Prologo

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[DI SOPRA BOOK TRAILER]

PROLOGO

«Signorina Volkov, si alzi in piedi.»
L'aula del tribunale cadde in un silenzio tombale quando il Giudice Burton si fu accomodata.
Il mio avvocato mi diede una gomitata nel fianco facendomi cenno di alzarmi.
Roteai gli occhi nella sua direzione, ma feci come richiesto. Indisporre ulteriormente la teutonica Giudice Burton non mi sembrava il migliore degli approcci.
«Lei è accusata di essersi resa parte attiva nel reato di furto con scasso di primo grado e concorso in omicidio di secondo grado» la Burton fece una pausa, sollevando gli occhi dal foglio che teneva serrato tra le dita grassocce.
Deglutii senza riuscire a trattenermi. Quella donna non era famosa per avere un aspetto mite e, di sicuro, non era maggiormente bendisposta con gente su cui gravavano due capi d'accusa tanto grossi.
«E dunque» riprese, tornando a guardare il foglio, «La corte dispone che questo processo venga temporaneamente sospeso, in attesa del compimento dei suoi 21 anni, che avrà luogo tra un anno.» Alle mie spalle percepii mia madre trarre un sospiro di sollievo.
Avrei voluto voltarmi per vedere il volto di mio padre. Ma sapevo bene che con ogni probabilità, anche lui come me, non trovava bene augurante che la corte sospendesse la sentenza fino al momento della mia maggiore età. Non processandomi come minorenne, potevano aspettarmi solo cose peggiori una volta raggiunta la soglia dei 21 anni.
Come se non bastasse, qualcosa nello sguardo inflessibile della Burton mi faceva presumere che il posticipo del processo fosse solo la punta dell'iceberg.
Dalle panche del tribunale si sollevarono dei brusii. La gente non sembrava aver preso bene quella decisione.
Il martelletto del Giudice Burton picchiò insistentemente sul legno. «Silenzio in aula o la farò sgomberare» minacciò trapassando i presenti con uno sguardo di ghiaccio.
«Riprendiamo» borbottò inforcandosi meglio gli occhiali sul naso aquilino. «È stato inoltre disposto» serrai i pugni preparandomi al peggio. «Che durante questo anno, lei prenda parte al programma riabilitativo dell'Istituto Correttivo di BelGrave, nel Commonwealth del Massachusetts. Trascorrerà lì i giorni che la separano della riapertura del processo.»
Bingo. Ero fottuta.
Processata come maggiorenne e costretta a trascorrere il mio ultimo anno di libertà tra le mura di un istituto correttivo.
Poteva andare meglio di così?
«Al termine di questo anno, la corte si farà carico di riesaminare il suo caso, tenendo fortemente in considerazione i progressi ottenuti all'interno del suddetto istituto.»
Girò l'ultimo foglio tornando a sollevare lo sguardo su di me. «Signorina Volkov, lasci che le dica come il suo futuro sia appeso ad un filo sottilissimo. Qualsiasi ulteriore nota sul suo atteggiamento e vedrà aprire davanti a sé le porte di una cella. Spero di essere stata chiara» asserì sollevando le sopracciglia con aria allusiva. «Questo è quanto, la corte si aggiorna!»
Il martelletto tornò a picchiare sul tavolo, sancendo la fine dell'udienza o l'inizio del mio personalissimo inferno se volevamo.
«Beh, direi che è andata bene!» asserì l'avvocato Dixon iniziando a sistemare alcuni fogli nella sua 24 ore.
Il mio sguardo vacillò per qualche istante sulle piastrelle consumate del pavimento.
«E Scarlett?» riuscii finalmente a chiedere.
L'avvocato Dixon sospirò. «La sentenza della signorina Brien non è un affare che ci riguarda!» af- fermò facendo scattare la serratura della valigetta.
Istintivamente mi voltai per lanciargli uno sguardo carico di rabbia. «Certo che mi riguarda. È mia amica, l'ho messa io in questa situazione» ruggii.
Dixon non si scompose, si limitò a ricambiare il mio sguardo furente con uno pragmatico. «Un uomo è morto, Nina» mi ricordò.
Emisi una risata priva di calore. Come se avessi bisogno di aver ricordato quel particolare.
«È stato un incidente» ripetei per quella che mi sembrò essere la milionesima volta.
«Nina, tesoro» le braccia di mia madre mi afferrarono portandomi con forza al suo petto.
«Mamma» protestai, mentre le sue lacrime calde iniziavano a picchiettare il mio volto.
«È finita per il momento» mormorò, stringendomi maggiormente a sé.
Sollevai il capo per incontrare gli occhi color ghiaccio di mio padre. Erano così uguali ai miei. Non solo nel colore, quell'azzurro-grigio che sembrava ricordare il cielo Russo, ma persino nelle espres- sioni.
Non mi ci era voluto mai più di un attimo per poterli leggere. E anche quella volta non feci eccezione. Quelle orbite glaciali mi stavano trasmettendo un messaggio chiaro. Lo stesso messaggio che avevo capito da me alla fine della sentenza.
Sospirai, chiudendo brevemente le palpebre. «No, invece» ammisi tornando ad aprire gli occhi. «È appena iniziata!»

SPAZIO AUTRICE

Va bene ragazze/i, ho bisogno di sapere se è una cavolata orba quest'ultima idea.

Quindi vi chiedo di farmi sapere cosa ne pensate, commentate con critiche, opinioni, consigli.Tutto quello che vi passa per la mente, così potrò sapere se ha un potenziale o meno.

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