò con delicatezza, cercando di infondergli un po' di tranquillità e in effetti Seth si sentì rinvigorito, ricambiando con amore.

«Fai il bravo» si premurò Duke, una volta che si furono scostati.

«Sì» rispose Seth, riprendendo le borse che aveva lasciato cadere sul pavimento.

«E... chiamami» insistette Duke.

Dopo un altro saluto, Seth scese di sotto e salì sul taxi che lo stava già aspettando davanti al condominio del suo ragazzo.

Aveva preferito non farsi riaccompagnare a casa, temeva che Duke lo avrebbe convinto a lasciarlo andare con lui a pranzo, ma Seth doveva parlare a sua madre da solo e dirle la verità che per anni aveva tenuta nascosta.

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