«Lavinia? Sei sveglia?» sussurrò la donna.
«Sì, madre.»
Nella penombra della stanza una fioca luce filtrava tra le tende. La Regina Amata, con gesti lenti e misurati, legò le estremità dei drappi scuri della tenda a dei cunei in bronzo piantati sugli angoli della finestra. La luce entrò nella stanza, irreale e grigia di temporale.
«Cosa è successo?» chiese la giovane.
«È finita!» rispose a bassa voce la donna.
«Cosa è finita?»
«La guerra. Turno è morto. È finito tutto: la guerra, l'onore, il futuro, la tua fanciullezza.»
«Morto? Com'è possibile?»
«In duello. Enea lo ha ucciso, senza pietà. Così è la guerra. - Un freddo silenzio calò improvvisamente sulla stanza - Ma almeno adesso è tutto finito - riprese la Regina - Altre madri non piangeranno più i loro figli per colpa di tuo padre.»
«Ed io? Che ne sarà di me? Quale sarà il mio destino?»
«Il tuo destino ormai è segnato, lo sai. Prima lo accetterai e meglio sarà per tutti! Non hai alcuna scelta.»
La fanciulla asciugò le lacrime che scendevano in silenzio sulle sue guance pallide.
«E Camilla, Madre? Almeno lei si è salvata?»
«L'ordine delle cose non va mai stravolto, perché prima o poi il fato prende il sopravvento. Il tempo delle donne guerriere è finito e non tornerà mai più. Camilla, la Regina Amazzone, è morta. Tu e la tua discendenza invece sopravvivrete. Solo questo conta alla fine.»
Lavinia scese dal letto. Infilò i calzari, si recò alla finestra e disse, con gli occhi fissi sul mare lontano:
«Guarda, madre, i gabbiani volano bassi. Sono tristi anche loro, ma almeno volano liberi in cielo. Tu dici: 'Sopravvivere, solo questo conta alla fine'. Non lo so se è così. So solo che mi invade una profonda tristezza. Ai gabbiani sopravvivere di certo basta, ma io non sono una di loro. Anch'io adesso vorrei essere là a volare sul mare, senza alcun pensiero, perché il loro sopravvivere è leggero. Mangiare, volare, dormire; a loro basta, ma noi, noi non siamo gabbiani. Io non sono un gabbiano. Ah, Camilla, l'amica dei miei sogni! Tu dici che è morta, ma nel mio cuore lei è ben viva e lo sarà sempre. Lavinia invece è ormai morta, ridotta a uno spettro: solo un grembo da offrire al vincitore. Madre, io vivo, ma nel cuore e nei sogni son morta!»
***
Dieci giorni dopo, al "piccolo pozzo" arrivò al galoppo un manipolo di amazzoni guidate dalla fedele Elinai. Non appena Antonius le sentì arrivare, si affrettò a lasciare il gregge e si avvicinò di corsa a casa, che raggiunse quasi nello stesso istante delle guerriere. Il pastore tentò invano di individuare tra le cavallerizze la sua Camilla e, non trovandola cercò lo sguardo di Elinai, non appena questa fu scesa da cavallo. La ragazza abbassò mestamente gli occhi e Antonius capì.
Seduti sullo spiazzo davanti casa, la giovane amazzone raccontò all'uomo l'accaduto. La guerra era finita, Enea aveva sconfitto e ucciso Turno in duello. Regnava finalmente la pace tra latini e troiani: Lavinia, la figlia di Re Latinus, infatti, si sarebbe sposata al più presto con Enea. Camilla, invece, non avrebbe più fatto ritorno.
«Eravamo ai margini del bosco presso Laurento. Guidati dalla Regina abbiamo attaccato come un sol uomo la cavalleria etrusca. Camilla sembrava la dea Diana in persona: nessun avversario riusciva a tenerle testa, la sua furia sgominava chiunque le si parasse dinanzi. Mai come in quel giorno, il suo coraggio e la sua temerarietà la spingevano sempre più addentro lo schieramento nemico. Noi non riuscivamo a starle dietro per proteggerla sui fianchi. Conscia del pericolo, ho urlato più volte per richiamare la sua attenzione, ma il clamore delle armi sovrastava la mia voce. Presa dall'esaltazione della battaglia, Camilla non sentiva più niente, aveva deciso che la splendida armatura di Cloreo, sacerdote di Cibele, dovesse essere sua e, incurante dei miei richiami, ha continuato da sola ad inoltrarsi sempre di più tra le fila nemiche, perdendo nella foga persino l'armatura. A quel punto un arciere etrusco, approfittando della situazione favorevole, ha preso di mira la nostra Regina. Io ho visto tutto, ma ero troppo distante e non potevo fare niente per aiutarla. La freccia ha colpito in pieno petto tua figlia. Un attimo dopo anche l'etrusco cadeva trafitto a sua volta, ma era ormai troppo tardi. Dopo terribili sforzi, io e le altre siamo riuscite a raggiungere la nostra Camilla, trovandola ormai in fin di vita. Adagiata tra le mie braccia, mi ha ordinato di prendere il comando al suo posto e di avvisare Turno. Purtroppo però, la cavalleria etrusca, imbaldanzita dalla morte della nostra regina, stava prendendo il sopravvento. La battaglia era irrimediabilmente persa.
Antonius, amico mio, le ultime parole di Camilla sono state per te: "Dite a mio padre che aveva ragione: l'amore è una forza inarrestabile."»
Seguì un lungo e triste silenzio. Antonius ed Elinai si abbracciarono commossi. Poi, la ragazza concluse:
«La regina Camilla, tua figlia, ha lasciato a me il comando del castrum. Sarei molto onorata se tu, Antonius, continuassi a essere il mio consigliere, come lo fosti per lei.»
L'anziano pastore si sentì come se di colpo avesse mille anni sulle spalle, e con un filo di voce rispose:
«Certo, è mio dovere. Camilla avrebbe voluto che fosse così. Ora però, vi prego, lasciatemi solo.»
Ripartite le amazzoni, Antonius, lentamente, in silenzio, quasi trascinandosi, si recò in cima alla collina, in quello che era il tempio del suo animo: la roccia a strapiombo sulla valle. Si sedette come suo solito, lasciando i piedi penzoloni nel vuoto e dando libero sfogo ai suoi tristi pensieri.
Anche se da comune mortale non posso contrastare il volere degli dei, maledico mille volte questo fato crudele.
Camilla: il mio fiore appena sbocciato è stato falciato via, e come i fiori più belli e rari è durato solo un giorno.
Io, Antonius "il latino", maledico la guerra, le spade, le battaglie e la bramosia di potere che sempre le scatena. Quante vite spezzate ho incontrato! Di loro resta soltanto il ricordo, che forse svanirà con me. Anime travolte dalla spada, dall'odio, dall'ignoranza, dalla fame o soltanto dal tempo, spazzate via come foglie dal vento di un inesorabile destino.
Tutti quelli che amavo non ci sono più. Sono rimasto solo.
Perché io?
Perché io sono ancora qui e non gli altri ?
Quando vado là in cima,
tra il cielo e la terra,
a cercare ragione interrogando gli dei,
so che cerco risposte
nascoste da sempre in fondo al mio cuore.
Sono qui in alto,
come piccolo lume,
perché nella valle,
o su in montagna,
o laggiù, in riva al mare,
c'è ancora Camilla che cerca
una frase, un'idea, un esempio,
che l'aiuti a trovare
il sentiero che l'attende da sempre.
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Il Sacro fuoco della Regina II edizione
Historical FictionE' una storia di amore, di amicizia, di guerra vissuta nel 1200 a.c. nel Lazio. La trama si sviluppa in un clima colmo di premonizioni e di destini incrociati, dove il naturale e il soprannaturale, la morte e la vita si fondono in un continuo insegu...