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Jane stava piegando i vestiti di William, sistemandoli per bene nelle valigie.
«Ti ho già detto che potevano farlo le cameriere.» ripeté per l'ennesima volta il ragazzo.
«Tu mi hai chiesto di aiutarti e io lo faccio.»
«E adesso smettila, allora.»
Lei scosse la testa e lui sbuffò, facendole pensare che si fosse arreso, ma si sbagliava. Lui, infatti, le mise le braccia attorno al busto e la fece camminare fino a farla sedere sul letto.
«Cosa-»
Le parole furono bloccate dalle labbra del ragazzo, ma lei si scostò.
«William.» lo chiamò, ma lui la baciò di nuovo, facendola stare zitta.
«Le valigie.» gli ricordò lei appena ebbe un secondo e lui sbuffò di nuovo, facendola sorridere.
«Devi davvero essere sempre così cocciuta?»
«Fa parte del mio carattere, no?»
«Ma non ci vedremo per due settimane, vuoi seriamente passare questo momento piegando vestiti?»
«Ti serve.»
«Al momento, in realtà, mi serve un bel bacio.»
«Te lo sei già preso.»
«Un altro?» chiese facendo gli occhi dolci e Jane non poté fare a meno di sorridere. Gli diede un bacio sulla guancia.
«Prima le valigie.» gli disse, prima che lui potesse protestare, e si alzò, tornando davanti al mucchio di vestiti.
«Sei insostenibile.» disse lui scuotendo la testa, ma sorridendo.
«Forse giusto un po'.» sorrise anche lei.
«Ed è per questo che mi piaci così tanto.»
Lei sorrise, continuando a piegare vestiti.
«Che tipo è il tuo padrino?» gli chiese.
«Divertente. Ha più o meno la stessa età di mio padre, ma si comporta come un ventenne. Ero con lui la prima volta che mi sono ubriacato, avevo 16 anni.»
«Oh. Devo preoccuparmi?»
«No, sta' tranquilla, adesso sono più maturo.»
«Permettimi di dubitarne.»
Lui le lanciò un'occhiataccia e lei scoppiò a ridere.
«Stavo scherzando!» disse tra le risate.
«Senti, io non ce la faccio a stare tutto questo tempo senza di te, davvero.»
«Beh, che vuoi farci?»
«Vieni con me.»
«Sai che è impossibile. Mancare per due settimane? Come faccio col lavoro? E non posso lasciare Jonathan tutto questo tempo.»
«Immaginavo, ma almeno un paio di giorni! Parti con me, domani mattina, e stai due giorni. Domenica sera ti accompagno io qui.»
«Io lavoro sia domani mattina che domenica mattina. E poi non saprei... Non mi va di lasciare solo Jonathan, sta passando un brutto periodo...»
«Possiamo parlare col tuo capo! E posso anche far andare Marie a casa in questi giorni!»
«Lo faresti davvero?»
«Certo! Adesso posa queste valigie, andiamo a parlare col tuo capo e andiamo a casa tua a sistemare i tuoi vestiti!»
«Beh, non vedo come dirti di no, a questo punto.»
Lui la abbracciò, felice.
***
«Tu sei pazzo.» rise la ragazza, mentre cercavano la casa del suo capo.
«Invece di dire stupidaggini, vai a nasconderti in quella via.» le disse, dato che avevano trovato l'abitazione giusta.
Lei obbedì e si infilò in quella piccola viuzza nascosta. Avevano deciso che gli avrebbe parlato soltanto lui, per diminuire i pettegolezzi che ci sarebbero stati a prescindere.
Lui bussò a una porta da cui uscì un uomo che Jane conosceva bene.
«Chi- Oh, principe, non vi aspettavo, non vi aspettavo minimamente! Cosa posso fare per voi, volete entrare?»
«No, grazie. Volevo chiederle un piccolo favore.»
«Ditemi tutto.»
«Mi servirebbe che desse alla sua operaia, Jane Barlow, due giorni di ferie, in modo che ritorni a lavorare lunedì mattina.»
«Ma... Ho già una ragazza in gravidanza che non può lavorare molto...»
«Ah, a proposito, riguardo questa ragazza, non voglio che la infastidisca in alcun modo per la sua condizione.»
«Certamente, principe.»
«Allora posso contare su di lei per Jane?»
«Certo, certo.»
«Bene, la ringrazio, è stato un piacere parlare con lei.»
«Passate una buona serata, principe.»
L'uomo si inchinò di nuovo e William andò via, andando verso la via in cui era Jane.
«Allora?» gli chiese lei.
«È tutto a posto, hai i giorni liberi.»
«Sei totalmente scemo.» ridacchiò lei e lui scrollò le spalle, lasciandole un bacio veloce.
«Andiamo a casa tua?» le chiese.
«Certo.»
Jane si immaginava già la reazione del fratellastro quando gli avrebbe detto che andava via per due giorni. Probabilmente ci sarebbe rimasto male.
«Come si chiama il tuo padrino, a proposito?»
«James, era il miglior amico di mia madre.»
Lei annuì.
***
«Due giorni. Dall'altra parte del regno. A casa di uno sconosciuto.» disse Jonathan, osservando la ragazza.
«Non è uno sconosciuto, è il suo padrino.» ripeté per la terza volta indicando il principe.
«Da sola, dall'altra parte del regno.» ripeté ancora.
«Jonathan, ci sarà William, per l'ennesima volta! E poi verrà tua madre a casa per due giorni!»
«E va bene, ma solo perché ci siete voi!» disse, indicando il principe.
«Te l'ho già detto, non c'è bisogno che tu mi dia del voi!»
Il ragazzo lo ignorò.
«Vai a fare le valigie, dai, o non ci arriverai più.» le disse il fratellastro e lei lo ringraziò, andando nella sua camera col principe.
«Beh, non è stato così difficile.»
«Cosa credi che dovrei portare per due giorni?» iniziò la ragazza, osservando tutti i suoi abiti.
«Nulla di particolare.»
Lei sorrise, gettandogli un'occhiata di sbieco.
***
«Domani mattina passo a prenderti io, va bene?»
Lei annuì, stretta tra le braccia di William. Lui le diede un bacio sui capelli e andò via, lasciandola col fratellastro.
«Sicura di voler andare?»
«Saranno soltanto due giorni, Jonathan.»
«In cui potrebbero succedere tante cose.»
«Ma non succederà nulla, sta' calmo.»
«Sarò calmo solo quando tornerai.»
«Ascolta, ci sarà William, è il principe, e ci sarà anche il suo padrino, non può succedermi nulla di male.»
«Sta' attenta, va bene?»
«Certo. Tu cerca di stare bene con tua madre, non deprimerla e non deprimerti.»
«Ti deprimo?» chiese, stranito.
«No, certo che no, ma tua madre non è me.»
«Oh. Comunque sì, proverò a essere come prima.»
«Mi mancherai.»
«Anche tu. Sai già che voglio un resoconto dettagliato quando tornerai.»
«Ovviamente.» sorrise.
***
Jane era nervosa. Le sembrava strano stare lì a vedere Jonathan prepararsi per andare a lavoro senza farlo anche lei. E poi non aveva mai viaggiato, non sapeva cosa aspettarsi.
«Non fare così, ti divertirai!» continuava a ripeterle Jonathan, ma lei non ci faceva tanto caso.
Quando sentì bussare alla porta sussultò e andò ad aprire.
«Buongiorno!» esultò il principe, allegro come mai, e le diede un bacio veloce.
«Salve, principe.» si limitò a dire l'altro ragazzo.
«Ho qualcuno anche per te.» sorrise William, rivolto all'altro biondo, e guardò fuori dalla porta.
«Marie, ti avevo detto di lasciar perdere!» disse alla donna, che stava sistemando meglio le valigie del ragazzo sulla carrozza.
Marie spuntò davanti la porta e sorrise ai suoi figli. William si scostò, lasciandola passare, e lei prima abbracciò Jane e poi Jonathan.
«Mi dai le valigie? Le faccio sistemare.» disse il principe alla ragazza, mentre la donna parlava con suo figlio.
I due presero i borsoni nella camera di Jane e li portarono fuori, dove il cocchiere li sistemò sulla carrozza.
«Dobbiamo partire, o arriveremo in ritardo.»
«Va bene.»
Jane salutò Marie e poi andò da Jonathan.
«Ricordati quello che ti ho detto.» gli disse, e gli stampò un bacio sulla guancia.
«Divertiti, tesoro.» le disse Marie e lei le sorrise, mentre la salutava nuovamente.
Uscì fuori e salì sulla grande e comoda carrozza prima di William.
«Potevi prenderne una più piccola, siamo soltanto in due.» gli disse.
«Non ci sarebbero entrate le valigie.»
Si sedettero uno di fronte all'altro, ma il viaggio sarebbe durato un bel po' e così si ritrovarono seduti accanto, poi sdraiati uno di fronte all'altro, poi William sdraiato con la testa sopra le gambe di Jane.
«Quanto tempo manca?» chiese la ragazza dopo circa due ore di viaggio.
«Mezz'ora, credo.»
La ragazza si stava attorcigliando i capelli di lui tra le dita.
«Sei troppo agitata.» le disse.
«Si nota così tanto?»
«Non devi fare così, il mio padrino fa sentire tutti a proprio agio.»
«Peccato che non lo conosco.» disse ironica lei, facendolo sorridere.
«Davvero, rilassati. È un tipo a posto. Più o meno.»
La ragazza non si rilassò per nulla.
***
«William! Sembri un'altro ragazzo, bello mio, sei cresciuto bene in quest'anno. Come stai?» disse un uomo abbracciando il principe e dandogli un paio di pacche sulla spalla.
Era alto, vestito bene, con i capelli bruni e mossi che gli arrivavano sopra le spalle.
«Bene, James, grazie. Spero non ti dispiaccia ospitare un'altra persona fino a domani.»
«Chi hai portato?» chiese, dato che non aveva ancora notato la ragazza messa in un angolo in silenzio.
«Lei è Jane, la mia...» si fermò un attimo. Come avrebbe dovuto presentarla? «Amica.» disse infine, mentre lei abbassava un attimo gli occhi.
«Sù, alza questo visino e fatti osservare per bene, dolcezza, dovrò pur accertarmi delle persone che il mio figlioccio frequenta.» disse l'uomo e lei sobbalzò, guardandolo dritto negli occhi.
«È la tua amica.» disse a William, come se non ci credesse tanto, ma continuando a guardarla, e lui rimase in silenzio.
«Posso sapere perché, se è la tua amica, l'hai portata qui?» gli chiese poi, continuando a guardarla.
«È la mia migliore amica.» aggiunse il principe.
«Permettimi di non crederti, William, ti conosco fin troppo bene. Ricordati che una volta mi raccontavi tutto della tua vita, comprese tutte le tue piccole cotte.» gli fece l'occhiolino.
«Allora, Jane, che lavoro fai?»
«Lavoro in una locanda.» disse, con un pizzico di timidezza.
«Bene, è un bel lavoro, e deduco che tu non abbia titoli.»
Lei scosse la testa. «Non ne ho.»
«Mi piaci sempre di più, signorina, stavolta il mio figlioccio si è superato. Finalmente mi porta una ragazza semplice, invece di parlarmi di quelle stupide contesse, duchesse, o chissà cos'altro. Quanti anni hai?»
«Diciassette.»
«Un po' piccolina per te, eh, William? Ti sono sempre piaciute le ragazzine, ma non posso darti torto: sono così ingenue e immerse nella loro speranza che arrivi il principe azzurro a salvarle.» disse e sospirò, senza nemmeno dare il tempo al ragazzo di rispondere.
«Bene, credo di dover far sistemare un'altra camera, allora. O non ce n'è bisogno?»
«Sì, bisognerebbe proprio far sistemare un'altra camera.» disse Jane. Non le piaceva come quell'uomo l'aveva definita, quasi se fosse una bambina. Se all'inizio gli stava simpatico, in quel momento pensava esattamente l'opposto. Voleva dimostrargli che non era una ragazzina che sogna ad occhi aperti.
«Scusatemi, vado un attimo a chiamare qualcuno per la camera, sappiate che è come se foste a casa vostra.» e James sparì in un corridoio.
«Che cosa c'è?» chiese subito William alla ragazza.
«Cosa?»
«Dai, so benissimo che c'è qualcosa che non va.»
«È solo che mi sembra che si sopravvaluti un po' troppo. Si comporta come se sapesse tutto, ma non mi conosce affatto.»
«Ti stai riferendo all'ultima cosa che ha detto?»
«Beh, lavoro da quando avevo poco più di quindici anni, sono stata sempre sola, ho portato avanti me stessa, il mio fratellastro e la nostra casa e, sinceramente, sentirmi dare della ragazzina che non fa altro che sognare mi dà fastidio.»
«Non credo si riferisse a te, ma glielo dirò, sta' tranquilla.»
«È solo che voglio passare due belle giornate e questo non comprende litigare col tuo padrino o farvi litigare.»
«Non succederà nulla di tutto questo, lui dice tutto senza pensarci e scommetto che appena vi conoscerete un po' meglio ti farà vedere chi è davvero.»

||spazioautrice||
Buongiorno! Sono in ritardo, lo so, scusatemi tanto. Questo è più o meno un capitolo di passaggio, cercherò di aggiornare appena posso. Ora devo andare, passate una buona domenica!
~Rob ❤️

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