«Cosa ci fai qua?! Dio mio, sta diluviando e tu sei zuppa, e poi come ti salta in mente di camminare da sola a quest'ora?! E poi stai piangendo, cosa diamine è successo?!» cominciò a parlare veloce Jonathan, facendo entrare Violet e chiudendo la porta.
«Non sapevo dove andare...» disse la ragazza, passandosi una mano sul viso.
«Ti prendo dei vestiti, fatti una doccia calda.» le disse Jane, alzandosi e andando nella sua camera, mentre lui le faceva vedere dov'era il bagno.
«Cosa diamine le sarà successo?» iniziò a borbottare il ragazzo camminando su e giù per la cucina.
«Calmati, adesso ci spiegherà tutto.» cercò di dirgli la ragazza, mentre si asciugava un occhio che le stava lacrimando.
«Le poteva succedere qualcosa di brutto!»
«Non avresti potuto far nulla.» continuò a dirgli, ma lui nemmeno la ascoltava.
Dopo dieci minuti Violet spuntò in cucina, asciutta di tutto punto e con un abito di Jane, ma con ancora gli occhi lucidi. Si sedettero.
«Scusatemi se sono capitata così, e in quelle condizioni, ma non sapevo dove andare e non mi è venuta nessun'altra idea...»
«Non preoccuparti, è un piacere ospitarti, ma come mai sei qui?»
«Ho litigato con mio padre e sono andata via. Non ho nemmeno pensato a prendere un ombrello.»
«Perché avete litigato?»
«È una lunga storia...»
La ragazza annuì, decidendo di non chiederle altro.
«Sei stata un'incosciente! Venire da sola a quest'ora, con la pioggia!» cominciò a dirle Jonathan e lei abbassò la testa. Jane poté giurare di vedere una lacrima scorrerle sulla guancia.
«Io... Non sapevo cos'altro fare, stavo andando in panico, è stata l'unica cosa a cui ho pensato e-» un singhiozzo ruppe il discorso della bionda e Jonathan sentì una fitta nel petto.
Le mise un braccio attorno alle spalle e la strinse a sé.
«Mi dispiace di essere stato troppo duro, ero soltanto preoccupato.» le sussurrò e lei annuì, asciugandosi le guance.
«Credo che andrò a dormire.» disse invece Jane, alzandosi, e diede la buonanotte a tutti e due. Non aveva voglia di essere il terzo incomodo.
Si mise sotto la coperta e poco dopo si addormentò, la febbre non era ancora scesa.
Anche Jonathan e Violet decisero di andare a dormire.
«Posso stare sulla sedia, sto comodo.» le disse e lei lo guardò, con i solchi delle lacrime sulle guance.
«È casa tua, non devi dormire su una sedia. Domani devi anche andare a lavorare...»
«Fa nulla, davvero.»
Ormai erano nella camera.
«Jonathan, non voglio che tu dorma su una sedia.»
«Non ho altri letti, non vedo altra scelta.»
Lei era sdraiata e scosse la testa, sorridendo, e si appiattì contro il muro.
«Vieni.»
«No, davvero, non preoccuparti.»
«Non dormirai su una sedia. Sdraiati.»
«Il letto è piccolo...»
La ragazza scrollò le spalle, per quanto le fosse possibile. «Stasera fa freddo.»
Il ragazzo scosse la testa, sorridendo, e si sdraiò accanto a lei.
«Non sei a disagio?» le chiese.
«Sai perché ho litigato con mio padre? Vuole trasferirsi di nuovo, lontano da qui. Mi sono opposta.»
«Perché me lo dici ora?»
«Perché non voglio andarmene sapendo che tu sei qui.»
Il ragazzo non seppe trattenersi e la baciò. All'inizio le poggiò soltanto le labbra sulle sue, col dubbio che lei non lo volesse, ma vide che non si opponeva, e la baciò sul serio. Si sentivano bene in quel momento, non fecero più caso alla pioggia o a qualsiasi altra cosa.
***
«Torni a palazzo?» chiese Jonathan a Violet, mentre Jane si vestiva. Durante la notte la febbre le era scesa.
«Sì, credo di dover andare, non gli ho detto che sarei venuta qui, si staranno preoccupando.»
«Vorrei poterti accompagnare.»
«Non ce n'è bisogno, tranquillo.»
Si diedero un breve bacio che li fece sorridere.
«Saluta Jane da parte mia.» gli disse, e andò via.
Il ragazzo finì di sistemarsi e lo stesso fece la sorellastra e alla fine uscirono di casa insieme, salutandosi.
Quel giorno non pioveva. Fortunatamente, pensò Jane: non le sarebbe piaciuto un altro giorno con la febbre, anche se non si sentiva ancora del tutto bene.
«Buongiorno.» disse entrando nella locanda e i suoi amici la salutarono, anche se lei poté notare la tensione che c'era.
«Va tutto bene?»
Raphael sbuffò, mentre Charlotte alzava gli occhi al cielo.
«Bene... Avete parlato con i vostri genitori?» chiese, con l'intenzione di cambiare discorso, non riuscendoci.
«Sì, gliel'abbiamo detto. Non ne sono stati molto felici, soprattutto i miei. E sai chi è venuto prima? Il mio vecchio fidanzato, un idiota unico. Pretende di stare con me.» disse velocemente la ragazza, mentre strofinava con un po' troppa forza un bicchiere.
«Aspetta, cosa?!»
«I nostri genitori hanno fatto un casino assurdo, dicendoci che siamo ancora piccoli e che non possiamo permetterci un bambino, ed è stato ancora peggio di quanto non lo fosse già, dato che li abbiamo fatti incontrare ed erano tutti insieme. Adesso, ovviamente – siccome problemi non ne abbiamo –, si aggiunge anche quell'idiota con cui è stata tempo fa che prova a riprendersela.» spiegò meglio il ragazzo, facendo sgranare gli occhi alla più piccola.
«Ma loro non possono impedirvi di stare insieme!»
«Oh, non si sono lamentati del fatto che stiamo insieme, assolutamente. Loro si lamentano del bambino. Dicono che dobbiamo ancora crescere noi stessi, non possiamo crescere un bimbo.»
«Ma non possono farci nulla, il bambino c'è!»
«In realtà avevamo avuto un'idea... Ci vogliono far lasciare il bimbo.»
«In che senso?»
«Nel senso che ci hanno consigliato di darlo a qualcuno.» disse fredda Charlotte, mentre posava il bicchiere.
«Ma... È assurdo!» si lamentò Jane, scioccata. «Non possono! Il bambino è vostro!»
«Per favore, è già abbastanza dura così.» borbottò la ragazza, asciugandosi una guancia e sparendo in cucina.
«Mi dispiace.» disse a Raphael, ma lui scosse la testa.
«Non è colpa tua, è molto vulnerabile e quello che le hanno detto i suoi genitori le fa male, non centri tu. Ci penso io.»
Lei annuì e lui andò in cucina, facendo restare Jane da sola a sistemare i tavoli.
«Salve, è già aperto?»
Jane si voltò, non aveva sentito aprire la porta. C'era un ragazzo, probabilmente della sua stessa età, magari stava andando a lavoro.
«Sì, cosa le porto?»
«Un caffè, grazie.»
La ragazza andò a prepararlo, lasciando stare il tavolo che stava sistemando.
«Mi dispiace averti disturbata, se non era aperto avresti potuto dirmelo.» disse lui, osservando proprio il tavolo.
«No, è aperto, solo che solitamente ci prendiamo dieci minuti per sistemare la sala, ma si può entrare comunque.»
Lui annuì e si guardò intorno, abbastanza curioso.
«È nuovo, qui? Sembra spaesato.» gli chiese, mentre faceva il caffè.
«Sì, in effetti sì. Sono venuto perché devo andare a lavorare al palazzo reale.»
«Oh, e cosa farà a palazzo?»
«Il guardiano dei cavalli, nulla di particolare. Conosci il Re?»
«Non proprio, conosco di più suo figlio.» gli rispose e gli mise il caffè sul bancone.
«Grazie.»
Jane tornò a finire il tavolo di prima, mentre in sala entrava Raphael.
«Jane, per favore- Tobias!»
«Raphael, non ci vediamo da tanto!»
I due si diedero un veloce abbraccio sotto lo sguardo curioso della ragazza. Cominciarono a parlare e Charlotte entrò nella sala, accorgendosi subito dell'ospite e iniziando a squadrarlo.
«E quello chi è?» sussurrò a Jane, avvicinandosi.
«Non lo so, è entrato per un caffè, ma da quanto ho capito è un vecchio amico di Raphael.»
La ragazza annuì e iniziò a pulire, continuando a guardare di sottecchi i ragazzi, anche se poco dopo l'altro se ne andò.
«Chi era?» gli chiese Charlotte.
«Un vecchio amico, abitava nella casa accanto la mia prima che se ne andasse.»
Le ragazze annuirono e si misero al lavoro.
***
«Dormito bene stanotte?» chiese la ragazza a Jonathan, sorridendo di nascosto.
«Sì, molto bene.»
«Sentivi caldo?»
«No, si stava bene.»
«E Violet sentiva caldo?»
«No, nemmeno lei.»
«Sei stato tutta la notte sulla sedia?»
«Mi stai facendo un interrogatorio?»
«Forse.»
Si sorrisero e il ragazzo sospirò.
«No, ho dormito sul letto, me l'ha detto lei.»
«E non è successo nulla?»
«Ti interessa davvero così tanto?»
«In effetti sì, sono abbastanza curiosa.»
«L'ho baciata.» disse, scrollando le spalle, facendo sorridere maggiormente la ragazza.
«E come è stato? Lei cosa ha fatto?»
«Lo voleva anche lei, è stato bello.»
«Oh, sono così felice!» esultò Jane e gli diede un veloce abbraccio, facendolo sorridere e anche un po' arrossire.
«Tu hai visto il principe?»
«No, e non credo proprio che oggi si farà vivo, era arrabbiato con me.»
«Senza motivo.»
«Magari secondo lui la sua motivazione era valida. Forse è meglio se non viene, così ha il tempo di calmarsi.»
«E tu di pensare.»
«Esatto.» sospirò.||spazioautrice||
Buon Natale!! Come state passando le feste? Aggiorno ora perché probabilmente durante la giornata di domani (o, per meglio dire, oggi) non avrò tempo. Il prossimo aggiornamento sarà prima di capodanno, ma proprio oggi ho scoperto che forse mia cugina verrà a stare da me per un periodo che va tipo dal 2 al 4-5, credo. Ciò significa che, se c'è lei, non potrò aggiornare, perché non avrò nemmeno un secondo di privacy... Ho già le crisi, spero che non venga. Non posso farci nulla, io ho bisogno dei miei spazi! Ho bisogno di scrivere, pubblicare, leggere, guardare serie tv, ma anche più semplicemente stare da sola, e con lei non potrò fare nulla di tutto questo. Dormirebbe perfino nella mia camera, quindi niente privacy nemmeno la notte T.T Da figlia unica, per me è un dramma. Ah, dormirà da me (insieme a sua sorella, l'altra mia cugina) pure a capodanno. Vi prego, salvatemi.
Ma okay, è Natale e non vi voglio deprimermi troppo con i miei problemi, vi farò sapere meglio nel prossimo aggiornamento se dovrò staccare le pubblicazioni.
Comunque sia, avete sbagliato tutti nello scorso capitolo. Purtroppo no, non era Edward, ma era Violet! Spero che non vi dispiaccia troppo, anche perché, personalmente, amo Violet e Jonathan insieme.
In questo momento sono nel letto, con gli occhiali, i colori messi all'inverso perché se metto lo schermo chiaro rischio di accecarmi e niente, mia madre voleva che mi mettessi a dormire XD Adesso vi lascio, buon Natale a tutti!
~Rob ❤️
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Kalos
Fantasy|IN REVISIONE| [19.09.16 #251 fantasia] [12.11.16 #251 fantasia] [01.12.16 #150 fantasia] [18.12.16 #144 fantasia] [21.12.16 #138 fantasia] Jane era diversa e lei lo sapeva. Sapeva anche che nessuno doveva venire a conoscenza del suo segreto, o avre...