"No, non voglio che tu vada via di nuovo. Sei tornato solo ieri" disse Ivan piagnucolando.
Abbracciò il fratello alla vita e si strinse a lui come non aveva mai fatto prima. Gli occhi blu si riempirono di lacrime che iniziarono e colargli giù per il viso e a bagnare le sue piccole guanciotte rosse.
Vederlo in quello stato era davvero doloroso per Kurt, ma doveva resistere a quella tentazione. Anche lui soffriva ogni volta che lo lasciava per partire e questa volta sarebbe stata la più difficile di tutte. Lui davvero credeva che la pace fosse vicina, davvero credeva che avrebbe potuto spendere alcuni anni di vita con suo fratello prima di ripartire per la guerra. La notte prima, quando aveva visto quel bellissimo cielo stellato, aveva creduto in tutto questo. Per un attimo, per un brevissimo istante, era andato contro i suoi principi e aveva deciso di credere alle leggende, ai miti e agli Dei. Aveva deciso di credere che Hackor lo stesse benedicendo. Quanto era stato stupido.
E lui lo sapeva bene. Doveva saperlo. Agi Dei non interessava niente degli uomini. Non avrebbero mai aiutato un uomo per pietà, anzi, avrebbero riso della sua disgrazia. Era così che passavano la loro grande e perfetta vita mortale. A vedere come i semplici, impotenti e imperfetti mortali campavano giorno dopo giorno. E si crogiolavano e gongolavano a sentire le loro storie. Tutte quelle fantastiche storie che raccontavano su di loro. Ma Kurt aveva sempre preso i miti per quello che erano, schiocche leggende per far addormentare i bambini e niente di più. Era stata sciocco da arte sue pensare che fossero vere. Ma lui lo desiderava così tanto e per questo si era illuso così perfettamente. E forse la realtà era il prezzo che doveva pagare per i suoi crimini. Non c'è mai pace per i mostri, diceva sempre suo padre. Quanta era vera quella frase. M a solo allora l'aveva capita.
Kurt prese saldamente Ivane lo scostò da lui. Dio, sentire le sue braccia che scivolavano via dal suo corpo era così doloroso. Avrebbe voluto riabbracciarlo e stare lì per ore e ore e ore. Aveva desiderato di rivederlo per mesi. Aveva fantasticato sui suoi cambiamenti, si era immaginato cosa avrebbero fatto quando lui sarebbe tornato dalla guerra. Prima di partire gli avrebbe promosso che sarebbero andati a caccia insieme. Ivan aveva sempre voluto andare a caccia e adesso aveva l'età giusta per farlo.
Ma tutto questo doveva essere rimandato, a quando quella guerra sarebbe finita per davvero. E perché la guerra finisse, Kurt non doveva fallire. Doveva riuscire in quella che era la missione più pericolosa della sua vita. Nella missione che nessuno avrebbe mai accettato. Ma lui non aveva scelta.
"Ivan, ascoltami" si mise in ginocchio e osservo il suo fratellino dritto negli occhi. Dio, quel colore degli occhi, quei capelli, quel viso. Ivan assomigliava troppo alla loro madre. Dire addio a lui era come dire addio a lei una seconda volta. "Io devo andare e sai anche perché devo andare".
"Ma io non voglio" disse Ivan riavvicinandosi al fratellone. Non voleva che riandasse via di nuovo, dopo così poco tempo. Perché il destino era così crudele con la sua famiglia. "Io ho paura e qui non sono al sicuro. Lo stregone potrebbe uccidermi. Se proprio vuoi andare portami con te. Ti prego. Ti prego!"
L'ultima parte la urlò per enfatizzare il discorso. Sapeva benissimo che Kurt era duro solo all'esterno ma che nell'animo era molto tenere e gentile. Se fosse riuscito a are leva su quella parte, forse l'avrebbe avuta vinta.
"Sarai al sicuro qua". Ivan fece per interromperlo ma Kurt continuò. "Il Consigliere Sden ha promesso di proteggerti e io sono sicuro che ci riuscirà senza problemi. È un uomo molto potente. Saresti molto più in pericolo se venissi con me che restando insieme a lui".
Ivan alzò il suo piccolo viso verso il fratello. Era così bello e grande.
Il sole gli illuminava il viso e faceva risplendere i suoi occhi verdi. Verde, il colore della speranza, diceva sempre la loro madre. Kurt rappresentava la speranza, l'unica speranza che il mondo aveva. Mai come in quel momento, la lor madre aveva avuto ragione. Il suo fratellone era davvero l'unica speranza e lui lo sapeva bene ma...
Era davvero molto preoccupato per lui. Andare da uno stregone, fare un patto con lui. Tutto ciò era molto peggio della guerra. La magia era molto pericolosa. Non aveva mai portato bene a nessuno e Ivan non vedeva come potesse portare bene questa volta.
"Ma...a te serve qualcuno...qualcuno che sappia trattare Kurt. Si tratta di uno stregone, non di uno qualunque. La magia non è buona, mai. Lo sai bene" Il soldato distolse lo sguardo dal fratello per evitare che gli leggesse la mente. Quel giorno era stata già letta troppe volte. "Ti serve qualcuno come me. Ti prego non lasciarmi qua. Ti scongiuro. Io..."
"Basta!" urlò Kurt con una voce spaventosa. Era la stessa voce che usava quando era in guerra ma Ivan non l'aveva mai sentita.
Ma funzionò alla grande. Quella voce così autoritaria spaventò così tanto il bambino che si zittì all'istante.
Kurt non avrebbe mai voluto trattarlo così, non l'aveva mai sgridato sino ad allora ma questa volta era necessario. Anche se Ivan aveva ragione, non poteva farlo venire con lui. Non poteva far gravare il peso di quella missione sulle spalle di un povero bambino innocente. Non l'avrebbe mai permesso.
"Ho fatto una promessa, Ivan. Ho promesso ai nostri genitori di proteggerti anche a costa della mia vita ed è quello che farò" Dagli occhi di Ivan cominciarono a scendere sempre più lacrime e sempre più grosse. Dio, era così difficile resistere a quegli occhi. Gli occhi della madre, della loro bellissima madre. Kurt non poteva resistere a quella scena e cominciò a piangere pure lui. "So che la magia è cattiva. So che la magia fa male. Ma solo la magia può sconfiggere la magia. Per questo devo andare da questo stregone e non ti posso portare. Lì potresti essere al pericolo più di quanto saresti qui. Ma se non ti senti al sicuro, ho una cosa per te".
Si mise le mani al collo e si sfilò la collana che gli aveva dato il Consigliere Sden qualche minuto prima. Se davvero quell'affare poteva proteggere dalla magia oscura, era molto meglio che lo tenesse Ivan. Lui si sarebbe arrangiato come faceva sempre. Era questa la prima regola nel campo di battaglia: adeguarsi ad ogni situazione e uscirne fuori.
Gli diede un grosso bacio sulla sua piccola fronte e dopo mise la collana al collo di Ivan. La pietra sembrò vibrare a contatto con il suo fratellino. Ma Ivan non disse nulla. Forse l'aveva solo immaginato. In quel momento la sua lucidità non doveva essere al massimo.
"Fino a quando avrai addosso questa collana, lui non potrà farti del male, ricordalo. Non togliertela mai, per nessuna ragione al mondo e nasconditela sotto la camicia. Nessuno deve vedere che ce l'hai. Ora va'. Vai al castello. Ora!"
Su esempio del fratello urlò l'ultima parte del suo discorso per far suonare le sue parole come degli ordini anche se in effetti lo erano.
Ivan sciolse le sue braccia dal fratello e gli diede un grosso bacio sulla guancia.
"Torna presto" sussurrò al suo orecchio.
Kurt riusciva a sentire le sue lacrime attraversargli il viso.
"Lo farò. Ricordati che io sono il miglior guerriero al mondo".
A entrambi venne da ridere. L'ultimo saluto tra fratelli. Il loro ultimo addio, forse. Nessuno dei due voleva avere un brutto ricordo di quel momento.
Ivan si allontanò da Kurt lo salutò nuovamente e poi corse verso il castello reale. Se non lo avesse fatto, avrebbe continuato a stare e a discutere con lui senza ottenere nessun risultato. Non lo avrebbe fatto partire con lui per nessuna ragione al mondo. Sapeva perché ma odiava quel motivo. Odiava i suoi genitori per aver fatto fare quella promessa Kurt. Odiava suo fratello perché la prendeva troppo sul serio. Non poteva mica proteggerlo per sempre. Un giorno anche lui sarebbe stato grande, e molto probabilmente sarebbe entrato nell'esercito per combattere una di quelle tante stupide guerre che il re di Aragon portava avanti. Odiava il re di Aragon perché aveva deciso di infischiarsene dei problemi del suo popolo ma più di tutti odiava Sden. Quel maledetto consigliere che aveva obbligato Kurt a partire per quella missione suicida. Forse non gliel'aveva imposto a parole ma non serviva un genio per capire che suo fratello era alla disperata ricerca di fama e gloria. E quel vecchio bastardo ne aveva approfittato. Come se non conoscesse la loro storia. Come se non sapesse di quanto dolore potesse provocare la magia, soprattutto quella oscura. E adesso doveva pure mettere la sua vita nelle mani di quel vecchio, di quel bastardo che aveva portato suo fratello a morte certa. Non l'avrebbe mai perdonato, mai. E se Kurt non fosse ritornato vivo dal monte Keyta, gliel'avrebbe fatta pagare. E cara pure. Non gli importava dei guai in cui si sarebbe cacciato. Ma se Kurt fosse morto, lui avrebbe perso la cosa che aveva di più caro al mondo, avrebbe perso tutta la sua famiglia. Se mai Kurt fosse morto, il vecchio bastardo avrebbe subito lo stesso trattamento.
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Il Soldato di Aragon (#Wattys2017)
FantasyQuando Ivan accorre alle mura speranzoso di vedere il suo amato fratello Kurt dal ritorno della guerra non si aspetta di vedere con lui tanti prigionieri. Sperava che la guerra fosse finalmente terminata ma si sbaglia tanto. Il suo regno viene attac...