Prologo.

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Francia - Spagna, 1957.


La Grande Guerra aveva distrutto un intero mondo. Speranza, amore, solidarietà, pace adesso erano soltanto utopie. Mentre il Paese cercava di riprendere una vita normale, a Parigi, in un sobborgo, una ragazza e sua madre lavoravano all'uncinetto per tirare avanti. Erano felici, nonostante tutto, perché erano insieme. Quella mattina Sylvie Blanc, una ventenne dai capelli rosso fuoco e grandi occhi azzurri, assisteva all'uccisione di sua madre. Uomini del Clave avevano fatto irruzione nel cuore della notte e avevano accusato la donna di magia nera, che era bandita e vietata nel Mondo Invisibile, ed era stato emanato l'ordine di giustiziarla. Sylvie non ebbe la possibilità di salutare sua madre: riuscì a scappare prima che potessero catturare anche lei. Dopo essersi nascosta per due mesi, abbandonò la Francia e salpò verso la Spagna. Lì dovette rubare per mangiare e dormiva dove le capitava, su una panchina o negli angoli delle strade. Una sera, però, la vita le sorrise. Al calar del sole raggiunse la piazza principale di Madrid, dove si teneva un corteo in occasione del mese mariano, e un ragazzo le versò addosso un bicchiere di acqua.


"Perdoname. Estoy muy inatento!"


La dolcezza della sua voce e i suoi occhi gentili fecero sorridere Sylvie, che scosse la testa.


"No importa, es sólo agua!" tentò di dire la ragazza nel suo spagnolo stentato, ridacchiando per la pessima pronuncia. Il ragazzo rise con lei e poi le tese una mano.


"Raphael Santiago, agradable para conocer."


Sylvie gli strinse la mano.


"Sylvie Blanc."




Lisbona, oggi.


"Tanto vinciamo noi!" esclamò Astrea in un impeto di gioia. Raphael era appena rientrato e poté benissimo capire che Astrea era in compagnia. Raggiunse il salotto, che in realtà doveva essere lo studio, e vi trovò la Nephilim e Simon che guardavano la partita.


"Olà, Santiago!" disse la ragazza con la mano che si muoveva per salutarlo. Simon, invece, sobbalzò dallo spavento e si portò una mano sul cuore.


"Dovresti seriamente smetterla di fare queste entrate!"


Il Vampiro prese posto sulla poltrona accanto al divano, si sbottonò la giacca e poggiò la testa allo schienale.


"Dovresti esserci abituato, mondano."


"Non sono più un mondano. Sono uno Shadowhunter adesso." ribatté Simon, non per niente stupito dell'atteggiamento di sufficienza che Raphael mostrava di provare con tutti, eccetto con Astrea.


"Abbiamo vinto!"


Astrea esultò quando la partita si concluse a favore del Portogallo. Simon rise nel vedere il suo entusiasmo, mentre Raphael, troppo esausto quel giorno, si recò in camera. Da un paio di giorno i ricordi lo tormentavano. Ripensava alla sua famiglia, agli amici che aveva abbandonato, alla fede che negli anni aveva vacillato, al suo primo amore. Sylvie Blanc. Francese, bellissima e letale come poche. L'aveva incontrata, o meglio scontrata, a Madrid, in Spagna, in occasione del Giovedì Santo. La festa ha luogo in Calle Toledo presso la Chiesa Collegiata di San Isidro, e lui aveva accompagnato sua madre e sua zia. Lì aveva rovesciato un vasetto d'acqua, destinato ai fiori per la Chiesa, sull'abito di qualcuno, e quando aveva alzato lo sguardo vide la ragazza più bella di tutta Madrid. Aveva fatto la figura dell'imbranato, ed ora era così strano ripensare a quel ragazzo così timido e chiuso. La Trasformazione aveva cambiato anche il suo carattere, non solo il suo fisico e le sue abitudini. All'inizio era stata dura, ma Sylvie era rimasta al suo fianco nonostante tutto. Ricordava bene il loro primo bacio: sotto un salice piangente nel bel mezzo di un parco con la luna che creava l'atmosfera giusta. Da allora ebbe inizio la storia che più lo avrebbe tormentato. Ricordava i pomeriggi trascorsi a rincorrersi per le stradine, a baciarsi contro i muri, le notti passate a fare l'amore dovunque capitasse, perché lontani non riuscivano a stare. Sylvie era bella, oscura, misteriosa, una seduttrice nata, una donna passionale e romantica. Astrea, invece, era l'opposto: era forte, testarda, sarcastica tutto il tempo, poco dolce ma con una capacità di amare smisurata, sapeva fare a meno di tutti e sapeva cavarsela da sola, era fuoco e ghiaccio al tempo stesso, era un turbina di emozioni. Era una ventata di aria fresca, adorava scherzare ed era sempre pronta a ridere, anche se il suo sorriso nascondeva un profondo dolore.

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