•43

64 7 38
                                    

Erano passate due settimane, giugno era arrivato e Jane era in cucina ad aspettare il ritorno di William.
«Pensavo sarebbe tornato di mattina.»
«Evidentemente, invece, aveva programmato il ritorno per il pomeriggio.» disse Jonathan, esausto di sentire le lamentele della ragazza.
«E se gli fosse successo qualcosa?»
«Per l'amor del cielo, Jane, rilassati!»
«Sono in ansia, cerca di capirmi.»
«Ti capisco, davvero, ma stai facendo innervosire anche me.»
«Scusami.»
«Non devi scusarti, devi soltanto stare più tranquilla.»
***
Si era fatto buio e Jane si stava torturando i capelli.
«Posso essere in ansia adesso?»
«Magari è quasi arrivato.»
«Gli sarà successo qualcosa, ne sono quasi sicura.»
«Continuare a fissare la porta non lo farà magicamente entrare.»
«Lo so, ma sono più che nervosa! Non so cosa gli sia successo e se gli è effettivamente successo qualcosa, non so se ha deciso di tornare dopo!»
«Verrà.»
«Come fai a saperlo?»
«Se gli fosse successo qualcosa lo sapremmo, no? È pur sempre il figlio del Re.»
La ragazza si accasciò sulla sedia.
***
«Dovremmo andare a dormire, domani dobbiamo andare a lavoro ed è più tardi del solito...»
«No, no, è ancora presto.»
«Jane, è quasi mezzanotte, non è presto e ormai verrà domani, non ti pare?»
La ragazza si voltò verso il fratellastro con gli occhi un po' lucidi.
«Va bene.» sussurrò.
«Vieni, andiamo.»
La prese per un braccio e la portò nella sua camera, la fece sdraiare e le diede un bacio in fronte.
«Sta' tranquilla, va bene?»
«Sai già che non ci riuscirò.»
«Cerca di dormire, te lo meriti.»
Le diede una carezza e andò via, chiudendo la porta dietro di sé.
***
Jane si mise sull'attenti. Aveva dormito poco e niente, ormai era sveglia da più di un'ora e stava sentendo dei rumori dalla cucina, che non sembravano smettere. Qualcuno stava entrando in casa.
Si alzó, senza fare rumore, e prese la lampada dal comodino. Si mise in punta di piedi e aprì la porta, senza farla cigolare. Si affacciò in cucina e vide un'ombra chiudere la porta. Con un moto di coraggio gli si avvicinò e alzò la lampada. Fece per colpirlo, ma lui si stava girando e la urtò, così le prese il polso e la fermò prima che lei potesse tentare di colpirlo di nuovo.
«Ehi, ferma! Sono William! Non vorrai mica uccidermi?»
La ragazza lasciò cadere a terra la lampada e lui le lasciò il polso. Lei gli si buttò addosso, stringendogli le braccia al collo e rischiando di farlo cadere.
«Mi hai fatta spaventare a morte, sei un idiota!» disse, con la voce rotta dai singhiozzi. «Ti aspetto da quando sono tornata da lavoro, pensavo ti fosse successa qualcosa!»
«Va tutto bene, calmati adesso.»
La luce si accese. Era stato Jonathan, svegliato dai rumori. Guardò sorridendo i ragazzi, lei in punta di piedi per abbracciarlo meglio e lui che le accarezzava la schiena. Decise di lasciarli soli, non si vedevano da davvero troppo tempo e non voleva essere il terzo incomodo. Andò di nuovo nella sua camera, strofinandosi gli occhi.
«Perché sei venuto a quest'ora? Stavo per morire di paura!»
«Sono partito tardi — avevo delle ultime cose da fare con James — e non potevo aspettare domani per vederti. Mi dispiace averti fatto paura.»
«Non fa nulla, l'importante è che adesso tu sia qui e stia bene.»
«Sto benissimo, adesso che ti ho vista, anche se non mi immaginavo un incontro del genere.»
Si misero a ridere e la ragazza lo baciò. Lui sgranò un attimo gli occhi — pensava che sarebbe stato lui il primo a baciarla, non se lo aspettava — e poi li chiuse, perdendosi nel bacio.
«E questo cos'era? Vado via più spesso se poi mi saluti così.»
«Stupido.» sorrise lei e gli scompigliò i capelli.
«Mi sei mancata.»
«Anche tu.»
«Cosa hai fatto mentre non c'ero?»
«Principalmente ho cercato di far smettere alle persone di parlare. Dicono che io aspetti un bambino.»
Il ragazzo scoppiò a ridere. «E da chi lo aspetteresti?»
«Da te.»
La risata gli si spense in gola.
«Da me?»
Lei annuì.
«E perché mai dovrebbero dire una cosa del genere?»
«Magari perché stiamo sempre insieme e tu, tecnicamente, non dovresti avere niente a che fare con me. Pensano che ti abbia incastrato, in un certo senso.»
«Non farci caso, va bene? La gente non può capire, lasciali perdere.»
«Ormai mi ci sono abituata.»
«Mi dispiace che abbia dovuto passare queste cose senza di me.»
«Non è stato poi così tragico. Dopo che ho urlato contro tutti nella locanda hanno smesso di parlarne, almeno davanti a me. Adesso si dice che io sia pazza, ma non mi interessa più di tanto.»
«Avrei comunque voluto esserci. Magari avrei gridato un po' anch'io.» le disse sorridendo, e lei si mise a ridere.
«Cosa hai fatto tu, invece?»
«Hai visto come è fatto James, mi ha fatto divertire, anche se con te sarebbe stato meglio.»
«Non posso sempre esserci io.»
«Chi lo dice? E ho evitato di bere troppo, per la cronaca.»
La ragazza scoppiò di nuovo a ridere e lui la baciò, stringendola a sé.
«Dovresti andare a palazzo, adesso. Dovresti far sapere anche a tuo padre che sei tornato.»
«Lui può saperlo anche con mezz'ora di ritardo.»
Si sorrisero e si baciarono nuovamente.
«Però sarà meglio che vada via, adesso.»
«Perché?»
«Perché si vede che non hai dormito e ne hai seriamente bisogno, quindi adesso che sei più tranquilla vai a letto.»
«No, davvero, puoi restare ancora.»
Lui le mise un dito davanti alle labbra per farla stare zitta e le sorrise.
«Vieni, ti metto a letto.»
«Non sono una bambina.»
«Lo so, voglio solo assicurarmi che vada davvero a dormire.»
Le prese la mano e la portò nella sua camera. La fece sdraiare nel letto e le mise addosso il lenzuolo. Si chinò e le lasciò un bacio in fronte e una carezza sui capelli, e fece per andarsene.
«Mi lasci così?» sentì dire dalla ragazza prima di uscire dalla stanza.
«Che ti aspettavi?» chiese girandosi, con un sorrisetto sul viso.
Lei scrollò le spalle. Lui le si avvicinò nuovamente e le diede un bacio sulle labbra.
«Buona notte.» le sussurrò. «Ci vediamo domani alla locanda.»
«Come mai?»
«Voglio vedere se chiederanno anche a me del nostro bambino. Ho già tutte le risposte pronte.»
La ragazza scoppiò a ridere. «Non innervosirti per queste cose.»
«Oh, non mi innervosisco affatto. Dimostrerò soltanto che tu non mi hai teso nessuna trappola e che è tutta una mia decisione.»
«Cosa hai intenzione di fare?»
«Lo scoprirai.» le diede un bacio. «Buona notte.»
***
«Buongiorno.»
«'Giorno.» la salutarono Charlotte e Raphael.
Iniziarono a lavorare, Charlotte più lentamente degli altri.
«Sicura di non aspettare due gemelli? Hai una pancia enorme.»
«Oh, spero di no, uno per adesso basta.»
«Credi che sia un maschietto o una femminuccia?»
«Per me è maschio, Raphael dice che è femmina.»
«Quasi come una scommessa. Beh, il vincitore si scoprirà soltanto al parto.»
«Non nominarlo, non puoi capire la paura che ho, anche se mancano ancora tre mesi!»
Jane sorrise.
«Domani ci trasferiamo.» disse Raphael e alla più piccola spuntò un sorriso.
«È meraviglioso! Dovrete portarmici!»
«Certo!»
***
«Una zuppa, grazie.»
Jane portò ad un uomo un piatto di zuppa e ne prese un altro vuoto, poi andò in cucina a posarlo. Quando tornò in sala scese il silenzio e si guardò intorno per cercare di capire il perché. Alla fine notò William seduto ad un tavolo in un angolo della sala. Gli si avvicinò.
«Non pensavo volessi prendere qualcosa.» gli sussurrò.
«Invece sì. Una cioccolata, grazie.»
«Cosa vuoi fare?» continuò a sussurrargli.
«Va' a prepararmi la cioccolata.» le disse e le sorrise. Lei fece come le aveva detto.
Nella sala c'era un leggero borbottio, ma Jane lo ignorò. Poco dopo ritornò la confusione di sempre e la ragazza sospirò, senza che nessuno potesse sentirla.
«Cosa vuole fare?» sentì dire e sobbalzò. Era soltanto Charlotte.
«Non lo so, mi aveva detto che sarebbe venuto, ma non so che intenzioni abbia.»
«Non è stata un'idea geniale farsi vedere qui con tutto quello che si dice su di voi.»
«L'ha fatto proprio per questo.»
«Continuo a non capire. Come dovrebbe far stare zitte le persone facendo proprio quello di cui tutti parlano?»
«Non credo che li voglio far star zitti.»
«E cosa vuole, allora?»
«Non ne ho idea.»
La ragazza si allontanò con una mano sulla pancia e la schiena un po' all'indietro e Jane finì di preparare la cioccolata. Tirò un altro sospiro e andò al tavolo di William, poggiandogli la tazza davanti. Fece per tornarmene indietro, ma lui la tenne per un polso, facendola rigirare.
«Che c'è?» gli disse senza farsi sentire dagli altri.
Lui si alzò e la baciò. Alcuni iniziarono a dare gomitate ai compagni che ancora non se n'erano accorti e si girarono tutti verso di loro. Perfino Raphael e Charlotte si erano fermati.
Lui si scostò con un gran sorriso sul volto.
«Sei impazzito?» gli sussurrò lei, mentre tutti iniziavano a parlare.
«No, certo che no.»
«Io credo di sì, invece! Come diavolo ti salta in mente, con tutte queste persone?»
«Ora avranno qualcosa di vero su cui parlare.»
«Tu sei pazzo, completamente pazzo! Come se non bastassero le cose che dicevano prima!»
«Ti ricordi di quando ti ho detto che mi sarebbe piaciuto baciarti davanti a tutti?»
Lei annuì.
«Beh, l'ho fatto e non me ne pento.»
«Ma adesso cosa diranno? Soprattutto su di te! Tu dovresti sposare qualche contessa, non stare qui a baciare una cameriera!»
«E tu non mi hai incastrato in nessun modo.» disse tranquillo e la ragazza capì, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime di commozione.
«L'hai fatto per me, per dimostrare che non ti obbligo a stare con me in nessun modo...»
Lui le sorrise, accarezzandole una guancia.
«Ma adesso cosa dirà tuo padre? E tutti parleranno di te e-»
«E non mi importa. Soprattutto di mio padre.»
«Ma passerai dei guai con lui...»
«Potrà fare un po' di casino, è vero, ma cosa può farmi di più? Nulla. Non mi interessa cosa ne pensa lui, lo sai.»
«Non dovevi metterti in mezzo a questi problemi per me.»
«Farei di tutto per te.»
«Sei un idiota.» disse e le scappò una risatina.
«Sono un idiota innamorato di te.» le sussurrò all'orecchio e lei sorrise.
«Bevi la tua cioccolata, sarà diventata fredda.»
«Va benissimo.»
Le diede un bacio sulla guancia e si sedette. Lei tirò dritta in cucina trattenendo un sorriso, sotto gli sguardi penetranti di tutti.
«Cosa diavolo gli è saltato in mente?» disse subito Charlotte, seguendola in cucina.
«L'ha fatto per far tacere le critiche su di me. Tutti pensavano che l'avessi incastrato in qualche modo per farlo stare con me, così ha dimostrato che non è vero.»
«È una cosa così romantica e stupida allo stesso tempo che non so cosa pensarne!»
Jane scoppiò a ridere.
«Sono comunque felice che tu abbia trovato un ragazzo che vuole soltanto renderti felice.»
Le due si abbracciarono, ma Raphael entrò nella stanza.
«Non per interrompere, ma mi servirebbe una mano.»

||spazioautrice||
Buongiorno! Boh, mi andava di aggiornare. Non urlatemi contro dopo questo capitolo🙈 dai, William e Jane non sono così male insieme, sono cariniii *-* Buh, tra poco devo andare a fare i compiti, quindi evaporo. Bye babes
~Rob ❤️

KalosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora