Capitolo 8

16 2 0
                                    

Ivan rimise il manoscritto al suo posto. Quelli erano stati i dieci minuti persi nel peggior modo possibile.

Turner non raccontava molto di più di quello che Ivan già sapeva. C'erano solo dei dettagli descrittivi in più ma niente di che e soprattutto nessuna luce sul mistero degli Emnyr.

Ma una cosa l'aveva scoperta. Sfogliando il libro velocemente aveva notato una storia sulla Grande Regina che non aveva mai sentito prima d'allora. Parlava della morte di tre dei suoi figli per strane cause. Una malattia improvvisa che nessun curatore aveva mai visto. Così Eliza fu costretta a portarli a Salem nella speranza che qualche mago riuscisse ad aiutarli e a Somber, capitale del regno, incontrò Creacher, un vecchio mago famoso per le sue pozioni. La regina si affidò nelle sue mani e il vecchio riuscì a preparare una pozione per tutti e quattro i suoi figli, ma solo uno ne uscì vivo. Symon III, bisnonno di Callis. Ma i principi Dereck, Malos e la principessa Tessa non ce la fecero. Erano troppo deboli, secondo Turner.

Eliza, frustrata dalla morte dei suoi figli, incolpò il vecchio mago e lo mise al rogo. Fu lei stessa a legarlo alla pira e ad accenderla. Da allora, nacque il grande odio di Aragon verso la magia.

La Regina non fece più un'apparizione pubblica e si confinò nelle sue stanze. Usciva solo per andare o nella Sala del Concilio Ristretto o nelle catacombe sotterranee a pregare per i tre figli morti.

Povera Eliza, pensò Ivan. Aveva visto i suoi figli morire senza poter fare niente e, nonostante tutto, aveva continuato a governare Aragon in maniera impeccabile. Ora capiva perché era passata alla storia come la Grande Regina.

Si mise a cercare per la stanza se qualche altro libro che valesse la pena leggere ma non trovò niente di così interessante. Si mise a sedere sulla poltrona di Sden per aspettarlo e nel frattempo si mise a guardare qualche pergamena. Erano tutte questione del regno: guerra, debiti, criminalità, commercio. Tutte cose che a lui non interessavano.

Poi ne notò una. Era piccola, dorata e legata da uno spago. Era un messaggio, un messaggio che non aveva ancora letto.

La prese e se la girò tra le sue mani. Non c'era nessuno logo di cera a fermare lo spago. Avrebbe potuto leggerlo tranquillamente, bastava solo riannodarlo a dovere.

Mise la mano sul filo fremente. Quello che stava per compiere poteva essere un crimine. Suo fratello glielo diceva sempre. La tua curiosità ti metterà nei guai una buona volta. In quel momento non poteva avere che ragione.

Sfilò lo spago e aprì la pergamena. C'era scritta solo una riga. Un messaggio senza firma.

Attaccheremo questa notte.

Tre parole. Doveva averlo scritto uno dei tanti generali sul fronte di Ub, ma in quel caso dovevano essere siglati con il simbolo di Aragon, no? Che il vecchio Consigliere Sden avesse dei rapporti con altre persone?

Riarrotolò la pergamena, poi la legò con lo spago e la mise nel punto preciso in cui l'aveva trovata. Sden non doveva accorgersi che l'aveva toccata.

Si alzò dalla poltrona, che non era poi così comoda, e si mise a camminare avanti e indietro. Non voleva stare rinchiuso in quell'ufficio. Voleva girare per il castello e vedere tutti i meravigliosi dipinti e affreschi che lo adornavano. Sentire e leggere i miti era molto bello, ma vederli era...eccitante. Basta, doveva uscire da lì.

Ma non sapeva assolutamente come. Aveva sentito Sden dire a quella montagna scintillante di non farlo uscire per niente al mondo, e Ivan non avrebbe mai potuto competere con un uomo del genere in forza. Già, in forza, ma non in furbizia. Gli serviva un piano, uno ottimo.

Vide la finestra e in un attimo il piano si costruì nella sua mente. La aprì facendo sbattere le imposte contro il muro.

"Aiutooo" urlò a squarciagola.

Il Soldato di Aragon (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora