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Solito bar.
Un'altra volta.

Ad accogliermi quando entro nel The Moon è la puzza di schifo e quelle poche persone che frequentano questo locale totalmente sbronze.

"Il solito" chiedo al barista che risponde con un 'arriva subito dolcezza' accompagnato da un occhiolino e una mia alzata di occhi al cielo.

Mi siedo comodamente al bancone e la mia attenzione viene catturata dalla figura maschile al mio fianco: un ragazzo riccio, totalmente sbronzo e con foglio e penna alla mano.

Mi stupisco del fatto che ci sia un volto nuovo, questo posto non è molto conosciuto in giro e di solito siamo sempre gli stessi e ormai ognuno sa i problemi dell'altro.

"Ecco a te" Mark, il barista, mi distrae dai miei pensieri servendomi quello che avevo chiesto
"Ma cos'ha?" gli chiedo, indicando il tizio al mio fianco che si lamenta.
"Ma niente, è arrivato abbastanza incazzato e ha chiesto vari alcolici" spiega brevemente
"Capisco" rispondo prendendo un sorso dal mio bicchiere.

Appoggiandolo sul ripiano porto i miei occhi a vagare per questo piccolo locale: le luci basse e la musica di sottofondo lo rendono un posto abbastanza accogliente e caldo, ovviamente la prima cosa che si nota sono la quantità immensa di bottiglie illuminate dietro al banco che la mattina vengono coperte da due tende, ci sono anche delle scritte appese al muro, neon precisamente, e vari quadri; un posto che all'apparenza sembra un normale Café la mattina, ma la notte si trasforma completamente diventando il rifugio di tutti quelli che hanno problemi e soldi da spendere, come me.

I miei occhi cadono sul foglio posto al mio fianco con una scritta messa al centro del primo rigo e senza farmi notare, appoggio il dito sull'angolo della carta e la sposto leggermente per leggere meglio; 'Somebody Else' c'è scritto.
Evidentemente un titolo di una poesia o di una canzone che non è stata ancora scritta.

"Vai Mark, via al secondo" decido di non darci peso e di chiedere il bicchiere successivo, ma questa volta sono io a fare l'occhiolino.


Per la quinta volta osservo il ragazzo alla mia destra che tenta, inutilmente, di alzarsi e di camminare; al sesto tentativo cade e rinuncia nella sua impresa.

"Tutto bene amico?" domando allungando la mano per aiutarlo.
"Oh, sì, certo. Sto bene, credo" risponde continuando a guardarsi intorno come se fosse spaesato.
"Sei qui da solo? Hai l'auto?" chiedo ancora con aria leggermente preoccupata, notando le sue condizioni
"Sono arrivato a piedi e sì, penso di essere da solo, cioè non ricordo" mi comunica ridendo
"C'è una ragazza, ci stiamo divert-" si blocca notando che la presunta 'ragazza' non esiste
"Oh" e ride
'Perfetto, andiamo bene' penso.

"Mark!" urlo mentre cerco di far appoggiare il braccio minuto sulle mie spalle
"Dimmi bellezza"
"Lascia stare, passo dopo a pagarti il primo bicchiere e annulla il secondo.

Lo accompagno a casa"



"Oh no, non di nuovo" è la terza volta che ci fermiamo perché lui deve vomitare.
"Ma quanto hai bevuto?"
"Non so era giorn-" volto il viso dall'altra parte per evitare di godermi lo spettacolo
"Che schifo" pronuncio disgustata
"Non sei costretta ad accompagnarmi" e dopo questa frase si accascia emettendo il suono di un altro conato di vomito
"Smettila di dire così, prendi il fazzoletto e cerchiamo di arrivare alla mia auto"

"Riesci a trattenerti per almeno una buona mezz'ora? Non vorrei mi sporcassi l'auto, grazie" lo avviso allacciandogli la cintura di sicurezza e dopo aver fatto il giro intorno all'auto, apro la portiera e mi sistemo per bene.

"Allora, chiariamo il fatto che nonostante io non ti conosca, sono qui per aiutarti" inizio il discorso mentre accendo il motore
"E ora spiegami dove abiti, sempre se lo ricordi"

"Eccoci qua, spero tu abbia le chiavi e che questa sia realmente casa tua"
"Diciamo che adesso la sbornia sta 'passando', ho preso un po' di lucidità e so benissimo che questa è casa mia" scoppio a ridere quando noto che scendendo dall'auto cade a terra
"Seh, come no" così decido di accompagnarlo fino alla porta.

"Passami le chiavi"
"Trovale tu" sorriso malizioso
"Senti, non ho tempo da perdere e non mi hai fatto neanche arrivare al secondo bicchiere, quindi: muoviti" rispondo alzando gli occhi al cielo
"Sono capace di aprire una porta da solo, grazie" ribatte sbuffando evidentemente per il mio comportamento.

Prendo io l'iniziativa di allontanarmi, data la distanza abbastanza asfissiante tra noi e mi avvio verso l'auto.

"Comunque" e a queste parole mi giro
"Io sono Matty" si presenta facendo spuntare un piccolo sorriso sul suo faccino
"Molto piacere, Matty" sorrido anche io e girando i tacchi mi avvicino all'auto, entrando e mettendo in moto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 08, 2017 ⏰

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