Mancavano poche ore all'arrivo e dando uno svelto sguardo all'orologio al polso vedo che sono le 15:38, mia sorella ancora dorme nel sedile posteriore.
Mi infilo la giacca e scendo dalla macchina, sogni d'oro sorellina.
Entrai nel mini-market pensando che, con poche cose me la sarei cavata per tutto il pomeriggio senza spendere troppo. Ma un attimo dopo vidi mia sorella, scendere dalla macchina, accidenti. Si stava stropicciando un occhio e stiracchiando le braccia a mo' di bradipo.
«credevi di sfuggirmi? Tu bibite e io patatine» ordinò lei una volta entrata nel mini-market, mi avviai verso le bibite, presi una Coca-Cola, una aranciata e una Redbull, mi avvicinai alla cassa con i prodotti che avevo preso insieme alla montagna di cibo spazzatura che aveva preso mia sorella, addio risparmi.
Una volta pagato; rientrammo in macchina.
Eravamo dirette in Nord Carolina, novecento miglia ad Ovest dalla nostra cittadina.
«quanto manca!!» urlò nel mio orecchio mia sorella, Emily; facendomi ritornare alla realtà, scacciai via le preoccupazioni e la tremenda punizione che ci daranno una volta che ritorneremo a casa.
Tornai a guardare la strada, senza rispondere a mia sorella, ancora su tutte le furie per non aver preso il Te Arizona. Non mi meravigliai,è sempre infelice.Una volta arrivate all'hotel. parcheggiai la macchina.
Erano le 21:30. 38 chiamate da "mamma" e 56 da "papà" ero fregata, si erano accorti che eravamo sparite. Spensi il telefono rimettendolo in tasca.
«256 dollari, 6 notti. Stanza 493» disse la ragazza della reception, gli sorrisi, dandole i soldi, e afferrando le chiavi della camera.
Così una volta sistemati nella stanza, mi degnai di chiamare mia madre. Emily era sotto la doccia, così uscii fuori dalla stanza e mi avviai nell piccolo salotto della reception.
Primo squillo, secondo squillo.
« dove diavolo sei! Cher sei nei guai! Devi darmi delle spiegazioni, maledizione!» il mio timpano era andato a puttane,quale madre psicologicamente normale grida nell'orecchio della figlia? Di sicuro la mia.
Presi fiato e dissi: mamma, stammi a sentire, ho portato Emily a realizzarsi.
Un lungo silenzio giaceva fra di noi, quando un altra ondata di urla si fiondò nel mio orecchio.
«ha realizzarsi? Ma stiamo scherzando? Cher che cosa sta succedendo?» la rabbia che mi ribolliva dentro era troppa, cercavo di capire, il problema è che lei non provava a capire me. Così sbottai, gli raccontai che Emily voleva scappare, per realizzarsi nel mondo della musica e che noi non la potevamo capire, così l'ho aiutata. E ora siamo in un hotel, ho preso il minimo l'indispensabile, torneremo nel fine settimana.
Sapevo che era basita, ma la verità era questa,e doveva accettarla. Emily aveva un incontro con una agenzia discografia, e per nessun motivo al mondo, gliela farò mandare all'aria.
« domenica, avete solo una settimana sia chiaro, e quando arriverete a casa, salderete la pena. Cher ti sei cacciata in un grosso guaio.»
Stavo per rispondere, quando aveva già riattaccato.
Rientrai in camera, evidentemente Emily aveva capito con chi avevo parlato.
« abbiamo solo 7 giorni, dopo sconteremo la nostra pena» accentuai a Emily, sorrise, ilpeggio era andato.
Ora ci rimanevano solo 7 giorni.Ciao a tutti!
Io mi chiamo Gaia, e questa è la mia piccola storia, ovvero il mio piccolo libro! Spero tanto che vi piaccia!
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