capitolo 6

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Era passato un mese. Un mese che aveva stravolto il concetto di felicità di Marisa. Aveva iniziato ad amare Milano come piano piano anche Jean. 
Lui le teneva la mano per le strade, strade in cui lei non aveva mai avuto l'occasione di passare, date le costrizioni che Mauro le metteva. 
Elaborava piano piano le sue nuove idee riguardo l'amore e la felicità. Finalmente iniziava a curarsi di se stessa. 
-A cosa pensi?

Come spesso capitava, Marisa si perdeva per sensazioni mai provate e Jean, sempre con dolcezza, le domandava cosa le passasse per la testa. 

-Vedi quei bambini in fondo alla strada? Uno ha l'aria malinconica, è assente, mentre l'altro sta pensando a qualcosa di molto bello, gli occhi gli si illuminano, guarda come osserva il mondo...

-Oh... hai ragione. Mentre osservava gli occhi del bambino, Jean non si rendeva conto dell'oscurità che d'improvviso era scesa sui suoi.

-Perchè quella faccia? Non è meraviglioso? Marisa era stupita del cambiamento d'umore del giovane uomo, non ne capiva il motivo.

-Amore... ho preso una cosa. Alle sue parole la ragazza era sollevata, anche un po' impaurita.

-Che cosa? La pianta per la cucina? Oppure quel servizio da the che abbiamo visto insieme? Marisa sapeva, anzi, sperava, che non fossero quegli oggetti, ma per alleggerire la tensione e sollevare il morale del ragazzo, azzardò la domanda.

-Una città.

-Una città?  Un sorriso iniziava a spuntare sul volto della bionda, nonostante lei cercasse di trattenerlo.

-Oh sì, una città. La città più bella che vedrai. Puoi sceglierla tu.   Marisa in quel momento gli saltò addosso, lo strinse forte, impedendogli di scappare. Poi gli sussurrò una sola parola.

-Venezia.


Probabilmente ce l'avrebbe fatta anche senza, ma, volendo che il viaggio fosse perfetto, la bionda decise di tornare a quella che ormai non era più casa sua, per prendere una sola cosa, a cui però teneva molto. 

Quel giorno Mauro si era rassegnato. Aveva capito che lei non sarebbe più tornata, forse era un po' pentito di quello che aveva fatto, e, rassegnato, invece di lasciarsi andare con l'alcol, come aveva sempre fatto in momenti simili, portò a casa Anna. Quando Marisa diede il primo giro di chiavi sentì una risata acuta,stridula, provenire dalla stanza dove tante volte si era rifugiata dal dolore, e iniziò a batterle forte il cuore. Le mani le tremavano tanto che aveva quasi rischiato di farsi scoprire, facendo cozzare tra loro le chiavi. Per un momento c'era stato silenzio, poi, la bionda aveva sentito dei piedi svelti e leggeri correre sul parquet e al rumore di una porta che si chiudeva diede il secondo giro di chiavi. Come prevedeva, la porta era quella della camera da letto. Nonostante sapesse che Mauro aveva bisogno di andare avanti, nonostante tante volte avesse sperato che stesse bene senza di lei, la giovane ragazza tremava al sentire quei rumori, qualcosa in lei si ruppe ulteriormente. Entrò silenziosamente, non lasciò che una sola lacrima le bagnasse il viso, e raggiunse la sala da pranzo. 
Quello era l'unico luogo che nella sua vita passata non aveva nessun contatto con il marito. Quello era l'unico posto che era veramente stato suo e di nessun altro.
Con le gambe che ancora tremavano infilò le mani nel secondo cassetto delle porcellane, e come si aspettava lei era ancora lì. Rassicurata lasciò andare un sospiro di sollievo, che non aveva significato, dato il rumore che c'era nella casa. Poi iniziò a correre verso l'uscita e contenta di se stessa sbattè forte la porta. Sentì un urlo. Un urlo che conteneva il suo nome. Ma ormai lei era già sulla Jaguar del ragazzo che l'aspettava fuori. Girarono l'angolo un attimo dopo che gli occhi di Marisa toccarono gli occhi di Mauro.

-Allora questa è la famosa collana? 

-Questa è la meravigliosa collana che possiedo. 

Nonostante il turbamento di entrambi che si mostrava dal groviglio di dita livide strette dietro il freno a mano, la giovane coppia era sollevata. Finalmente il sogno di lei si stava per avverare. E lui era ansioso di realizzarlo.  Così la macchina proseguì verso la stazione. 
Quando il treno lasciò Milano, Marisa lasciò andare le lacrime che aveva trattenuto tra le braccia del ragazzo, Jean capiva che lei sarebbe stata la donna della sua vita. 

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