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Violet era appoggiata sul petto di Jonathan e tracciava dei cerchi col dito sulla sua pelle.
«Mi sento felice.» sussurrò lui, senza accorgersene.
«Anche io, non puoi immaginare quanto.»
«Ormai dovrebbe essere ora di cena, resti?»
«Io resterei per sempre.»
Il ragazzo sorrise.
«Resti anche stanotte?»
«Magari domani. Vorrei dirlo a mio padre, prima. È un miracolo che ci abbia lasciato stare, non voglio fargli perdere di nuovo la pazienza.»
«Va bene, hai ragione.»
Si stamparono un paio di baci, finché qualcuno non bussò alla porta.
«Jane?» chiese Jonathan, alzando un po' la voce.
«Sì, sono io. Ragazzi, io non so se voi abbiate voglia di mangiare, ma ho preparato qualcosa.»
«Arriviamo.»
Jane tornò in cucina e loro si vestirono, per poi uscire dalla camera.
«Cosa posso fare?» chiese Violet a Jane, ma lei scosse la testa.
«È già tutto pronto, basta solo che tu sia qui.»
La bionda sorrise e andò a sedersi accanto a Jonathan, intrecciando la sua mano con quella di lui.
***
«Non mi va di lasciarti sola, l'ultima volta è successo un casino con Edward. Vieni con noi, devo soltanto accompagnarla a palazzo.» disse Jonathan a Jane.
«No, smettila, sai già che non verrò, quindi non sprecare ancora fiato.»
«Sei così testarda!» sospirò lui e lei gli sorrise.
«Esatto, quindi arrenditi. Adesso portala a casa, prima che si faccia troppo tardi. Tranquillo, qui non verrà nessuno.» aggiunse, osservando lo sguardo del fratellastro.
«E poi, ho sempre a disposizione le padelle! Non mi spavento mica a usarle.» continuò, facendolo ridere.
«E va bene, ma non aprire a nessuno.»
«Non ho dieci anni, Jonathan, vai!»
La ragazza salutò Violet, che insieme al ragazzo andò via.
Jane sospirò, mettendosi a pulire. Pensava seriamente che non sarebbe venuto nessuno a casa sua, quindi si mise a canticchiare. E in effetti, non venne davvero nessuno, dato che quando bussarono era soltanto Jonathan.
«Jane, apri!»
«Sì, sì, sto aprendo.» disse, asciugandosi le mani e andando alla porta. Per poco non le venne un infarto quando vide fuori.
«Dio mio, cosa diavolo è successo?»
Tra le braccia del ragazzo c'era una figura alta e bionda, ricoperta di sangue in faccia, quasi priva di coscienza. Era Damien.
«Aiutami ad entrarlo.»
«Sì, certo.»
Lo prese sotto un braccio e lo trascinò dentro insieme al fratellastro.
«Posso sapere cosa è successo?!»
«L'ho trovato per strada, non so cosa gli sia successo.»
La ragazza lo guardò meglio. Aveva il labbro inferiore, lo zigomo e la fronte spaccati, e colava sangue.
«Dobbiamo fare qualcosa, non possiamo lasciargli le ferite così, soprattutto in fronte.» disse e Jonathan annuì.
«Cosa facciamo?»
«Non lo so, cerca-»
La ragazza si interruppe. Damien le aveva preso il polso.
«Edward. Chiamalo.» sussurrò e lei si girò verso il fratellastro.
«Non so dove abita.»
La ragazza sospirò. «Resta con lui, vado io. Tienilo sveglio.»
Uscì subito da casa e dopo cinque minuti stava già bussando a casa del ragazzo. Fortunatamente fu proprio Edward ad aprire.
«Che ci fai qui?»
«Non è il momento adatto per litigare, devi venire con me, si tratta di Damien.»
***
Edward entrò a casa di Jane correndo e si avvicinò subito al fratello, seduto su una sedia. Gli si inginocchiò accanto e gli prese una mano tra le mani. Poco dopo entrò pure Jane, con l'affanno per aver rincorso il ragazzo. Rimase un secondo accanto alla porta, ad osservare i due ragazzi. Era palpabile l'amore che Edward provava per il fratello.
«Sono qui, sono qui.» gli stava sussurrando e il biondo gli stringeva la mano.
«Era a terra, per strada.» disse Jonathan e Edward annuì.
«Grazie per averlo portato qui.»
Si alzò e si passò una mano sulla faccia.
«Cosa possiamo fare?»
«Credo che prima di tutto dobbiamo ripulirlo per vedere meglio le ferite. Vado a prendere un panno e una ciotola d'acqua.»
«Ti do una mano.» le rispose Jonathan e andarono in bagno.
«Perché?» gli sussurrò lei.
«Non credi che debbano restare un attimo da soli?»
Quando tornarono in cucina Edward stava scostando i capelli dal viso di Damien, ma smise subito appena li vide.
«Faccio io, tranquillo.» gli disse Jane, prima che lui potesse dirle di allontanarsi.
Si mise davanti al ragazzo e con delicatezza gli pulì il viso. Metà del viso stava iniziando a gonfiare e a diventare violacea e lui stava iniziando a prendere maggior conoscenza.
«Jane...» sussurrò, con più forza di prima, e sbatté gli occhi.
«Shh, va tutto bene.» gli rispose con voce dolce, accarezzandogli una guancia, e lui si lasciò andare ad un sospiro, chiudendo gli occhi.
«Sono stanco.»
«Resta sveglio ancora un po', poi ti lasceremo dormire.»
Lui annuì.
«Sono messo male?» chiese.
«Solo un po'.»
«Cosa ti è successo?» chiese Edward.
«Mi hanno preso da dietro e mi hanno buttato a terra. Ho sbattuto la testa.»
«Chi è stato?» chiese ancora, stringendo i pugni.
«Non li ho visti.»
«Perché l'hanno fatto?»
«Non ne ho idea.»
«Damien.» lo ammonì il maggiore.
«Davvero, non ho fatto nulla!»
Edward lasciò cadere il discorso.
«Credo di dover dare dei punti sulla fronte e sullo zigomo.» disse ad un certo punto Jane e Edward le si avvicinò per osservare meglio il fratello.
«Devi proprio farlo?»
«Beh, non credo che queste ferite si rimargineranno da sole.»
Lui tirò un sospiro. «Fa' ciò che serve.»
Jonathan andò a prendere quello che serviva e Jane stava per seguirlo, ma Edward la chiamò.
«Sì?»
«Volevo dirti... Sai quant'è importante per me Damien e quindi... Grazie per tutto quello che stai facendo.»
«Damien è un bravo ragazzo, non è giusto quello che gli è successo. Farei questo ed altro.»
In cucina tornò Jonathan a interrompere il discorso. Jane prese l'ago e il filo e tirò un sospiro. Non aveva mai dato punti in faccia a qualcuno e aveva paura di far rimanere qualche brutta cicatrice a Damien. Gli si avvicinò, ma le tremavano le mani.
«Jane, sta' calma.» le disse Jonathan, ma non servì a molto.
«Non preoccuparti, non mi farai male.» le disse anche Damien, ma continuò lo stesso a tremare.
«Jane.» le disse anche Edward, ma non c'era niente da fare. Le si avvicinò e, da dietro, le mise le proprie mani sulle sue.
«Per favore.» le sussurrò.
Le salì un brivido sù per la schiena. «Va bene.»
Lui si allontanò, lasciandole le mani libere e lei tirò un sospiro.
***
«Come credete che siano venute?» chiese, osservando Damien da lontano.
«Non male, tranquilla. Hai fatto un buon lavoro.» le disse Jonathan e Edward annuì.
«Mi sento un po' troppo sotto osservazione.» disse il piccolo e al maggiore nacque un sorriso. Gli si avvicinò e lo abbracciò.
«Mi hai fatto prendere uno spavento, sei un idiota.»
«Grazie tante, tu sì che sai come far sentire bene le persone.»
Si misero a ridere.
«Alla mamma verrà un colpo quando ti vedrà così.»
«Allora sarà meglio non farle vedere questo.» disse, e si alzò un lato della maglia, scoprendo un gran bozzo nero e viola.
«Ti fa male?»
Il biondo scrollò le spalle.
«Se scopro chi è stato lo uccido.» disse, abbracciandolo di nuovo.
«Edward, va tutto bene, non è così grave, poteva andare peggio.»
«Non mi importa, ho avuto paura.»
«Chi sei tu e dove è mio fratello? Sei troppo dolce.»
«Non fare l'idiota.»
Si misero di nuovo a ridere e Jane si accorse di star sorridendo esageratamente soltanto quando Jonathan le tirò una gomitata tra le costole.
«Mi hai fatto male!»
«Te lo stai mangiando con gli occhi!»
«Cosa? Certo che no!»
«E allora perché stavi sorridendo in quel modo?»
«Perché sono carini insieme! Hanno un bel rapporto!»
«Certo, come no.»
Stavolta toccò a Jane dare una gomitata al fratello.
«Non dire bugie.»
«Sai che io dico soltanto la verità e tu lo stavi mangiando con gli occhi! Cerca di non saltargli addosso per stasera.»
Jane gli diede una gomitata ancora più forte che gli fece trattenere il fiato.
«E comunque, non ti consiglio di dare tutte quelle confidenze a Damien.» continuò a sussurrare.
«Quali confidenze?»
«Carezze, tono smielato...»
«Stavo soltanto cercando di farlo rilassare. Può servire un po' di dolcezza quando si soffre.»
«Beh, evidentemente suo fratello non la pensa allo stesso modo.»
«Che intendi?»
«Non so come abbia fatto a trattenersi dal venire a separarvi o dal tirare un pugno al muro.»
«Non ne avrebbe avuto motivo.»
Il ragazzo le gettò un'occhiata e scrollò le spalle. Non poteva fare molto altro se lei non voleva crederci.
Si avvicinarono ai due e Jonathan diede una pacca sulla spalla di Edward, mentre Jane chiedeva a Damien se si sentiva meglio.
«Sì, grazie. Adesso l'unica cosa che mi preoccupa è mia madre. Mi terrà sotto protezione fino alla mia morte.» disse, facendo ridere Jane, ma Edward non se ne stava curando e tirò un po' più indietro Jonathan.
«Non dirle niente.»
«Cosa?»
«Prima pensavo soltanto che Damien si facesse male.»
«Con una carezza?»
«Sì, può far male quando si hanno già dei dolori e-»
«Edward.» lo interruppe.
«Non dirle niente.» ripeté. «È fidanzata e anche io, quindi non può esserci nulla, va bene? Non c'è nulla.»
«Sei fidanzato? E con chi?»
«Ha la mia età, non è nessuno di particolare.»
«Per te dovrebbe essere importante, se è la tua fidanzata.»
«Sì, sì, ma... Perché non la smetti?»
Jonathan sorrise, incrociando le braccia al petto.
«Ti piace mia sorella?»
«Jane? No, certo che no. Che ti salta in mente?»
«Mi è parso di vederti abbastanza interessato, o sbaglio?»
«Sbagli, decisamente.»
«Se lo dici tu...»
«Come va tra lei e il principe?»
Per poco Jonathan non scoppiò a ridere e decise di osare, mentre osservava il viso del ragazzo. «Va molto bene, direi. Sono quasi sempre insieme, credo che ormai sia una cosa ufficiale. Jane è felice con lui, la tratta come una regina.»
Il viso di Edward era sbiancato pian piano mentre l'altro parlava e il più grande per poco non si buttava a terra ridendo.
«Oh, meglio così! Se si amano, chi siamo noi per parlare di loro?»
«Hai ragione, l'amore è l'amore, mio caro Edward.»
«Già, già. Tu come sei messo?»
«Non potrebbe andare meglio.»
«Buon per te.»
«Edward, andiamo a casa? Ho soltanto voglia di dormire e di sbrigarmi con la mamma.» disse Damien, attirando la sua attenzione.
«Sì, certo.»
Gli si avvicinò e lo prese da sotto un braccio, aiutandolo ad alzarsi.
«Ce la fai?» gli chiese.
«Sì, sì. Grazie a tutti e due, non so come avrei fatto senza di voi.» disse, rivolgendosi a Jonathan e Jane.
«Non c'è di che, Damien, sei sempre il benvenuto qui.» gli rispose Jane. «Passa una buona nottata.»
«Buonanotte.»
I due uscirono di casa e Jonathan andò a chiudere la porta.
«Di cosa avete parlato tutto quel tempo tu ed Edward?»
«Oh, niente di che.»

||spazioautrice||
Buongiorno! So di essere in ritardo, ma sono stata male, quindi spero che possiate perdonarmi. Spero anche che il capitolo vi piaccia e niente, non so che dire. Ci sono stati gli Oscar stanotte! E io li ho guardati solo fino a mezzanotte, ero troppo stanca. Vabbè, i risultati li guardo oggi su internet 🙈 Boh, non so più che dire, ancora non mi sento proprio benissimo, quindi vi lascio. Buon lunedì!
~Rob ❤️

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