Tornai a casa e mi chiusi in camera mia,all'improvviso,però qualcuno bussò.
-Posso?-era mio padre.
-Si,entra..-gli risposi.
Lui rimase dritto,davanti alla porta.
-Disturbo?-chiese.
-No,dimmi.-risposi.
Sembrava imbarazzato.
-Ecco,io non so come iniziare.-disse.
-Intanto,magari,potresti sederti.-dissi.
-Si,certo.-disse.
Si sedette sul mio letto,io feci lo stesso.
-Ecco,so che dovrei scusarmi,in effetti dovrei farlo,eppure non ci riesco. Non per egoismo,non per superiorità,ma perchè non sento di aver sbagliato nel mio intento. Si,magari,il modo in cui l'ho fatto è stato spregevole,ma l'intento no. Sono stato semplicemente un padre che,con tanti errori alle spalle con sua figlia,cercava di rimediare nell'unico modo che conosce ormai da secoli,con la violenza. Non voglio fare la vittima,Emily,però io non sono più capace di discutere su qualcosa,non sono più Helel,da molto tempo,non ricordo neanche più come si costruisce una conversazione civile. Quando Malìka ha dato quel responso,devi credermi,il sangue mi ribolliva. No,non perchè io debba chiuderti,non lo farò,ma perchè nel costruirti la tua vita,com'è giusto che sia,non avrei mai voluto accettare che tu potessi buttarmi fuori. Hai ragione se,magari,tu mi dirai che non sono stato un padre presente,affettuoso e giusto,probabilmente,non lo sarò mai,però,ci sto provando nell'unico modo che conosco. Ho sbagliato tante,troppe,volte con te,con i tuoi fratelli e anche con tua madre. Dentro di me,sinceramente,spero che voi figli facciate scelte migliori,scelte dettate da sentimenti corretti,nei confronti di chi scegliete di avere accanto,non dimenticando,però,la vostra famiglia d'origine. Io,come sai,ho dovuto farlo e ci sono alcuni momenti,rari,in cui mi chiedo cosa sarebbe successo se,secoli fà,avessi avuto meno orgoglio e meno superbia addosso. Magari,non so,avrei potuto essere più tollerante e,magari,spalleggiare e sorreggere Gabriele,come un fratello. Sai,lui non è mai stato arrabbiato con me,le mie scelte ha tentato di capirle,lo apprezzo. Invece,colui per cui ho dato tutto,mi ha condannato ad atroci sofferenze,mi ha allontanato completamente,più di quanto io stesso avevo scelto di fare. Eppure,nonostante tutto,ci sono momenti in cui,ancora,lo considero Padre e Gli sono grato per avermi dato la vita. Non dimenticare mai,Emily,quanto sia importante la famiglia,anche se,magari,non è la migliore,anche se magari i genitori fanno errori,non dimenticare che,comunque,è la tua e,in qualche modo,devi qualcosa anche a loro. Non ti dirò che ti voglio bene,non ti chiederò di abbracciarmi,però voglio dirti che sono tuo padre e che,in qualunque caso,avrai sempre un posto a casa,nel mio cuore e nei miei pensieri. Qualunque scelta tu farai,qualunque strada prenderai,devi sapere che io,Lucifero,sono fiero di te e lo sarò anche se tu dovessi abbandonarmi. Ho imparato a provare qualcosa,grazie a te. Qualcosa vorrà dire,non credi? Adesso me ne vado,tu rifletti in totale libertà.-mi disse.
Ero pietrificata,non avevo davvero parole,prima che lui uscisse dalla porta lo bloccai.
-Papà,voglio un abbraccio.-dissi.
Lui si voltò a fissarmi.
-Ti ho già detto che..-lo interruppi.
-Non sei tu a chiedermelo,sono io.-lo guardai.
Lui non si mosse,allora l'abbracciai io.
Non mi strinse,questo no,però rimase immobile,non mi spostò di un millimetro.
Una volta che mi liberai,mi guardò imbarazzato,senza dire altro uscì e io rimasta sola mi sedetti sul letto a pensare.
E' vero,nessuna famiglia è perfetta,però se esiste,se c'è,in qualche modo bisogna custodirla e apprezzarla.
STAI LEGGENDO
Fallen.
RomanceEmily è sempre stata una ragazza dolce,felice di stare con gli altri. Amava tanto i suoi fratelli, i suoi amici e la sua vita. Un giorno, però, tutto cambiò. Lei cambiò.