La voce roca e perentoria di Oscar gli fece vibrare l'anima, mentre la sua eco si rincorreva tra i corridoi e le grandi stanze vuote di Palazzo Jarjayes.
Sistemò con cura i polsini dell'ampia camicia bianca, rimangiandosi la voglia di rispondere, desideroso di sentirle invocare ancora il suo nome. Ancora e ancora... Deciso a non darle soddisfazione, non subito. A non dare tregua a quella nota ansiosa, quell'eccitazione sottile che leggeva chiaramente nella sua voce, ritornello piacevole e familiare del quale non si sarebbe privato.
No, non le avrebbe dato soddisfazione. Non ancora. Non subito.
Sei così impaziente, Oscar? Pensò concedendosi un sorriso. Gli occhi chiusi. La testa leggermente china sul petto. Concentrato nella preparazione del momento. Di quel momento. Il momento in cui sarebbe stata sua... Sua e di nessun altro.
La stanza vuota riecheggiava del suo respiro. Lento. Quieto.
Quando aveva imparato a padroneggiarsi in quel modo? Si domandò, scuotendo lievemente il capo. La risposta era semplice. Anni di esercizio e di pura abnegazione. Al suo lavoro, certo. E ad Oscar...
Lo stesso rituale di sempre. Lo stesso abbigliamento di sempre. Le stesse emozioni di sempre.
Ma sempre più difficili da trattenere, dissimulare, tacere.
"Sei incredibile, Oscar" mormorò a fior di labbra, volgendo una rapida occhiata alla porta, ma solo con la coda dell'occhio, avvertendo ancora il suo richiamo spazientito. Quasi irritato.
Non è ancora il momento... Non ancora. Sei così ansiosa di avermi tutto per te? La schernì in cuor suo. Non c'è fretta, Oscar... Non c'è alcuna fretta...
Passò le mani sulla stoffa morbida della camicia, ne raddrizzò le pieghe. Sfiorò le ali tese del colletto. Sollevò entrambe le braccia dietro la nuca, afferrando i capi del nastro blu e assicurando il fiocco che gli tratteneva i capelli.
L'ultimo gesto prima di uscire da quella stanza. L'ultimo richiamo di Oscar.
Sollevò finalmente le palpebre e colse il proprio sguardo nello specchio ovale.
Lo sguardo di un uomo.
Un uomo che va incontro alla propria donna
***
Un nuovo affondo e il corpo di Oscar si sbilanciò, finendo di schiena tra le sue braccia pronte ad accoglierlo.
Un dolce peso, il profumo di quei biondi capelli soffici... poi una gomitata alla bocca dello stomaco e Oscar che tornava in equilibrio. Fronteggiandolo. Splendidamente minacciosa come un'erinni.
Te ne rendi conto, Oscar? Le domandò silenziosamente, il respiro affannoso, gli occhi verdi e febbrili in quelli blu accesi di lei.
No, non te ne rendi conto... sorrise, accendendo lo sguardo di una luce nuova e maliziosa.
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LADY OSCAR - Lo stesso respiro...
Fanfiction"Ti voglio..." Trattenuto fino a quel momento, il desiderio esplose improvviso e inarrestabile. "Ti voglio..." Un gemito e André cercò di nuovo l'affondo. Spinto da un impulso incontenibile. Da una necessità urgente, sempre più difficile da dissimul...