Corsi veloce senza sosta tra le strade della città, ignorando il rumore del battito incessante e ripetitivo che producevano i miei sandali appena toccavano il suolo, cercando solo di fuggire al più presto dal grosso e panzone uomo vestito in un camice bianco e con un grande e, altrettanto, bianco cappello da chef sul capo che cercava di acchiapparmi, ma la sua condizione fisica lo costrinse a rallentare un po', lasciandosi sopraffare da me: un giovane e arzillo ragazzo che nella mia corsa rischiai perfino di investire una ragazza con in mano due buste piene di vestiti, dai lunghi e mossi capelli arancioni che danzavano nel vento e due occhi profondi dello stesso colore.
-Sta più attento!- protestò indignata con un gesto secco del capo che fece smuovere delicatamente i suoi luminosi e vibranti capelli sulle sue spalle, continuando poi per la sua strada. Borbottai un lieve "Scusa.", imbronciato per la sua reazione prima di tornare a quella corsa sfrenata, mentre sentì il padrone della locanda lamentarsi con la ragazza in questione per essersi fatta sfuggire me nonostante le sue avvertenze urlate a squarciagola, ma lei non mi sembrò molto dispiaciuta della cosa, anzi continuò imperterrita per la sua strada.
Lo osservai piegato sulle ginocchia tra gli affanni e, ridacchiando, gli mostrai una bella linguaccia, per poi svoltare e alzare lo sguardo al cielo, allungando le braccia elastiche come la gomma. E mi aggrappai alle tegole per poi lanciarmi come una molla sopra di esse, e subito atterrare, ma non mi aspettavo certo che sopra quel tetto stesse riposando una persona, a cui inevitabilmente piombai addosso, rischiando anche di farla cadere fuori da quel poco spazio disponibile, mentre il locandiere, nel perdermi di vista, aveva cambiato strada. Sospirai, sollevato di non essere finito nelle sue grinfie, mentre tornai a guardare il bello addormentato che non si aspettava certo un risveglio tanto brusco quanto inatteso intanto che si issò sulle braccia, alzandosi col busto e mettendosi seduto con me a cavalcioni sopra le sue gambe lasciate distese.
-Scusa.- esclamò frettoloso, ma con un grande sorriso appena constatò di non essere più seguito, rilassandosi senza spostarsi dal povero malcapitato, alias me.
-E quindi.. -commentai piano, cercando di elaborare quella buffa situazione -Tu saresti...?- chiesi con mio solito tono brusco e distaccato, aspettando risposta mentre lo studiai con uno sguardo serio, come mio solito, abituato a non abbassare mai la guardia, osservando la sua chioma corvina sventolare al vento con dolcezza. Non era troppo muscolo, constatai, ma nemmeno poco da come si poteva notare dagli addominali tonici lasciati scoperti e attorniati da una cicatrice a forma di X sul petto che sembrava come fatta da una bruciatura. L'altezza, non potevo definirla al momento, ma indossava una camicia rossa, sbottonata e a tre quarti di maniche che sventolava piano dalla base. Scendendo con lo sguardo osservai le bermuda azzurre con una fascia gialla e lunga usata come cinta, con l'estremità che calava fuori, lasciandosi cullare dal vento, libera, per poi notare, guardandolo nei suoi grandi e profondi occhi come due pozzi neri la cicatrice sotto quello sinistro, a due punti. Ho trovato uno scapestrato, non feci a meno di ipotizzare nei miei pensieri.
-Il mio nome è Luffy!- esclama festoso -Tu, invece?- domanda di rimando, incuriosito dal nuovo conoscente.
-Zoro.- affermai secco, cercando di scrollarmelo di dosso, riuscendoci per poi esclamare -Perché quel tipo ti seguiva?- riferendomi al barista. Lo osservai alzare le spalle con nonchalance e con altrettanto tono di sufficienza affermare:
-Non ho pagato il conto.- e si mise a ridere, come se ciò fosse una cosa del tutto normale.
-D'accordo.- borbottai, lievemente sbigottito, alzandomi per sistemarmi la fascia vermiglia legata ai jeans verdi, stirandomi con le mani la casacca bianca e sistemandomi la bandana nera legata al mio bicipite un po' sgualcita, scendendo giù a terra e tenendo sempre d'occhio il ragazzino che, saltando, iniziò a seguirmi con le braccia dietro la testa, ed un volto spensierato in faccia. Mi fermai di scatto, irritato, voltandomi -Cosa vuoi?- sbotto, alzando un sopracciglio in attesa di una risposta, notando che non fosse alto come me, bensì arrivava, sì e no, al mio petto.
-Niente, ma in giro c'è ancora il locandiere. Quindi devo fare la strada lunga.- e rise ancora, senza fermarsi e sorpassandomi, evitando troppe pretese.
-Come mai non ti ho mai visto da queste parti?- oso chiedere al ragazzo che prese, da dietro, il suo cappello di paglia solo per rimetterselo in testa.
-Sono qui da poco. Con l'esattezza sono nato qui ed ora ci sono tornato. Tu?- afferma schietto, non facendo a meno di sorridere in un modo tanto ingenuo e innocente, come solo un bambino potrebbe fare.
-Nato e vivo qui, ma a volte parto perché sono il quarterback della squadra di football e che presto vincerà le nazionali.- ghigno, fiero di me e della mia squadra -Perché sei tornato?- gli chiesi poi, voltandomi di lato verso di lui che continuava a guardarmi felice, ormai al mio fianco, ma appena pronunciai tali parole quel sorriso si spense di botto.
-Io..- borbotta un attimo, come del tutto perso e con uno sguardo sconnesso, mentre abbassò il capo per coprirsi gli occhi con il cappello; assottigliai lo sguardo, pentendomi per quella domanda, forse troppo azzardata. Ma lui riprese fiato, rialzò la testa e, rispondendo deciso e sincero, con un lieve tono di pacata innocenza, affermò: -Sono qui per una vacanza.- ridacchiò poi, lasciandomi scettico per quel cambio di umore improvviso, però mi tranquillizzai, toccando con le dita i manici delle mie fidate katana come per reggerci il braccio, come facevo sempre.
Sbuffai e alzai il capo, osservando la luce del giorno impossessarsi dei miei occhi, e lasciai alle mie pupille di godersi quel beato cielo azzurro, con qualche nuvoletta attaccata sopra.
-Okay. Ma se non paghi, dubito mangerai ancora.- esclamai ad un tratto, pacato, lasciandolo spaventato.
-Non dire così! Come faccio senza cibo!- e fece la faccia tipica del quadro di Munch, e con quel viso; non seppi spiegarmi come o perché, ma un sorriso sfuggì dalle mie labbra. Quel ragazzo era così bizzarro.
-Come mai non paghi? Sei venuto qui da solo, senza i tuoi.. è per questo?- osservai curioso.
-Non ho mai conosciuto i miei, in realtà. A parte mio nonno... Però lui lavora sempre in Marina, quindi lo vedo poco.- spiegò con sufficienza -Ma ho un po' di soldi messi da parte.- tenne a precisare, sempre con quell'entusiasmo fanciullesco che, a quanto mi pareva, lo caratterizzava.
-Molto bene, io sono arrivato.- affermai poi, davanti ad una piccola villa dove accanto risiedeva un dojo: quello di mio padre. Sbuffo, leggermente stanco prima di voltarmi ancora verso Luffy -Forse ci vedremo in giro. A presto.- e avviandomi dentro, dandogli le spalle; con un braccio alzato per salutarlo nonostante non lo stessi guardando in faccia, lo sentì allontanarsi a passi lenti, senza fretta, dopo aver ricambiato il proprio saluto con un grande "Ciao!".
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In love by chance
FanfictionMonkey D. Luffy è un ragazzo di diciannove anni, ma con la testa, troppo, tra le nuvole ed un cuore grande e ricolmo di innocenza. Purtroppo si porta alle spalle un grande segreto e dentro un profondo dolore che continua a tormentarlo senza sosta. ...