Won't you hold me in your arms
And keep me safe from harm
I want to run to you
But if I come to you
Tell me, will you stay or will you run away?
Capitolo 13Era difficile da pensare ma io, Aileen Joselyn Smith, l'avevo fatto.
Avevo preso l'aereo per Los Angeles e adesso eccomi qui, con in mano la mia valigia, piena di vestiti messi alla rinfusa, e nell'altra il passaporto con i vari documenti.
Quello che avevo fatto— che stavo facendo— oltrepassava il limite della normalità. Mi ero lasciata alle spalle Nate, iracondo e allo stesso tempo dispiaciuto, e Gabriel che— beh, lui avrebbe capito, non c'era da preoccuparsene.
Non era da me compiere questi atti di pazzia ma la mia pazienza, la mia paura, non riusciva più a sopportare di più. Nate era completamente uscito di testa, non c'era altra spiegazione. Ciò che avevo scoperto era inconcepibile.
Faceva uso di droghe.
Ed io non riuscivo a capire da cosa era iniziato.
Perché.
Come aveva potuto farmi questo. Come aveva potuto fare questo a se stesso?
Ricacciai indietro le lacrime e mi diressi fuori dall'aeroporto alla ricerca dell'uomo che avrebbe potuto porre fine al mio dolore. Lui ci riusciva sempre.
Fuori mi aspettava Cassandra, la manager di Tom. Era una donna alta, slanciata e con un sorriso dolce, ma non troppo. Per molti sarebbe potuta sembrare la classe donna da affari, severa e imperscrutabile, ma in fondo era soltanto una persona che sapeva cosa voleva e che ricercava solo la propria felicità, che nel suo caso risiedeva nel lavoro. Grazie a Tom ebbi modo di conoscerla più a fondo e da lì ne uscì fuori una sorprendente amicizia.
Cassandra non sapeva il vero motivo per cui avessi preso un aereo e mi fossi catapultata lì, ma si offrì lo stesso di darmi l'indirizzo del set in cui Tom stava lavorando con un pass da poter esibire per poter entrare. La ringraziai con un veloce abbraccio, che lei prontamente ricambiò, e la promessa che ci saremmo riviste presto per fare una chiacchierata.
In fretta poi mi allontanai, stringendo forte il suo indirizzo tra le mani con il cuore che batteva forte contro il petto.
Lo avrei rivisto. Sarebbe andato tutto bene. Lo avrei rivisto.
Presi il primo taxi che trovai e subito mostrai l'indirizzo all'uomo, temendo che le parole mi si bloccassero in gola o che peggio uscissero tremanti. Non avevo bisogno di qualcuno che si chiedesse se fossi mentalmente stabile.
No non lo ero, grazie tante.
Arrivammo davanti l'enorme edificio e porsi i soldi all'uomo che, silenziosamente e con sguardo dolce, si domandava cosa diavolo avrebbe potuto portarmi lì, una donna sola e in procinto di scoppiare a piangere in un luogo così incantevole e magico come la Marvel Studios, lo potevo leggere nei suoi occhi.
Raccolsi un pò di coraggio e con le mani sudaticcie aprì la portiera, uscendo fuori dal taxi. Mi feci riconoscere dalle guardie situate all'ingresso mostrando loro il pass. Uno di loro dovette prendere il pass dalle mie mani perché non riusciva a vedere cosa ci fosse scritto, tutto a causa della mia mano tremante. Mi fece entrare con un sorriso gentile, che io ricambiai con uno imbarazzato. Cercai di ricompormi mentre facevo il mio ingresso nella grande, immensa sala. Mi schiarì la gola— e la mente— e chiesi alla receptionist dove avrei potuto trovare Tom Hiddleston, identificandomi come una sua amica. La donna con la coda alta e il tailleur nero molto elegante mi rispose cordialmente, annunciando che Tom era attualmente occupato con le riprese ma che avrebbe finito da un momento all'altro. La ringraziai e mi precipitai nella zona che la donna— Sammy, l'etichetta sul suo tailleur diceva— mi aveva indicato.
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Lay Your Heart On Me [A Tom Hiddleston Fanfiction]
Fanfiction"Quando dovresti partire?" Chiese improvvisamente, cogliendomi ancora una volta di sorpresa. "Cosa c'è Hiddleston? Vuoi già cacciarmi dall'America?" Ridacchiai. Poi improvvisamente mi agitai perché forse non mi ero poi sbagliata così tanto. Rise aff...