Prigioniera

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Le celle dell'Arca erano tremendamente piccole: non avevano oblò per poter almeno guardare lo spazio, ed erano fredde e grigie.
I prigionieri non potevano parlarsi tra di loro, non potevano fare nulla se non sdraiarsi nel letto o affacciarsi dal piccolo oblò situato sulla porta. Quella era l'unica vista che i ragazzi potevano permettersi: la vista sulle altre celle, non era granché ma Danae si accontentava. Quel piccolo oblò era ciò che le dava speranza, ed era anche il suo unico modo per restare tra "la sua gente".
L'unico contatto che potevano avere i prigionieri era quando genitori o amici facevano loro visita, ma Danae era sola: non aveva più nessuno ormai. L'unica cosa che la faceva sorridere era il ricordo di suo padre e la promessa che gli fece, almeno in cella non avrebbe potuto combinare guai.
I giorni erano tutti uguali: guardie che facevano avanti e indietro con nuovi o vecchi prigionieri; ma nessuno si degnava di salutarla o anche minimamente di guardarla. Niente di tutto ció. Ma la ragazza si abituò presto, non aveva mai avuto una vita piena di attenzioni. Si rifugiò ancora di più in sé stessa, e tutto quello che le restò da fare era semplicemente aspettare quel fatidico giorno del suo diciottesimo compleanno.

Un giorno, mentre Danae se ne stava seduta sul letto, qualcuno bussò alla porta della sua cella.
Non poteva già essere il suo compleanno, mancavano parecchi mesi.
Si alzò di scatto, ma non riuscì a fare altro, restò li.

«Tu, vieni qui» sentì dire.

Danae continuò a restare ferma.
La guardia si affacciò dall'oblò, e fece cenno a Danae di avvicinarsi.
La ragazza si fece coraggio e si avvicinò alla porta.
Notò che la guardia era un ragazzo moro con le lentiggini sparse per tutto il viso. Le sembrava parecchio sconvolto.
Lei non disse nulla, ma lui le mostrò una piccola foto che teneva nascosta nella giacca della divisa.

«Hai visto passare questa ragazza?» le chiese.

Lei osservò bene la foto, ma non aveva mai visto quella ragazza con occhi azzurri e frangetta, non l'aveva mai vista neanche a giro per l'Arca.

«Allora l'hai vista o no?!»

«Io non..» esitò Danae.

«Dannazione!» quasi urlò la guardia, sbattendo le mani sulla porta.
Danae si tirò un po' indietro.

«Mi hanno detto che sarebbe passata di qua! Ma è possibile che voi prigionieri non abbiate da fare nulla, e non vi accorgete neanche di una ragazza che passa davanti alla vostra cella?!» continuò il ragazzo.

Danae non rispose. Avrebbe semplicemente peggiorato la situazione, e dopotutto quel ragazzo faceva parte del corpo di guardia, avrebbe potuto portarla dal Consiglio con qualsiasi scusa per farla giustiziare.

«Bellamy Blake»

Il ragazzo si voltò.
Un gruppo di guardie si avvicinarono alla cella di Danae.

«Ci restituisca la divisa. Da oggi non potrà più far parte del corpo di guardia.»

Presero il ragazzo e lo portarono fuori.
Poco prima di uscire il ragazzo si voltò e guardò Danae quasi con disprezzo, come se fosse stata colpa sua. Ma Danae in quello sguardo notò anche un pizzico di tristezza, di disperazione, di paura.
Chissà cos'era successo.

Be brave, princess | Bellamy BlakeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora