In effetti, già allora di pranzo, attorno al tavolo, i ragazzi non facevano altro che ridere ascoltando i racconti di James.
«Mia madre si disperava. Voleva che mi comportassi elegantemente come i miei fratelli, ma credo che l'ultima briciola di speranza che aveva sparì nel momento in cui portai un coniglio sporco di fango durante un'importante conferenza.»
Jane rischiò di soffocarsi con un pezzo di carne e scoppiò a ridere dopo aver ingoiato.
«Ne ho combinate tante e ho portato sulla cattiva strada anche sua madre, un paio di volte.» le raccontò, indicando William.
«Non mi aveva detto di essere innamorata di suo padre, così una volta mi venne la fantastica idea di introdurmi a castello e lei era tutta impaurita mentre cercava di fermarmi, ma io non le ho obbedito e mi ha seguito. Quella sera ci scoprì proprio suo padre e fu la prima volta che si incontrarono, dopotutto. Lei era imbarazzatissima, appena andammo via mi diede un paio di schiaffi.»
Sorrideva al ricordo, erano stati davvero grandi amici. Quando Catherine era morta aveva passato un periodo orribile e si era risollevato soltanto per William, per mantenere in quel dolce bambino il ricordo della sua mamma.
«L'ho fatto ubriacare per la prima volta.» cambiò discorso, indicando nuovamente William. «Aveva già il portamento di un principino, era stato cresciuto con tutti i princípi giusti e adatti a un futuro re, ma io non sono mai stato così e quando, a 16 anni, ha deciso di passare l'estate col suo padrino... Gli ho fatto vivere un po' di pazzia. Per una volta poteva essere chi voleva senza preoccuparsi di fare qualcosa "non consono al suo ruolo", come diceva Theodor.»
A Jane fece impressione sentir chiamare il Re per nome, ma non ci fece molto caso. In quel momento la ragazza capì come doveva essere stata l'adolescenza di William, senza poter fare nulla di sua spontanea volontà se era superflua al suo ruolo di futuro re.
«Non ricordo nulla di quella notte, fortunatamente, oserei dire.» disse il ragazzo, sorridendo. Doveva aver passato i suoi momenti più felici con James.
«Beh, io la ricordo, ma non la racconterò per non far scappare la nostra simpatica ragazza da te.»
«Sono stato davvero così pessimo?»
«Oh, non sei stato pessimo, solo fuori di te.»
Si misero a ridere e Jane li guardò, sorridendo. Erano davvero una bella accoppiata, quei due.
«Perché dopo il dolce non andiamo a farci un giro sui cavalli?»
«C-cavalli?»
***
Jane era davanti all'animale, torturandosi le mani.
«Dai, non è difficile.»
«Non sono mai salita su uno di questi cosi.»
«Ti insegniamo noi. C'è anche la sella, è più facile.»
«A me non sembra affatto facile comunque.»
«Prova a salire.»
«E se si infuria e mi butta giù?»
«Allora inizia accarezzandola. È una femmina, è la più docile, si chiama Rose. Guarda.»
Il ragazzo si avvicinò al muso del cavallo e le poggiò una mano tra gli occhi, accarezzandola.
«Ehi, bella. Che ne dici di far salire Jane?» le sussurrò, sorridendo, e la ragazza si avvicinò tendendo una mano, piano.
«Non fa nulla.»
La ragazza sfiorò l'animale con la punta delle dita e, vedendo che non faceva effettivamente niente, poggiò tutto il palmo, e prese ad accarezzarle il manto.
«Visto?» le disse William, sorridendo. «Ti va di salire?»
«E se-»
«Se cadrai sarò subito accanto a te, promesso.»
Jane decise di fidarsi. Sotto la guida del ragazzo, riuscì a salire sul cavallo. Stette un attimo immobile, per osservare la reazione dell'animale, ma vedendo che Rose era tranquilla, si tranquillizzò anche lei.
«Adesso io la faccio iniziare a camminare, poi tieni tu le redini, va bene? Per fermarla le tiri, per farla andare più veloce le dai un colpetto col piede.»
Lei annuì e il cavallo partì. Prese in mano le redini mentre il cavallo andava a passo lento, e si prese un attimo ad osservare William salire con destrezza su un'altro cavallo e venire accanto a lei. James era dietro di loro.
«Stai bene?»
«Sì, pensavo peggio.»
«Andiamo?»
Lei annuì.
«Ti piace?»
«Non lo so ancora.»
«Ovviamente il più bello arriva quando vai veloce, ma penso sia meglio andare così, per ora.»
«Decisamente.»
Ad un certo punto il ragazzo le si affiancò maggiormente e diede un colpo a Rose, che ovviamente accellerò.
«Cosa hai fatto? Oh, ti odio!» gli urlò, mentre cercava di far calmare il cavallo e lui rideva.
James, da dietro, stava guardando tutto. Aveva capito sin da quando erano entrati che tra i due non c'era soltanto amicizia. Una volta William gli aveva detto che se mai gli avrebbe presentato una ragazza, sarebbe stata quella giusta. Probabilmente lui nemmeno se ne ricordava – era stato davvero tanto tempo prima – ma aveva portato Jane da lui, che si ricordava di quella promessa. Era contento che il suo figlioccio si fosse innamorato di una ragazza come Jane, non ci sperava più di tanto, con tutte quelle contessine inutili ai suoi piedi.
Vide Jane tentare di dare uno schiaffo sulla spalla del ragazzo, senza arrivarci, mentre lui rideva di cuore, e sorrise. Non vedeva ridere William così da tanto tempo.
«Come hai imparato a cavalcare?» gli chiese Jane, dopo aver calmato Rose.
«Me l'ha insegnato James. Non ricordo nemmeno quando, ero piccolissimo, ricordo di aver sempre saputo cavalcare. Questo è mio.» disse, accarezzando il collo al cavallo che montava. «Si chiama Pegasus. Mi è mancato tanto.»
«Perché non lo tieni con te a palazzo? Ci sono le stalle.»
«No, non posso portarlo lì. La sua casa è questa, lo farei soffrire portandolo lì. È abituato a questi campi, a queste strade, esce quando vuole e lì non potrebbe farlo. Lui è un ribelle, non è fatto per stare rinchiuso.»
«E lei, invece?» chiese, accarezzando la criniera di Rose.
«Lei è la sua fidanzata, per questo stanno così bene insieme. È dolce, molto dolce, ma se non vuole che le venga fatta qualcosa si fa capire chiaramente. A volte è immensamente testarda – se non vuole uscire non riuscirai mai a convincerla – ma quando ti fa correre ti rende, per un attimo, la persona più felice del mondo.» disse e ci fu un momento di silenzio.
«Beh, io sono molto più in sintonia con Pegasus, però.» aggiunse, un po' rosso.
«Come ti sembra qui?» le chiese, cambiando discorso.
Jane si guardò intorno. La villetta era immersa nella natura, stavano già per arrivare all'entrata di un boschetto.
«È bellissimo. Dovrebbe essere ovunque così.»
«Sono felice che ti piaccia. Da piccolo volevo sempre venire qui e appena potevo lo facevo. Stavo qui anche per un mese intero.»
«James vive da solo?»
«Sì, ma è meglio non parlargliene: ha avuto una grande delusione e ci sta ancora male.»
«È stato davvero così tragico?»
«Era innamorato di una ragazza. Sono stati insieme, stavano per sposarsi, hanno comprato questa casa, lei aspettava un bimbo. Era una storia perfetta.»
«E cosa è successo, allora?»
«Ha scoperto che lo tradiva e che il bambino non era il suo. Ha annullato le nozze, ha tolto tutto quello che gliela ricordava. Il vuoto che gli ha lasciato non si è mai chiuso, soprattutto per quanto riguarda il bambino.»
«Dev'essere stato orribile.»
«Hai ragione, mi ricordo che una volta l'ho sentito piangere, di notte, ma non gliel'ho mai detto. Mi guardava un po' come se fossi suo figlio, ma ormai ha smesso da un bel po' di tempo.»
«Non si può biasimare, nessuno meriterebbe una cosa del genere.»
Continuarono a cavalcare per un altro po' di tempo, finché non iniziarono a cadere alcune gocce d'acqua.
«Ragazzi, credo che dovremmo tornare indietro, anche se sono solo un paio di gocce, qui diluvia da un momento all'altro!» disse James, osservando il cielo, e cambiarono tutti rotta, andando verso casa.
In effetti, dopo poco essere tornati, aveva iniziato a piovere forte.
«Cosa vi va di fare, ragazzi? C'è una piccola biblioteca o... Non saprei, ditemi voi.» chiese James.
«Io andrei un attimo a cambiarmi...» disse Jane, con un po' di imbarazzo. Aveva l'abito estivo e in effetti non si spiegava come potesse piovere in quel modo d'estate: magari era normale da quelle parti, ma stava sentendo fresco con quell'abito un po' bagnato.
«Certo, va' pure. Oh, ecco Clare! Clare! Puoi accompagnare Jane nella sua camera?»
«Certo, signore. Mi segua, signorina.»
La ragazza seguì la donna che la portò in una camera al secondo piano.
Intanto, William e James erano nel salone.
«Sei innamorato perso di lei, vero?»
«Come hai fatto a scoprirlo?»
«William, si vede da lontano come la guardi.»
Lui scrollò le spalle.
«Mi piace, sai? È una brava ragazza.»
«Ne sono felice.»
«Da quando state insieme?»
«Non stiamo insieme.»
«Cosa?»
«Non stiamo insieme. Lei non è innamorata di me.»
«Come fai a saperlo?»
«Me l'ha detto lei.»
«Perché sta con te, allora?»
«Perché non l'ho lasciata andare.»
«Io non ne sarei così sicuro, al tuo posto. Non sta male con te, si vede. Magari c'è qualcosa e non te ne accorgi.»
«E te ne sei accorto tu?»
«Se c'è una cosa che so, è che l'amore acceca, te lo assicuro. E le donne sanno essere crudeli, sanno nascondere quello che pensano.»
«Non mi aiuti così.»
«Fammi finire. Ho imparato ad accorgermi quando fingono e, fidati, quella ragazza non ha mentito nemmeno un secondo. È piccola, ingenua, dolce, non le interessa quello che gli altri pensano di lei perché lei è sempre se stessa. Si vede che ha imparato cos'è la vita fin troppo presto e non penso che tu abbia qualcosa da temere.»
«Grazie.» gli sussurrò e lo abbracciò.
«Desidero soltanto vederti felice.»
«Anche io voglio vederti felice, però.»
«Se lo sei tu, lo sono anch'io. Sono il tuo padrino, il mio compito è proteggerti.»
«Lo fai benissimo.»||spazioautrice||
Lo so, lo so, sono di nuovo in ritardo, e chiedo perdono. Spero che questo capitolo vi piaccia e boh, non so cosa dire, quindi vi lascio. Buonanotte!
~Rob ❤️
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Kalos
Fantasía|IN REVISIONE| [19.09.16 #251 fantasia] [12.11.16 #251 fantasia] [01.12.16 #150 fantasia] [18.12.16 #144 fantasia] [21.12.16 #138 fantasia] Jane era diversa e lei lo sapeva. Sapeva anche che nessuno doveva venire a conoscenza del suo segreto, o avre...