Capitolo 17: Jason_La solitudine

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È sabato mattina, ho la valigia pronta e biglietti e documenti in mano

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È sabato mattina, ho la valigia pronta e biglietti e documenti in mano. Esco da casa mia e chiudo la porta, solo dopo, però, aver lasciato un biglietto attaccato al frigorifero a mia madre, la quale non so quando tornerà dal suo viaggio di lavoro. Prendo l'autobus e arrivo in aeroporto, per fortuna sono arrivato molto in anticipo! Qui sono lenti come non so cosa! Mi siedo in una panchina, aspettando il mio volo, scorrendo Facebook o la galleria, finché non mi arriva un messaggio.

*Torna tutto intero Rock!*

Tenero il mio Stevenuccio a preoccuparsi per me!

*Non preoccuparti per me, tornerò più intero di quanto io sia partito. Prenditi cura di Ali*

*Lo farò*

Appena leggo la sua risposta, chiamano il mio volo, spengo il telefono e m'imbarco.

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°Allacciate le cinture, stiamo per atterrare°

La voce del comandate, che annuncia l'imminente atterraggio, mi risveglia dalla mia dormita.

Guardo fuori dal finestrino: che vista incantevole! Non immaginavo che la Grecia potessero essere così incantevole!

~Non vorresti tornarci con qualche donzella altresì incantevole?~

~Ci potrebbe stare, ma, al momento, non mi viene in mente nessuna di così incantevole~.

~Certo, certo...~

~Nella tua voce sento, forse, del sarcasmo?~

~Può darsi~

~Cosa vuoi insinuare?~

~Che, forse, una bella rossa ha fatto breccia nel tuo cuore e che stavi pensando a lei quando ti ho chiesto se volevi tornarci con una donzella incantevole~.

~Nahhh! Che vai a pensare?~

~Ricordati che io sono te, quindi so cosa pensi, eheh~.

~Non so, minimamente, di cosa tu stia parlando~

Esco dall'aeroporto, un taxi è fermo davanti all'uscita in cui mi trovo io e chiedo se è in servizio. Appurato che lo sia, lo prendo e mi faccio portare in albergo. Entro nella hall.

-Salve, in che modo posso essergli utile?-

-Salve, sono il signor Matthew, mi sono fatto riservare una stanza a mio nome per due notti-

Controlla se il mio nome risulta sul suo computer e mi comunica:

-Sì, abbiamo la sua stanza, ma dovrei prima avere un suo documento-

Glielo porgo prontamente e lui, immediatamente, compila un foglio sul computer con tutti i miei dati.

Si volta e mi porge a chiave della camera

-Ecco a lei, la sua camera è la numero 158 e si trova al quarto piano-

-Grazie mille-

-Buona permanenza- si congeda lui

~Sarà un segno del destino?~

~Ma che stai dicendo?~

~O per Zeus! Ma sarai veramente trarlucco eh?~

~Tarlucco? Non inizierai a imprecare e insultare come Ali~.

~Proprio di lei stavo parlando! Il numero della tua camera è lo stesso dell'armadietto di Alisia!~.

~Oh, già~

~Confermo: SEI UN TARLUCCO!~

Arrivo in camera e mi butto sul letto dopo aver lanciato il borsone che ho come valigia da qualche parte nella stanza e chiuso la porta: nonostante non ho fatto assolutamente niente per tutto il giorno, sono stanco morto!

=================================================================Sono in una piazza con tutti i miei amici. A un certo punto la piazza si riempie di gente tutta vestita di nero. Qualcuno, dalle loro file, grida nella nostra direzione:

-Arrendetevi e non vi sarà fatto alcun male!-

Un brontolio percuote noi ragazzi e Alisia, decisa e sicura, risponde:

-Non possiamo arrenderci, non lo faremo mai!

-Peggio per voi!-

I di nero vestiti si dirigono, velocemente, a passo di carica verso di noi

-Per gli Dei!- grida Austin, corriamo tutti contro i nemici e iniziamo a combattere.

A un certo punto la scena cambia: sono sdraiato per terra con i muscoli doloranti, sono esausto e devo essere conciato male. Detta così suona male, non so cosa succede intorno e tutto il resto, ma so, per certo, che tutti gli altri sono nelle mie stesse condizioni, ma non so come faccio a saperlo.

-Vedi? Questo sarà l'ultimo momento di vita dei tuoi amici e tutto a causa tua, solo perchè sono diventati tuoi amici!- qualcuno dice questa macabra frase e poi se la ride, ma so che non è rivolta a me.

Questa persona deve aver fatto qualcosa perchè sento Alisia che piange e grida di smetterla, di lasciarci in pace, di prendere lei.

Dopo, questa persona si abbassa su di me, ha un cappuccio che gli copre il volto e, in mano, ha un coltello insanguinato, mi correggo, molto insanguinato.

Sento dei rumori alla mia destra, così, molto lentamente e dolorosamente, volto la testa verso l'origine dei rumori: Alisia sta cercando di rompere la gabbia trasparente in cui è imprigionata e, la gabbia, non ha nemmeno il più insignificante graffio. Guardo la migliore amica, sapendo che sarà l'ultima volta che la potrò vedere: è ancora più bella del solito, i corti capelli rossi sono sciolti e le si sono incollati in varie parti del viso senza che lei se ne curi; i suoi stupendi occhi eteronomi, uno blu zaffiro e l'altro verde smeraldo, sono, entrambi rossi e pieni di lacrime, così come le sue guance; le mani sono chiuse a pugno piene di graffi e contusioni mentre, ancora, cerca un modo per aiutarmi, inutilmente; la tuta verde smeraldo, come uno dei suoi occhi, tutta sgualcita e rotta in alcuni punti, di cui alcuni, sarebbe stato meglio che fossero rimasti intatti. Si vede che sta soffrendo molto, fisicamente e psicologicamente, il tutto aumentato dal fatto che questo stronzo incappucciato le ha fatto credere che quello che sta succedendo è tutta colpa sua, forse è vero, ma a me non interessa.

-Non...- mi blocco per sputare del sangue, okay: devo essere messo peggio di quello che immaginavo -Non è colpa tua, mia piccola saetta- mi fermo per sputare altro sangue

-Non ce l'ho con te-

Cerco di tirare le mie labbra in un sorriso.

-Mi mancherai piccola Ali- e mentre lo dico, capisco quanto siano vere queste parole. In questo momento ho smesso di pensare a Lei come la mia migliore amica ma, ora, la immagino come qualcosa di più, qualcosa di più bello. Qualcosa che ora non potrò più avere, purtroppo.

Sento un forte dolore alla gola e tutto diventa buio. 

The Her Saga #1 - The DaughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora