Capitolo 2

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Le guardie aprirono la porta e li fecero entrare nella sala del trono. Per Kurt, come per la sua compagna, era la prima volta che ci entrava dentro. Non era permesso alle persone comuni entrare nella sala del trono, neanche ai soldati. Solo la famiglia reale, i generali, i consiglieri e gli ospiti avevano il permesso di poter varcare quella soglia. Ma in quel momento dietro al capo della Guardia Reale, c'erano Kurt e Judis, due persone a testimoniare per tutti quelli che aveva visto cosa era successo quella notte.

I capo della Guardia li guidò fino a che non si trovarono di fronte al trono. Re Callis era seduto lì. Indossava dei una tunica nobiliare con cucito lo stemma della sua casata, un'aquila con un serpente tra gli artigli, all'altezza del cuore, numerosi anelli e collane e sulla sua testa era posata una grandissima corona con centouno gemme incastonate in essa. La corona era stata forgiata dagli Emnyr, un antico popolo magico molto esperto nell'oreficeria, come regalo della vittoria di Symon su suo fratello Verin diventando così il primo re di Aragon. Le centouno gemme rappresentavano le battaglie che avevano composto quella lunga e sanguinosa guerra. Si diceva che esse avessero dei grandi poteri magici ma, anche se era la verità, essi dormivano ormai da secoli.

Kurt e Judis si inchinarono al cospetto del sovrano. La ragazza lo guardò con la coda dell'occhio speranzosa che il sovrano li ascoltasse ma allo stesso tempo impaurita per come rivolgersi al re.

Kurt capì subito che molto probabilmente sarebbe stato lui a parlare ma a lui stava più che bene. Di solito il re veniva sempre a conoscere i nomi dei soldati che si erano distinti bene in battaglia. E lui, ad Avanelle, si era distinto più di chiunque altro. Era più che sicuro che il re gli avrebbe dato ascolto molto di più rispetto ad un normale cittadino. Ciò era un bene.

"Alzatevi, miei sudditi" disse il re con tono autoritario ma non troppo.

I due ragazzi ubbidirono e si eressero più che poterono per assumere la giusta posizione da tenere di fronte al trono.

"Signore" iniziò Kurt con molta reverenza. "Suppongo siate già a conoscenza di quello che è avvenuto questa notte".

"Aragon è il mio regno. So ogni cosa che succede in ogni centimetro quadrato" rispose il re mentre giocava con uno dei suoi tanti anelli. Sembrava quasi che non volesse ascoltare ciò che i due ragazzi avevano da dire. Come se quello che fosse successo non lo riguardasse per niente.

Kurt deglutì a fatica. Era un onore parlare con il re ma allo stesso tempo un grande impiccio. Si dovevano sempre trovare le parole giuste e lui non era mai stato bravo con le parole. Era portato per l'azione, lui. In quel momento non aveva mai avuto così bisogno di Ivan. Lui sì che avrebbe saputo fare un discorso convincente in un secondo. Peccato che al momento non fosse lì.

Ricordare il fratello gli fece venire in mente quello che gli aveva detto poche ore prima. Ivan gli aveva detto che affinché un discorso potesse convincere qualcuno, doveva convincere sé stessi. Gli aveva anche scritto un piccolo abbozzo ma Kurt non sapeva leggere così bene. Aveva provato anche ad impalarlo a memoria con qualche piccolo risultato ma la visione del re aveva fatto sì che tutte quelle parole scivolassero via dalla sua mente.

"Sire" continuò lui guardando fisso il re. Se le parole non sarebbero state dalla sua parte, l'avrebbero fatto l'onore e la reverenza. "Lo stregone ha agito su ordine del re di Threon. È stata una vendetta per quello che il nostro esercito ha fatto ad Avanelle. Ha una grande forza. Non possiamo competere con lui".

Il re di Aragon guardò molto attentamente il ragazzo di fronte a lui. Era così giovane, e anche molto ingenuo. Non riusciva a capire come mai il popolo avesse voluto uno come lui a parlare per loro. Ma in tutti quegli anni di regno, aveva capito che dal popolo ci si poteva aspettare qualunque cosa.

Il Soldato di Aragon (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora