Capitolo 21

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BUONA LETTURA!!

Leila

Moro e occhi verdi

Dopo una coda lunghissima in autostrada, i due futuri genitori arrivarono in ospedale. Leila ormai aveva contrazioni sempre più forti. Salirono direttamente in reparto per non fare la fila al pronto soccorso, e chiesero aiuto alle infermiere, che fecero sedere Leila in una poltrona. Vennero raggiunti anche dalla ginecologa che aveva in cura la ragazza; "Ha le contrazioni dottoressa." Disse Alberto, disperato ma anche felice di sapere che nel giro di poche ore avrebbe visto il suo primo figlio.
"Venite con me, la visito subito." Leila nonostante i dolori riuscì ad alzarsi e camminare fino alla sala travaglio. La dottoressa fece immediatamente un'ecografia e constatò che Leila era entrata ufficialmente in travaglio. "Non succede nulla se è troppo presto, il bambino è già pronto per venire al mondo." Lei rassicurò i due ragazzi, che erano preoccupati proprio per questo; Leila si rialzò in piedi per sistemarsi la maglietta e in quel momento le si ruppero le acque, venne trasferita in una camera privata per avere un po' di tranquillità. Si liberò dei suoi leggins bagnati e si vestì con una vestaglia per stare più comoda. Alberto si sistemò accanto a lei, "Tranquilla piccola, non ti lascio." Leila sorrise e gli prese una mano per respirare profondamente, "Fa troppo male Albe." Si lamentò la ragazza, "Posso capirti piccola, tu però sei forte; puoi farcela." La incoraggiò, "No, non puoi capire. Il tuo lavoro è stato più facile, adesso tocca a me spingere un bambino da lì fuori." Disse la rossa, poi si scusò all'istante con il suo compagno. Lui sorrise, era orgoglioso della sua piccola. Gli ormoni e la stanchezza si facevano sentire molto.

Durante la notte, Leila provò tutte le posizioni per far passare il dolore: in piedi, camminando per il corridoio, persino dentro la vasca con l'acqua calda. Niente da fare. Il dolore aumentava.
Alle quattro del mattino chiese disperatamente l'epidurale; la ragazza  stava iniziando a lamentarsi, perciò l'anestesista arrivò in fretta per fare il suo lavoro, andò via subito dopo.
"Finalmente la droga." Esclamò Leila, non ne poteva più ormai. Stava passando una notte dolorosa, sperava solo di poter dormire presto e con il suo piccolino accanto. Alberto era sempre con lei per sostenerla e aiutarla psicologicamente, visto che non poteva fare più di tanto.
Passato un po' di dolore, Leila cominciò a star meglio, si stava dilatando lentamente, ma la dottoressa diceva che era normale, visto che era la prima gravidanza.

"Sorpresa!!" Bianca fece irruzione con Gabriele nella camera di Leila, "Come cacchio hai fatto ad entrare? Sono le cinque e mezza del mattino!" chiese la rossa stupita, "Non ci ha visti nessuno. Tu piuttosto come stai?" chiese l'amica, "Che domanda di merda Bianca, secondo te come sto?" ironizzò Leila; "Ah giusto, scusami." Si zittì Bianca, facendo ridere i due ragazzi. "Leila sei abbastanza pallida, non avrai mica la febbre?" chiese Gabriele preoccupato. "Ma no tranquillo, sto benissimo." Cercò di rassicurare tutti. Ma Alberto poggiò una mano sulla fronte della sua fidanzata e notò che scottava. Chiamò subito la dottoressa, che fece misurare la febbre; "Lo giuro sto benissimo; non c'è bisogno di misurare nulla." Ma nessuno l'ascoltò. Leila era troppo testarda.
"Signorina hai la febbre a 39; se non stiamo attenti potrebbe salire ancora di più e far male a te e al bambino." Precisò la dottoressa. "Quindi cosa farà?" Chiese Alberto preoccupato, "Dovremo intervenire con un cesareo d'urgenza. Lo so che non era nei tuoi piani Leila ma è l'unico modo per non rischiare." La rossa annuì, accettò la proposta della dottoressa, se era l'unico modo per salvare il bambino allora si doveva intervenire subito. Firmò le carte per il consenso e venne preparata per la sala operatoria. Nel frattempo anche Alberto andò a prepararsi, non avrebbe lasciato Leila sola. Approfittò per avvisare anche i genitori e gli amici che erano venuti all'alba per sostenere i due ragazzi. Dopo di che raggiunse Leila, che era già pronta per essere operata. Si sedette accanto lei e le passò sulla fronte un panno bagnato con dell'acqua fredda come rimedio contro la febbre. Piano piano cominciò a calare. Leila non parlò, si limitò a respirare profondamente. Non vedeva l'ora di sentire il pianto di suo figlio.
"Ecco Leila ci siamo. Sta nascendo!" Esclamò la dottoressa; ella sollevò un piccolo fagottino rosa e sporco di sangue, che piangeva come un dannato. Leila ed Alberto scoppiarono a piangere, erano finalmente genitori.

"Papino, vuoi tagliare il cordone?" Alberto non se lo fece ripetere e si alzò per tagliare l'elemento che ha tenuto uniti il bimbo e la sua mamma per nove mesi. Poi gli diedero in braccio quel piccolo fagottino avvolto in una coperta azzurra e si avvicinò a Leila per farglielo vedere meglio. Tra lei e il bimbo fu decisamente amore a prima vista; i capelli erano come quelli del suo papà mentre gli occhietti erano verdi come la mamma. Era una meraviglia.
"Congratulazioni mamma." Disse Alberto tra le lacrime e baciò delicatamente Leila sulle labbra, "Congratulazioni papà." Rispose lei con gli occhi pieni di felicità.
Rimasero a fissare il loro bambino a lungo. Poi portarono via il piccolo per le varie visite e Leila andò nella sua stanza per fare una bella dormita.

Aveva finalmente una famiglia.


Twitter: robertabrunette

Spero abbiate apprezzato il mio ritorno, bacio.
R.

LEILADove le storie prendono vita. Scoprilo ora