Capitolo 10

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Il ragazzo finalmente si fermò, dopo più di tre ore di cavalcata. Scese da cavallo e andò a sedersi sulla riva del fiume che c'era lì vicino. Poi incominciò a lavarsi il viso e poi il collo. Aveva una brutta ferita lì. La freccia che il mercenario gli aveva lanciato era andata molto più a fondo di quanto si aspettava. Ma in tutto quel tempo non aveva mai visto una smorfia sulla sua faccia. Doveva avere un'alta soglia del dolore.

Il ragazzo bevve copiosamente dalla sua borraccia appena riempita e poi divise il suo pane con il suo cavallo, anzi, con il suo Shayl.

Dopo aver finito di mangiare, si stese a braccia aperte sull'erba e si lasciò accogliere dal Dio del Sonno.

Dopo qualche minuto lei uscì dal suo nascondiglio e raggiunse il povero soldato. Era così giovane e così bello. Aveva dei capelli castani che gli arrivavano fino alle sue larghissime spalle. E quel viso, così giovane ma così segnato. La sua colorazione chiara e le sue finissime sopracciglia marroni e quella cicatrice. A lui stava a pennello. Quel segno lo rendeva più virile. Non che non lo fosse già, anzi lo era eccome.

Arrossì pensando a quelle cose. Lei non era lì per quello.

Veramente non aveva molto chiaro il perché fosse lì. Era stata la sua padrona a ordinarle di seguire quel povero ragazzo e lei, senza discutere o chiedere perché, aveva ubbidito. Ma era così curiosa di sapere. Quel giovane ragazzo che era steso sull'erba sotto di lei a dormire sembrava un ragazzo come chiunque altro. Un giovane orfano che doveva occuparsi del suo fratellino e che aveva dedicato la sua intera esistenza a quello. Molto dolce, ma non poteva essere per quel motivo che la sua padrona le aveva chiesto di spiarlo.

Lei era buona ma non faceva le cose per pietà. Tutto quello che lei faceva era guidato da un motivo, un motivo molto più grande di quello che poteva sembrare. Provava sempre a immaginare le motivazioni che spingevano la sua padrona nelle sue scelte ma questa volta non le veniva in mente proprio niente. Non vedeva l'ora di sapere tutta la verità.

Si inchinò su di lui. Il taglio del pugnale gli attraversava tutta la guancia. Era una ferita molto superficiale ma doveva bruciargli comunque.

Passò la mano sopra il taglio e la ferita scomparve. Poi fece la stessa cosa con quella del collo.

Lui si mosse e balbettò qualcosa. Stava sognando e lei moriva dalla voglia di sapere cosa ma non aveva il potere di entrare nei sogni di qualcuno. Ma La sua padrona poteva. Non aveva limiti, lei. Quanto avrebbe voluto avere i suoi stessi poteri. Anche per un solo giorno.

Kurt continuava a dormire imperterrito. Non si era accorto di nulla. Ormai era andato. Doveva essere distrutto, poverino. Lei lo spiava solo da qualche giorno e le sue notti non erano mai state belle. Si svegliava di soprassalto tre o quattro volte a notte e annaspava. Faceva dei brutti incubi, incubi che lei non avrebbe mai voluto vedere. Ma, in quel momento, sembrava tranquillo. Non stava facendo un incubo. Forse non stava neppure sognando.

Si mise a sedere vicino a lui e restò lì ferma a guardarlo per un paio d'ore poi vide le sue palpebre muoversi. Non mancava molto al suo risveglio e lui non doveva vederla.

Si alzò e si diresse verso i tre alberelli lì vicino pronta a nascondersi tra le fronde di uno di essi quando sentì qualcosa sotto i piedi e poi il rumore di un ramo che si spezzava. Merda, aveva calpestato un rametto caduto.

D'istinto si nascose subito dietro l'albero. Kurt era un soldato più che addestrato e aveva un sonno leggero, si sarebbe sicuramente svegliato per un rumore cento volte più flebile. E, infatti, non si sbagliava.

Il ragazzo si alzò velocemente e mise subito la mano sopra l'elsa poi si avvicinò agli alberi molto lentamente. I suoi passi erano felpati, quasi silenziosi, ma lei riusciva a sentirli chiaramente. Anche lei aveva ricevuto un buon addestramento.

Ormai lui era lì davanti pronto a fare il giro e a scoprirla. E se l'avesse fatto, la sua missione sarebbe andata in fumo. La sua padrona l'avrebbe punita se si fosse fatta scoprire prima del tempo e non aveva alcuna intenzione di ricevere un'altra delle sue terribile punizioni.

Agitò la mano destra e si lanciò verso Kurt. Con la forma di un castoro. 

Il ragazzo si mise a ridere non appena la vide e poi tornò al suo cavallo. Non l'aveva visto trasformarsi. Non l'aveva vista per niente. La magia l'aveva salvata di nuovo.

Il ragazzo si mise di nuovo in marcia con il suo Shayl e lei partì all'inseguimento.


Il Soldato di Aragon (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora