{Ash fa un sogno che le svela solo cose più confuse.}


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È passato troppo tempo dall'ultima volta che ho fatto un incubo, settimane? Mesi? Non ne avevo idea, so solo che, senza i sonniferi, sarebbe ricominciato tutto da capo. Solo che ne dovrò fare a meno finché non mi arriveranno i soldi mensili dei miei genitori.
L'ultima campanella del sabato suonò, ed io tirai un sospiro di sollievo mentre pensavo che nessuno mi avrebbe proibito di dormire per il resto della giornata.

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Oggi l'ho rivista.
Era talmente bella che iniziai a pensare che da quando non mi parlava più la sua bellezza fosse aumentata.
Ogni mattina la trovavo al bar e mi beavo di lei, scoprendomi a pensare che era l'unica cosa che mi distraeva dalla preoccupazione per Mike.
Stamani portava un golf bordeaux, lo stesso che aveva la prima volta che mi sono accorto che i suoi difetti cominciavano a piacermi.
"Adesso è tutto diverso." Pensai ricordandomi di quanto sia cambiata la mia vita dalla prima volta che Ash aveva sognato il rapimento di Michael.
"Ti prego, parlami, o almeno considerami!" Pensai distrutto dall'atteggiamento che lei portava nei miei confronti. Dalla nostra ultima conversazione vivo nell'ansia dell'attesa di una sua decisione: mi perdonerà o no?
La guardai andare via sapendo che la sua mancanza avrebbe continuato ha straziarmi il cuore.

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-Andate a pagina 67 ragazzi, oggi facciamo un argomento interessante.- Disse il professore di filosofia dopo aver interrogato un ragazzo il quale non sapeva nessuna risposta a nessuna domanda postagli dal docente.
Sbuffai raddrizzandomi sulla sedia per aprire il libro e andare alla pagina enunciata dal prof.
"L'ALTER-EGO." Era il titolo del nuovo argomento. Il nome mi fece balenare in testa il suono di una risata maschile, chiara e definita come il suono di una campana di notte.
-L'Alterego è la personificazione del nostro Sè profondo...- Iniziò a spiegare il professore.
"Io sono te..." Pronunciò il ricordo della voce nella mia testa.
-...la proiezione di noi stessi su un'altra persona, animale, oggetto, in pratica siamo persone che sostituiscono e rappresentano a pieno titolo un'altra. Ognuno di noi ha un suo alter ego, il contrario di se stesso, un gemello diverso.-
Continuò il prof.
"Tu sei una ragazza, io un ragazzo..." Ricordò la mia mente.
-Si pensa che il nostro doppio sia anche la nostra parte cattiva e, in certi casi, presagio di morte.-
Mi si bloccò il respiro.
"E questo cosa dovrebbe significare?" Chiesi a me stessa mentalmente scioccata e spaventata dal pensiero del mio alter ego.
"Ashton..." Pensai mentre il suono assordante della campanella ci comunicava che anche questa giornata di scuola era finita.

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Fuori il sole brillava e scaldava i passanti, ma io non ne sentivo il calore.
Avevo una strana sensazione, come se da un momento all'altro capitasse qualcosa di brutto. Ero terrorizzata, e in più c'era il ricordo di una voce, ma non riuscivo ad associarla a nessun volto, e come se non bastasse avevo in mente il nome Ashton, ma non conoscevo nessuno che si chiamasse così.
"Forse sto impazzendo."
Stavo andando in mensa mentre pensavo alla voce e per poco non andai a sbattere contro un Dominic triste e spaesato. Ora che Luc non gli rivolgeva la parola non sapeva mai dove sedersi a pranzo, e in camera era anche peggio.
-Non comunichiamo, gli ho chiesto scusa in tutti i modi possibili, ma in vano.- Mi raccontò mentre prendevamo posto nel nostro solito tavolo.
-Se non fosse che siamo anche in classe insieme non mi ricorderei nemmeno il suono della sua voce.- Disse prima di alzarsi per andare a prendere il nostro pranzo. Nell'istante in cui terminò la frase "il suono della sua voce" la risata mi ritornò in mente, sempre più nitida, e questa volta ne seguì un breve flashback di quando caddi nella doccia.
-Ash.. tutto bene?- Era Dromeda, non mi ero nemmeno accorta che era arrivata e mi stava guardando come se avessi appena vomitato sangue sul tavolo. Cercai di riprendermi.
-Si.. tutto bene.- Dissi cercando di essere il più convincente possibile, ma Dromeda non smise di guardarmi, aveva capito che qualcosa non andava, in fondo nemmeno io mi conosco così tanto come mi conosce lei.
Dominic tornò con due piatti di pasta e me ne porse uno, iniziai a mangiare senza alzare gli occhi dal piatto per evitare di incontrare quelli di Andromeda, che avrebbero subito avuto la certezza che qualcosa non andava in me, ma sentivo il peso del suo sguardo e improvvisamente mi sentii un'egoista.
L'atmosfera si fece ancora più tesa quando arrivò Luc sedendosi accanto a me e evitando in tutti modi di guardare Dominic.
-Ash, Drom, bella giornata non trovate?- Disse.
-Luc smettila, hai 18 anni sii maturo.- Lo sgridai io stanca.
-Se lo merita..- Iniziò a dire lui.
-No.- Lo fermai.
-Non se lo merita per niente, è il tuo migliore amico e non gli rivolgi la parola da quasi un mese o più, dovresti vergognarti.-
-Senti chi parla...- Disse Andromeda. Mi voltai verso di lei sbigottita da quella affermazione.
-Cosa?- Chiesi confusa, non ricordo di aver fatto qualcosa per ferirla, era l'ultima cosa che avrei voluto fare, anzi, non volevo proprio farlo.
-Tu hai qualcosa, si vede Ashlen. Potresti parlarne con noi, i tuoi amici, oppure puoi restartene li imbambolata a mangiare la tua pasta. E non sappiamo niente di Kiara, è sparita da troppo tempo e noi non stiamo facendo nulla per cercarla. Michael e Kiara sono importanti per noi, non possiamo continuare a fare finta di niente.-
Mi rispose Andromeda guardandomi negli occhi. Sospirai sapendo che aveva ragione. A quel punto pensai che, forse, se raccontavo ai miei amici quello che sta succedendo nella mia mente, non mi avrebbero presa per pazza.
Allora lo feci.
-Okay Andromeda, hai ragione, ho qualcosa. Dopo la lezione di Filosofia sull'alterego ho iniziato a ricordarmi di una voce, il problema è che non conosco nessuno che la possiede, ma penso che appartenga ad un certo Ashton.- Dissi.
Per un breve istante tutti e tre stettero zitti, mi guardavano come se avessi detto la cosa più incoerente del mondo, ma poi Luc parlò:
-Cavolo, seriamente? Non potrebbe essere collegato ai sogni su Mike?- Disse ansioso. Al nome del fidanzato Andromeda sobbalzò e una luce di speranza si accese nel suo sguardo.
-Non lo so Luc, non faccio più quei sogni da...- Dissi ricordandomi che erano i sonniferi che non mi facevano fare sogni. A quel punto capii.
-Sono i sonniferi!- Esclamai.
-Cosa c'entrano i sonniferi ora?- Chiese Dominic.
-Non faccio più incubi da quando prendo i sonniferi, devo solo smettere di comprarli.- Gli risposi, ma l'idea non mi sembrò più tanto allettante, quegli incubi mi terrorizzavano, non erano horror o pieni di mostri inquietanti, ma erano così realistici che quando sognai Mike ferito alla gamba, sentivo il suo stesso dolore straziante.
-Bene, dobbiamo solo aspettare che tu abbia un altro incubo.- Disse Luc mentre mangiava l'ultimo pezzo del suo panino.
-Adesso devo andare, devo riconquistare una persona...- Disse in tono seccato mentre si alzava e recuperava il suo zaino hai piedi del nostro tavolo.
-Dominic, vieni con me fratello?-
Silenzio.
Io e Dromeda ci voltammo verso Dominic, il suo volto si tramutò da triste, a confuso, per poi diventare euforico.
-Si, certo, arrivo subito.- Disse divorando la pasta avanzata in due bocconi.
-Grazie Ash, ti devo un favore.- Mi ringraziò baciandomi sulla guancia, poi si alzò e se ne andò seguendo Luc. Restammo io e Andromeda.
-È stato bello da parte tua farli riavvicinare.- Disse sorridendomi.
Io addentai l'ultima forchettata di pasta e mi alzai.
-Beh, è il minimo che potessi fare, Dominic sta già male per la scomparsa di Kiara.-
Le dissi mentre aspettavo che mi accompagnasse a posare i vassoi.
-Hai ragione.- mi rispose mentre ci incamminavamo verso i dormitori.
-Ash, c'è altro che vorresti dirmi?-
Non avrei mai potuto dirle che l'alterego è presagio di morte, non volevo pensarci nemmeno io, quindi mentii cercando di essere il più convincente possibile.
-No, tutto apposto.- Lei non insistette, ma mi guardò cercando di capire se mentivo o no.
-D'accordo.- Disse in fine.
Restammo in silenzio finché non arrivammo davanti alla porta del nostro dormitorio dove, forse per la stanchezza, sentii una voce, quella di Ashton, appena percettibile, ma sono sicura che mi stesse chiamando.

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