Solitamente, quando dicevo di essermi svegliata dalla parte sbagliata del letto esprimevo un disagio per il mio cattivo umore, tutta la mia riluttanza nel voler fare qualsiasi cosa o il solo avvertimento su mie eventuali reazioni negative. Quella mattina però mi ero fisicamente trovata dall'altra parte del letto, completamente fuori dalle coperte con piedi sul cuscino e testa tra i peluche al fondo del materasso. Non appena mia madre mi aveva svegliata, illuminando la stanza, non con la luce naturale, ma accendendo e spegnendo l'artificiale non badando assolutamente a me e in cerca di chissà cosa, avvertii la patina di freddo che stava stagnando sul mio corpo per la mancanza del piumone. Non realizzai subito la mia posizione, mi sentii solo un po' disorientata trovandomi il mio ippopotamo, con sguardo fisso, che mi osservava. Avevo anche un qualcosa appoggiato alla testa che realizzai, dopo essermi voltata dal lato opposto, fosse la pecorella che mio padre mi aveva regalato quando ero più piccola, la stessa su cui avevo fatto cadere per sbaglio del profumo e Betta lavò insieme a i panni, facendola diventare da bianca a blu slavato. Mettendomi seduta, con la luce ancora accesa, ricordai di aver passato una notte da schifo, una di quelle durante la quale si controlla l'ora e si realizza che sono passati solo dieci minuti dall'ultima volta che si era guardato il display del cellulare, seppur sembrava passata un'eternità. L'insieme delle cose, con il contributo anche del fastidio scaturitomi per il mancato incontro dei due adulti, il tirarsi su dal letto prima della sveglia e una teatrale scivolata sul pavimento del bagno, magari poteva bastare per spiegare la mia leggera assenza mentale a scuola.
La professoressa di matematica mi stava fissando con quasi ilarità, gambe accavallate e mani giunte sulle cosce, seduta dietro la cattedra, leggermente voltata verso di me. Non mi piaceva stare alla lavagna, poi ogni volta che ero costretta ad andarci durante quella materia finiva sempre che mi mettevo a scrivere calcoli insensati e l'insegnante non provava nemmeno a fermarmi, aspettando che facessi un processo mentale insensato e contorto, prima di sospirare, sorridendo, e dirmi "Errato Bledig, non capisci dove hai sbagliato?". Quella domanda la odiavo, mi sarebbe venuto spontaneo buttare a terra quel gessetto fastidioso e andarmene dalla classe, ma poi c'erano delle volte che avrei fatto di peggio quando aggiungeva "Non capisci dove hai sbagliato perché è tutto sbagliato" e ridacchiava. Per fortuna quella mattina ero troppo assonnata per badarci o anche solo per scrivere qualcosa, perciò si era solo limitata a sottolineare quanto non studiassi per rimandarmi al posto, lontana da quella maledetta funzione scritta bianco su nero. Incredibilmente, c'era qualcuno che aveva un umore peggiore del mio. Paolo aveva uno sguardo truce, infastidito, e non aveva spiccicato una sola parola da quando, nella pausa, Giorgio era piombato nella nostra classe intrattenendo Anna in una relativamente lunga conversazione. Per lui probabilmente non contava che non fosse stata la sola ragazza che aveva partecipato al dialogo per esserne geloso. Per fortuna non era presente quando in seguito venni a sapere dalla mia amica, euforica e imbarazzata, che i due si erano scambiati i numeri di cellulare. Non mi aspettavo che Giorgio fosse il genere di persona seria, rispettosa e con sani principi, immaginavo quindi non stesse considerando veramente l'interesse di Anna, ma, un po' per la giornata iniziata male, un po' per vederla felice, mi mostrai contenta per la notizia.
Riassunto della mattinata? Meglio se non davo voce al capitolo.
Quando arrivai a casa non trovai mia madre. Mi aveva lasciato delle polpette da scaldare, lessi sul biglietto attaccato al frigorifero. Oltre a quello c'era scritto che, se ne avevo voglia, l'indomani saremo potute andare a fare compere visto che non eravamo riuscite il giorno prima. Sbuffai e accesi il fuoco sotto la pentola con il cibo. Mi ero ricordata per l'ennesima volta del mio professore e del fatto che non si fosse presentato... nemmeno Betta lo aveva fatto, ma la conoscevo e capivo che fosse difficile per il suo modo di essere a volte rispettare orari. Lui invece che scusa aveva avuto? Mi era sembrato alquanto sicuro di uscire con me. Scossi la testa mentre mettevo le polpette in un piatto... volevo dire con mia madre!
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Forgotten Love
RomansMargot Bledig è una ragazza appena maggiorenne con un passato travagliato che l'ha lasciata con il cuore spezzato. Sua madre, Elisabetta, è una donna piena di vita, sempre in movimento e talmente attiva da risultare stancante. Vivono insieme in un p...