"Di cosa parli Tom?" Cercai di divagare, fingendo una risata. Una mano inconsciamente strofinava sul tessuto rigido dei jeans scuri mentre poggiavo lo sguardo su una quasi invisibile pagliuzza d'oro nelle sue iridi.
"Adesso non posso far visita al mio migliore amico per puro piacere?"
"No, non intendevo dire questo. Solo..." Si prese il suo tempo per riflettere, inumidendosi velocemente le labbra "Pensavo ne avessimo parlato. Ero stato molto chiaro riguardo...Nathan. Non credo tu sia venuta qui per farti una mini vacanza di piacere, ed è dal momento in cui ci siamo incontrati che ti vedo sulle spine per una qualche ragione di cui sono all'oscuro, quindi dimmi...cosa è accaduto?"
Sospirai e presi a giocare con il lembo del maglione. Battei più volte le palpebre per evitare che gli occhi mi si facessero lucidi. Non potevo piangere di fronte a lui.
Mi feci forza quel tanto che bastava per continuare a fingere un altro po', con la speranza di vedere andare via dal suo sguardo quell'impaziente curiosità che mi attanagliava lo stomaco. Se prima credevo che questa non fosse stata una buona idea, adesso ne ero certa.
"Avevo voglia di viaggiare un po', ti sembra così strano da credere?" Dissi, continuando quell'inutile messinscena.
Quando ero partita non avevo di certo pensato fosse così difficile dirlo ad alta voce, credevo che una volta essere arrivata di fronte Tom, le parole sarebbe uscite da sole.
Quanto mi sbagliavo.
Lanciai un'occhiata a Tom, il cui sguardo era imperturbabile. A cosa stava pensando? Mi aveva creduto? A giudicare dal suo viso corrucciato avrei detto di no. Odiavo quello sguardo, lo invecchiava e gli oscurava quei begli occhi chiari, era davvero un peccato osservare la sua agitazione ingrigire i suoi lineamenti.
Il suo sguardo non era più sul mio e di questo gliene fui grata. Presi a respirare regolarmente, sentendo alleggerire il peso sul petto che sembrava appesantirsi ogniqualvolta Tom mi guardava. Fissava prepotentemente il basso mobiletto di legno di fronte al divano con la mascella stretta e i lineamente duri. Si passò poi un dito sulle labbra in modo assente prima di trascinare la mano su fin dentro i capelli, portando una ciocca dorata all'indietro e massaggiandosi brevemente la fronte corrugata. Aprì la bocca e poi la richiude. Mi guardò e poi distolse lo sguardo.
Poi sembrò prendere una decisione e, ancora seduto, voltò il capo nella mia direzione e con tono risoluto ordinò:
"Alzati la maglietta"
Fu in quel preciso istante che il sangue mi si gelò nelle vene e il respiro mi si mozzò in gola e sapevo che non avrei potuto scappare da quella situazione, da quegli occhi e da quella sua malcelata risoluzione a scoprire il reale problema.
Ma era chiaro che lui aveva capito tutto. Lo si vedeva dalla sua postura, dalla vena in evidenza sul collo, dal suo osservare ogni piccolo errore che mi lasciavo sfuggire per ritorcermelo contro e dimostrare così la sua tesi.
Ed io, in quelle poche ore, avevo commesso già troppi passi falsi.
"Cosa?" Gracchiai allarmata la prima risposta che riuscì a pensare.
Il suo sguardo si addolcì nell'attimo in cui i miei occhi incontrarono i suoi e poggiò una mano sulla mia, stringendomela leggermente.
"Alzati la maglietta, Aileen" ripeté cautamente.
Nella mente balenarono decine di battute taglienti e stizzite che avrei voluto rivolgergli, ma la mia bocca non collaborava. Era chiusa ermeticamente, sigillata dall'interno, neanche uno spiffero d'aria fuoriusciva.
Silenziosamente guardai in basso verso il mio maglione rosso sgualcito e lentamente mi accinsi a sollevare la maglietta fin sotto il seno, evitando accuratamente il suo sguardo insistente sul mio corpo.
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Lay Your Heart On Me [A Tom Hiddleston Fanfiction]
Fanfiction"Quando dovresti partire?" Chiese improvvisamente, cogliendomi ancora una volta di sorpresa. "Cosa c'è Hiddleston? Vuoi già cacciarmi dall'America?" Ridacchiai. Poi improvvisamente mi agitai perché forse non mi ero poi sbagliata così tanto. Rise aff...