Nei parchi si possono fare strani incontri e ascoltare storie interessanti. Capita, così, che un vecchio sconosciuto ti si sieda accanto e inizi a raccontare. Che poi, se ci pensate, è strano: sono sempre i vecchi, a possedere le storie più belle. Forse perché hanno visto molto; forse perché hanno visto troppo.
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Ciao, ragazzo. Ti disturba se mi siedo qui? È l'unica panchina in ombra nei paraggi, e le mie gambe sono stanche.
Sai? Tu hai l'aria di uno che sa apprezzare una bella storia. Io ne conosco una, e ho una gran voglia di raccontarla. Ti va di ascoltarmi?
Bene. Allora fa' attenzione a non perdere neanche una parola.
Che storia sto per raccontarti? La storia del Joyful.
Conosci il Joyful, no? Qualche anno fa ci fu un grande scandalo, quando venne alla luce la vicenda. Un sacco di nomi importanti finirono nel fango, anche se nessuno dei diretti interessati disse mai nulla al riguardo.
Ma comunque.
Per quanto ne so, dal dopoguerra in avanti il Joyful è sempre stato il locale preferito di politici e imprenditori. Chiunque avesse soldi e potere, andava là.
Pensa, la prima volta che ci misi piede ero poco più grande di te: avevo trent'anni, o giù di lì. Ero stato eletto da poche settimane ed ero anche stato nominato ministro.
Sai com'è alla tua età, no? Credi di poter cambiare il mondo, di poterlo migliorare. Ancora non sai che sono tutte stronzate, quindi vuoi crederci lo stesso. Be', all'epoca ci credevo anch'io. Ero entrato nel mio nuovo ufficio pieno di progetti e buoni propositi, e stavo irritando parecchia gente con le mie idee, così un giorno il mio capo partito mi dice che certi equilibri sono troppo importanti per poter essere spezzati, e che alcune alleanze sono più importanti di altre.
Quali sono le alleanze importanti? Me lo chiedevo anch'io. Il mio capo dice che vuole spiegarmelo, ma che per capire devo prima conoscere il posto in cui le alleanze nascono. Anche i luoghi sono importanti, capisci?
Se sai cos'era il Joyful, allora sai anche delle sue ragazze. Le più belle che tu possa immaginare, te lo garantisco. Lo so bene, io; per anni ho passato le mie serate lì dentro.
Dicevamo delle ragazze. Incantevoli, delle dee. Entrare al Joyful, per un novizio, era stordente: ti ritrovavi in questo ambiente lussuoso, e dovunque ti voltassi vedevi inviti al peccato. Le ragazze ti passavano accanto, con i loro corpetti stretti, le spalle nude e le gonne corte e vaporose, e tu non vedevi che un sorriso ammiccante e un luccicare di occhi maliziosi. Era da far girare la testa a chiunque.
Anche se in molti ne erano convinti, il Joyful non era una casa d'appuntamenti. Al contrario, lì dentro vigeva un regolamento ferreo. Le ragazze non si potevano toccare, pena l'estromissione dal Joyful, e te l'assicuro, non ci teneva nessuno.
Un'altra regola della casa era che si poteva entrare soltanto mascherati. Noi indossavamo le maschere, e con quelle eravamo tutti uguali, come i completi che indossavamo per il lavoro. Le ragazze, invece, prima di farsi vedere, oltre a mettere su le maschere nascondevano tutti i segni particolari che potevano permettere a qualcuno di riconoscerle: nei, tatuaggi, voglie, cicatrici... per evitare che fuori qualcuno potesse rintracciarle.
Perché? Perché le ragazze del Joyful erano speciali. Ti sei mai chiesto com'è possibile che nessuna delle ragazze che ha lavorato lì nel corso degli anni abbia mai parlato? La risposta è: perché non potevano. Il proprietario del Joyful andava in giro per la città e pescava le ragazze carine e in difficoltà: quando devi decidere tra mangiare e pagare le bollette, sei facile da convincere. La paga era alta, e in più le ragazze intascavano un altro bel gruzzolo con le mance. Aggiungici che l'opinione pubblica le avrebbe massacrate, se si fosse saputo come si guadagnavano da vivere, e capirai perché non ci tenevano, a spifferare tutto.
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Joyful
القصة القصيرةUn incontro dettato dal caso. Un giovane scrittore e un uomo solitario. Una vecchia storia taciuta per troppo tempo. La storia del Joyful.