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Sbuffo e chiudo la porta. Il bisogno di andare in bagno, dopo 20 minuti, si fa più persistente, quindi decido di andare a casa.

Avrebbe dovuto accompagnarmi mio fratello, ma, dato che è tutto fatto e probabilmente non può neanche guidare, presumo non lo farà. Ho ormai perso Maria e Sara di vista, quindi mi rimane di chiedere ad Herman. Lo cerco in salotto e lo trovo su un divanetto, accanto a Marco e a i suoi amici.

Appena Herman mi vede si alza e mi sorride. «Sei riuscita ad andare in bagno? Era la seconda porta a destra, comunque...un branco di idioti mi ha portato via...» ride, ma capisco dal suo sguardo che avrebbe voluto davvero essermi d'aiuto. «Ah si, non ci sono potuta andare perché c'erano quei coglioni di mio fratello e i suoi amici...» rispondo guardando altrove.

Cioè, mi sento ridicola. Neanche mio fratello mi rispetta. «Vieni, ti accompagno e li faccio uscire.» Mi sorride. Herman è davvero un bel ragazzo ed è soprattutto gentile. «Grazie, Herman.» Ricambio il sorriso seguendolo su per le scale, fino al famoso corridoio.

Herman apre la porta e si appoggia allo stipite. «Che ne dite di andare? Paolo, taua sorella deve andare in bagno!» In risposta, mio fratello ride. «Io te l'avevo detto che oggi saresti uscita con Herman. » Paolo porta una mano sul suo viso. Sbuffo sonoramente e scendo le scale.

Le lacrime si insediano sul mio viso. Sono una persona molto sensibile, Paolo lo sa, ma non gli importa. Ripenso a quando eravamo più piccoli, quando né io né lui ci saremmo mai sognati di parlarci in questo modo. Paolo è cambiato moltissimo.

Sento Herman chiamarmi, così mi pulisco gli occhi e lo saluto. Lui non vuole saperne di lasciarmi andare da sola a casa, così mi accompagna. In macchina non parliamo neanche, io guardo perennemente fuori dal finestrino aspettando di arrivare a casa.

Sotto casa ci salutiamo e lo ringrazio.

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La mattina dopo mi sveglio non trovando mio fratello a letto. Vado in cucina, e trovo un biglietto scritto da mia mamma accanto alla colazione, costituita da caffellatte e un cornetto.

Michi, tuo fratello ha combinato un casino e ora siamo in ospedale. Non preoccuparti, non è grave, ci vediamo dopo. Un bacio, mamma.

Sospiro. Quell'idiota di mio fratello, sempre. Ricordo quando ci ha provato anche con Maria.

Finisco la mia colazione e decido di saperne di più di questo 'casino'. Prendo il mio cellulare e mando un messaggio nel gruppo dove ci siamo io, Maria e Sara.

Michela, 9:45

Ehii ma cosa è successo ieri? Mio fratello è in ospedale? Potete spiegarmi?

Maria, 9:47

Eh si, Herman l'ha picchiato dopo averti accompagnato a casa. Che idioti.

Rido. Herman ha picchiato mio fratello dopo avermi accompagnata. Il motivo? Sarò stata veramente io? No, non è possibile. Non ho abbastanza importanza.

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«Quindi seriamente Herman l'ha picchiato per me?» rido e aggrotto le sopracciglia. Alla fine, io, Sarà e Maria avevamo deciso di andare a fare un giro in centro. Maria mi aveva raccontato che Herman era entrato in casa di Marco, la sera prima, infuriato e era subito salito al piano di sopra con i suoi amici. In pratica, Herman, Marco e i suoi amici contro mio fratello Paolo e i suoi. Una breve Terza Guerra Mondiale.

Io, Maria e Sara decidiamo di fermarci da McDonald's per mangiare, anche se basic bitches non siamo solitamente. O almeno io.

Ci sediamo al tavolo e per prima vado ad ordinare io. La fila è abbastanza lunga, quindi prendo il cellulare e cazzeggio fino a quando sarà il mio turno.

«Buongiorno. Posso servirle qualcosa?» chiede la cassiera. Alzo lo sguardo dal mio cellulare e sorrido. «Buongiorno, si mi servirebbero tre Big Mac, il menù per favore.» «Arrivano.»

Mi sposto a sinistra per lasciar spazio a chi c'è dietro di me per ordinare. «Oh, puoi ordinare, io aspetto qui.» dico per poi alzare lo sguardo.

Sfigata. Ci ritrovo il ragazzo maleducato ma bello del bagno della festa di ieri. Ghigna. «Allora sei tu quella per cui ci siamo picchiati...»

Nessuna parola riesce ad uscire dalla mia bocca. Imbarazzata, rispondo utilizzando qualche sillaba. «Oh...si...ecco...io non lo sapevo, non dovevate...» Abbasso lo sguardo, tipico da me. Non riesco quasi mai a mantenere lo sguardo altrui.

«Perché non mi guardi quando parlo?» sorrido imbarazzata, guardandolo finalmente. «Scusami...almeno non offendo nessuno.» Mi riferisco alla sua scenata di ieri, quando secondo lui 'non ero un bello spettacolo'. Era stato molto rude. «Pff,» Ride. Idiota. Dannatamente bello, idiota. «Senza rancori, dai, ci pensi ancora?»

Sta ridendo di me, ed è orribile. Ha ragione, dicendo ciò sembro una ragazzina in cerca di attenzioni. «Non che io ti dia tanta importanza, ma saresti potuto essere più gentile!» Mi giro, e mi accorgo che il mio ordine era sul tavolo pronto per essere preso.

Prendo il vassoio e faccio per andarmene, ma lui mi ferma. «Ah, mi chiamo Leonardo.» «Interessante.» sbotto e mi vado a sedere.

«Ci hai messo molto!» mi prende in giro Sara «Chi era quel ragazzo?» mi chiede sempre lei. «Un coglione.» sbotto, cercando di pensare ad altro. «Ma è carino, bel colpo Michi!» dice Maria. «Parliamo d'altro...» cerco di cambiare discorso. Sarà prende a parlare. «Parliamo del fatto che ti sei dimenticata ketchup e maionese per ammirarlo, mia cara Michela!»

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Il pomeriggio era passato più o meno bene. In centro avevamo fatto anche un po' di shopping, io avevo preso delle bath bomb da Lush e qualcosa da Zara, mentre Sara si era fiondata su Pull&Bear e Maria su Bershka.

Il mio ritorno a casa, era stato invece spiacevole.

Apro la porta e saluto mia mamma. «Paolo? Dov'è?» le chiedo e lei mi indica la mia camera. Guardando le mie buste, mi ricordo che Maria ne aveva una mia e che mi aveva detto che me l'avrebbe riportata questo pomeriggio. Entro in camera e lo trovo steso sul letto col cellulare in mano. Mentre sono sull'uscio della porta, mi guarda, poi parla. «Avresti anche potuto evitare di farmi venire a rompere il cazzo dal tuo amichetto Herman.»

«Non ho chiesto a nessuno di venirti a picchiare. Non scambiarmi per te. Non ti umilierei mai, a differenza tua.» Sputo. Ora la colpa è mia? Patetico. Io continuo a rimanerci male per ciò che ha fatto.

Nel frattempo bussano alla porta. «Vado io!» informo mia mamma, convinta che sia Maria per riportarmi la borsa. Mi sbaglio. C'è Leonardo. Non lo saluto, per poi parlare. «Paolo, è per te!» urlo e me ne vado. «Grazie per aver salutato, tesoro!» gli sento dire e rido, per non piangere.

Perché sono tutti così idioti i ragazzi che incontro?

COOL KIDS • young Leonardo DiCaprio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora