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Non era più successo nulla di interessante da quella sera, Edward era nuovamente sparito e Jane non pensava nemmeno di provare a riallacciare i rapporti con lui. Jonathan non le aveva detto più nulla su quanto aveva capito e con Violet andava tutto perfettamente. Così, anche luglio era arrivato.
Jane era a casa con Jonathan. Violet gli aveva detto che suo padre voleva conoscerlo meglio, così quella sera sarebbe dovuto andare a cena da loro, a palazzo. Lui aveva acconsentito tranquillamente, ma appena lei era andata via aveva iniziato a tartassare Jane. Era tutto un dramma, per lui: come doveva vestirsi? Doveva sistemare i capelli? E se faceva qualcosa di sbagliato e diventava antipatico al padre di lei? E se – ancora peggio – quest'ultimo decideva che non era il ragazzo adatto per sua figlia?
«Jonathan, sta per venirmi mal di testa, la smetti?»
«No che non la smetto! Quell'uomo ci ha fatto separare per tre mesi, non voglio che succeda di nuovo!»
«Non accadrà! Andrai benissimo, ne sono certa.»
«No, no, andrà tutto a rotoli!» cominciò a dire e continuò senza fermarsi.
«Jonathan.» lo chiamo lei, ma non le diede ascolto.
«Jonathan!» ripeté, a voce più alta, e finalmente la smise di parlare.
«Adesso ascoltami: va' a farti una bella doccia, così ti rilassi, poi ti vesti e vai a palazzo, va bene? Non pensare che devi stare con suo padre, se stai calmo andrà tutto bene.»
«Tu dici?»
Lei annuì e lui sospirò.
«Sii semplicemente te stesso, suo padre non avrà nulla da ridire.»
«Lo spero.»
***
«Mi sento un idiota vestito così.»
«Invece stai benissimo.»
Jane gli stirò un attimo il gilet sopra la camicia e gli sorrise.
«Adesso va' e fa' vedere a quell'uomo quanto si è sbagliato in tutto questo tempo e che sua figlia non poteva trovare di meglio.»
«Come farei senza di te.» sospirò e la abbracciò.
«Passa una bella serata, te la meriti.»
«Spero di tornare presto, non mi va di lasciarti qui da sola di sera.»
«Non preoccuparti per me, non succederà nulla. Pensa a divertirti.»
«Mi pare un po' difficile.»
«Ti fai troppe paranoie. Adesso vai, o arriverai tardi.»
Gli stampò un bacio sulla guancia e gli scompigliò i capelli, poi lo fece andare via. Sospirò e, non avendo fame, si preparò una cioccolata. Andò nella sua camera e si rannicchiò, mettendosi il libro sulle gambe.
***
Jonathan entrò a palazzo deglutendo. Dire che era agitato era un eufemismo.
«Ci sei? Jonathan?»
«Eh? Oh, sì. Mio dio, sei bellissima.»
Violet arrossì leggermente e gli si avvicicinò, stampandogli un bacio. Qualcuno tossì dietro di loro e lei si spostò subito, diventando rosso fuoco. Anche il ragazzo arrossì, vedendo l'uomo dietro Violet.
«Tu devi essere Jonathan.» gli disse e lui annuì.
«Sì, sono io, buonasera.»
«Accomodati.»
Il ragazzo andò in avanti, ma non sapeva dove dirigersi. Fortunatamente, Violet gli si avvicinò e gli prese la mano, guidandolo. C'era un piccolo tavolo preparato apposta per loro. Il padre si sedette, ma Jonathan fece sedere Violet prima di lui.
«So che probabilmente mi odi e pensi che sia un uomo senza cuore che non si cura del benessere della figlia.» iniziò subito, e il ragazzo per poco non sgranò gli occhi.
«E, lo ammetto, non mi fai molta simpatia. Certamente non avrai la nostra educazione, avrai altri modi di vivere.»
«Padre, vi sembra il caso?» disse Violet, gettandogli un'occhiataccia.
«Tuttavia» proseguì lui, senza badare alla figlia. «Mia figlia tiene a te e io voglio vederla felice. Mi ha fatto capire che stavo sbagliando e credo che un buon inizio sia conoscerci, prima di giudicarci. Spero che per te non sia un problema.»
«No, affatto, signore.»
«Bene. Iniziamo con la cena?»
Violet strinse la mano di Jonathan sotto il tavolo e gli sorrise, mentre il padre chiamava una cameriera.
***
«Padre, per favore! Lasciatemi andare da Jane!» si lamentò nuovamente William, ma il Re scosse la testa.
«Ti ho già detto no.»
«Ma ho visto suo fratello qui, è sola a casa!»
«Un motivo in più per non mandarti lì.»
«E se le succedesse qualcosa? Se qualcuno entrasse in casa?»
«Non corre alcun rischio, tranquillo.»
«Padre, voglio soltanto farle compagnia finché non torna Jonathan.»
«Non ti lascerò andare da lei a quest'ora, con la casa vuota.»
«Non sarebbe la prima volta che restiamo soli e non capisco dove vogliate andare a parare.»
«Lo capisci benissimo, sei un ragazzo e lei è piccola, smettila.»
«Non dobbiamo fare nulla.»
«Me lo auguro. Comunque sia, non ci andrai comunque.»
Il principe si alzò dal tavolo trascinando la sedia.
«Dove vai?»
«Nella mia camera, lontano da voi
***
«Stai ancora con quella?» chiese Damien al fratello.
«Si chiama Louisa.»
«Rispondimi.»
«Non è mai stato nulla di serio.» sospirò.
«Perché stavi con lei, allora?»
Edward scrollò le spalle. «Come va con Lauren? Avete abbandonato la vostra idea folle di scappare via da qui?»
«Ci siamo lasciati un po' di tempo fa.»
«Perché?»
«Aveva paura e io ho capito che magari non volevo lasciare tutto per lei. Non era quella giusta, ma credo sia stato meglio così.»
«Prima o poi arriverà quella che non vuoi più lasciare.»
«A te è già arrivata?»
Il maggiore non rispose.
«Lo devo prendere come un sì?»
«Non lo so nemmeno io, credi che sappia darti una risposta?»
«Chi è che ti provoca questo grande dubbio?» gli chiese ironicamente, facendolo sorridere.
«La conosco?» continuò, ma Edward restò nel suo silenzio.
«Bene, ora sì che mi hai chiarito le idee!» sbuffò Damien. «La conosco, e anche molto bene, vero?»
«No, non la conosci.» gli disse.
«Dovrei seriamente crederci? Dai, è ovvio che ti sei innamorato di-»
Il maggiore gli lanciò un'occhiataccia che lo fece bloccare.
«Edward, puoi dirmelo. Non glielo andrò a dire, se è questo che ti spaventa. Sono tuo fratello, puoi dirmi tutto.»
«Lo so, ma non ho una risposta, al momento.»
«Va bene, ma quando vorrai parlarmene, io ci sono.»
***
Jonathan e Violet erano andati in cucina con la scusa di prendere i dolci, nonostante le lamentele del padre, ed erano finiti col baciarsi, ovviamente.
Lei era appoggiata al ripiano della cucina e teneva le mani tra i capelli del suo fidanzato e lui le stava davanti, quasi attaccato, con le mani dietro la sua schiena. I piatti con i dolci erano stati abbandonati sul tavolo.
«Dovremmo tornare da tuo padre.» le disse tra i baci.
«Altri due minuti.»
«Se venisse a controllare che fine abbiamo fatto?»
«Non verrà, non viene mai qui.»
«Ne sei sicura?»
«Non preoccuparti e baciami.»
«Con piacere.»
Ridacchiarono mentre continuavano a baciarsi.
«Buonasera.»
Jonathan si girò all'istante e avvampò nello stesso momento di fronte al sorrisetto che si ritrovò davanti.
«Non pensavo di trovarvi qui.» continuò Marie, facendo arrossire ancora di più il ragazzo.
«Noi... Stavamo prendendo i dolci.»
«Certo, immagino. Comunque tuo padre vi sta aspettando.» disse a Violet.
«Sì, stavamo giusto per tornare da lui.»
Il sorriso della donna si allargò di fronte all'imbarazzo dei ragazzi.
«Tranquilli, non lo dirò a nessuno.» ridacchiò.
«Madre!» disse finalmente Jonathan, facendola ridere.
«Andate da quel pover'uomo che crede ancora che stiate prendendo i dolci, sù. E qualche volta dovremmo fare una cenetta anche noi.» fece loro un occhiolino e andò via.
Jonathan scrollò le spalle e tornarono dal padre di Violet con i dolci.

||spazioautrice||
Buonasera! Boh, mi andava di aggiornare. Sto di nuovo male, non vomito più, ma ho ancora mal di pancia e la gola distrutta, mi sta andando via anche la voce e mi sento come se dovessi trascinare delle palle di ferro. Ma ok, la smetto. Voi cosa mi raccontate di bello? State bene? Vi lascio, passate una buona serata.
~Rob ❤️

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