Capitolo 6 - Amelie

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Voglio passare la nottata con Bill. Voglio stare vicino a lui. Non mi fido di questo posto. Troppi problemi in così troppo poco tempo. Non potrei sopportare di perdere anche il mio unico vero amico.

Mi corico dove quel ragazzo della mia età o poco più mi ha indicato. Ha una bella voce, da ammaliatore oserei dire, mentre il suo compagno che ha la fissa di chiamarmi panterina ha un tono di voce più duro.

Non sono riuscita ad identificare al meglio i loro visi, la sera è inoltrata e l'accampamento dei moschettieri del Re è completamente buio e privo di luci.

Mi avvicino al mio cavallo aprendo la recinzione in legno che gli impedisce di girovagare libero.

<< Ehy bellissimo, posso dormire con te? >>

Gli chiedo sorridente e con tono di voce dolce. Per tutta risposta ricevo un nitrito felice e si accovaccia per terra nello stesso punto in cui si trovava prima di alzarsi per venire verso di me quando ero entrata.

Mi poggio con la schiena e la testa sul suo grande ventre, come quella sera, incrociando le braccia dietro la testa ed accavallano le caviglie. Guardo la parete della stalla, fino a che mi addormento.

***

<< Ehm, biondina. Svegliati >>

Sbuffo con gli occhi ancora chiusi mentre inizio a perdere sonno. Sventolai una mano davanti alla faccia come se potessi in qualche modo far scomparire la persona che stava cercando di svegliarmi.

<< Simone lasciami dormire >

Sbadiglio girandomi su un fianco

<< Sono già arrivata a Parigi >>

Biascico mentre riprendo sonno

<< Bambolina, non scherzare con me. Forza alzati >>

Riprendendo un po' coscienza e mi rendo conto che quella non è la voce di Simone, ma bensì di quel moschettiere che ieri sera mi ha portata da Bill.

Apro gli occhi lentamente e mi accorgo di star abbracciando il possente collo del mio cavallo prendendomi i miei tempi per alzarmi.

Pulisco gli abiti dalla paglia che è rimasta impigliata e guardo il ragazzo aspettando che mi dica il motivo per cui mi ha svegliata.

<< È tardi. La stalla serve per i nostri cavalli. Quindi, ti chiedo molto gentilmente di raccogliere le tue cose e di trovarti un altro alloggio >>

<< Ok >>

Rispondo semplicemente alzando le spalle indifferente chinandomi ai piedi di Bill e accarezzandogli il muso molto delicatamente per non rendergli brusco il risveglio.

<< Hey dormiglione, forza svegliati. Dobbiamo trovarci una locanda per questa notte >>

Il mio cavallo apre gli occhi lentamente per poi alzare il collo e tirarsi in piedi.

Mi giro verso il giovane, che ora, guardandolo meglio, riesco a notare perfettamente il suo viso e la sua mascolinità grazie alla luce del sole. Possiede dei bellissimi occhi nocciola con qualche macchiolina di verde sparse per l'iride, un naso perfetto, delle labbra piene circondate da della barba che lo rende molto più grande e uomo. Mentre la sua divisa, costituita solo da una leggera camicia che tiene a sbuffo - proprio come me - sui pantaloni, le maniche sono risvoltate fin sopra il gomito, mentre gran parte è sbottonata lasciando intravvedere il suo petto peloso. Dei pantaloni neri in pelle, con degli stivali in camoscio che arrivano fino al ginocchio e piuttosto attillati alla gamba. Una giacca, anch'essa in pelle nera, aderente, che arriva fino all'altezza dei fianchi con all'altezza del cuore un simbolo geometrico differente da quello del mio nemico. Un mantello sempre nero che ricopre solo una spalla, mentre nella parte opposta c'è solo un filo che fa in modo che il tessuto non cada da sopra la spalla da cui è poggiato ed un cappello altrettanto nero con una piega al lato da cui compare una piuma di un bianco puro. Non posso non notare come la divisa metta in risalto il suo fisico muscoloso e la sua corporatura imponente. È proprio un bel ragazzo ad essere sincera. Se non fosse per il fatto che è un montato e schiavo della propria bellezza.

LA QUARTA MOSCHETTIERADove le storie prendono vita. Scoprilo ora