Sono Chelsy. Ho 15 anni. Mio padre, Mia madre e Mio fratello, sono morti il 30 marzo 2015. Il dolore che provo è straziante. Voglio scappare. Voglio chiudere gli occhi. Non aprirli più. Ma anche se lui non lo sa, lui mi tiene ancora viva. I suoi sgu...
Mi chiamo Chelsy, ho 15 anni. Sto male, il dolore dentro di me è straziante, a volte mi pugnalo da sola, a volte lo fa la gente, a volte tutte e due. Già da questo direte che sono strana, lo so. Il 30 marzo 2015, mia madre, mio padre, mio fratello e io, siamo morti in un incidente. Sono morta insieme a loro, sono morti per colpa mia, il babbo si è distratto perchè gli avevo risposto male. Il mio fratello era il mio universo, mi capiva, mi aiutava, mi protteggeva adesso sono come una stella senza il suo universo. Mi piace Sky, un ragazzo che viene in autobus con me. La mia amica dice che per me lui è irraggiungibile. Sono d'accordo. Ha 18 anni, è perfetto, è in alto, perchè mai dovrà abbassare lo sguardo? Mi guarda spesso, io cerco di non farlo, mi ricorda troppo Kay, mio fratello. Non so perchè lo fa, mi illude troppo. Non so di che colore sono i suoi occhi. So che ha un sorriso che scioglie il ghiaccio sul mio scudo, per questo ho paura. Non mi conosce, neanche io, ma ho sentito i suoi amici chiamarlo Sky. Mi piace il blu, è infinito. A volte voglio chiudere gli occhi, ma poi penso a Sky, alle sue dita che mi accarezzano i capelli, mi salvano. A volte voglio tirare pugni alla gente che sorride, perchè loro si e io no? Faccio boxe, mi piace. Scordo il dolore, per poco, ma lo faccio. Abito in un appartamentino con la mia amica Valery. Mi piace ballare. Grazie alla danza guadagno. Partecipo a battle abusivi di danza, dove il pubblico fa da giuria. Si guadagna bene, forse non per la coreografia, ma per come la balli,non so se mi capite. Anche Valery balla, siamo una squadra. Forse siamo amiche, ma mi dice sempre che non sono importante per lei. Ma sono forte. Un giorno quando guardavo dragon ball con mio fratello, mi disse che devo essere come quello biondo, indistruttibile, cadere e poi rialzarsi, non piangere mai. E così feci.
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