~49
L'inverno era tornato e mancava soltanto una settimana alla registrazione. Jane non poteva essere più agitata e non continuava a pensare ad altro mentre lavava i piatti.
«Va tutto bene? Jane?»
«Cosa? Oh, Raphael, sì, sì. Scusami, ero sovrappensiero.»
«Mary è sola ai tavoli, vai ad aiutarla, qui finisco io.»
«Sì, certo.»
Tornò in sala e cominciò a ritirare dai tavoli i piatti vuoti. Colse un vago pettegolezzo e rimase ad ascoltare di nascosto.
«Mi hanno detto che il principe e il Re hanno litigato.» stava dicendo un uomo al suo amico.
«Perché?»
«Secondo me è perché...» Si guardò intorno e abbassò la voce, tanto che Jane lo sentì a malapena. «Si vede con lei.»
La ragazza vide con la punta dell'occhio che la indicava di nascosto.
«Lei?»
«Ma l'hai vista? Mi pare ovvio perché il principe la cerca. Chi non vorrebbe stare con lei una notte?»
Jane rabbrividì.
«È appena diciottenne!»
«Allora è abbastanza matura per la sua età.»
La ragazza smise di ascoltare, aveva i brividi. Era questo che gli uomini pensavano quando lei passava? Era disgustata.
«Jane, c'è un uomo che ti cerca.» le disse Mary con il suo solito tono di voce basso e le indicò un tavolo. La ragazza sorrise e la ringraziò, poi si avvicinò.
«Jane, è un piacere rivederti!»
«È un piacere tutto mio, James. Cosa fate qui?»
«Dammi del tu, ti prego, ormai ci conosciamo! Sono venuto a trovare William e Theodor, non vengo da un bel po' di tempo. Quindi è questa la locanda dove lavori.»
«Sì, è proprio questa. Ti porto qualcosa?»
«No, grazie, sono venuto soltanto a salutarti prima di andare a palazzo.»
«William sarà felicissimo di vederti!»
«Lo spero. Tra di voi va bene?»
«Sì, direi di sì. Come mi hai trovata?»
«Ho chiesto un po' in giro, tanto qui non mi conosce quasi nessuno. Adesso andrei, non vorrei farti perdere troppo tempo. Ci vediamo in giro, buon lavoro.» disse alzandosi e la ragazza lo salutò.
***
«Signorino, c'è una visita per voi.»
«Fallo entrare.»
La cameriera si scostò e l'uomo entrò nella camera. William nemmeno se ne accorse, troppo preso a leggere dei certificati.
«Nemmeno mi saluti?»
Alzò la testa e gli nacque un sorriso. Si alzò e andò ad abbracciarlo.
«James! Che ci fai qui?»
«Non posso venire a trovare il mio figlioccio?»
«Ma certo! È un piacere averti qui! Per quanto resti?»
«Non lo so, sinceramente. Se non porto fastidio, potrei anche stare per un bel po'.»
«Ma è ovvio che non dai fastidio, non provare nemmeno a dirlo per scherzo! Hai già visto mio padre?»
«Sì, ci siamo incontrati mentre venivo qui. Non hai mai cambiato stanza, eh?»
«Come potrei farlo? Questo è il mio angolo di mondo.»
«Un bell'angolino, direi. Sono andato da Jane, prima.»
«Come è andata?»
«Come mi immaginavo, bene. Quella ragazza è sempre fantastica.»
«Sei andato alla locanda?»
Lui annuì.
«Mi ha detto che tra voi va bene, ma voglio sentire anche la tua versione.»
«È vero, fila tutto liscio.»
«Oh, bene! Quindi immagino che tu abbia fatto il grande passo.»
«In realtà, no.»
«E cosa stai aspettando?»
William scrollò le spalle. «Non lo so, non è facile. Ha soltanto 18 anni, è così piccola... E poi mio padre è così cocciuto! Non vuole nemmeno ascoltarmi!»
«Perché?»
«Non ne ho idea, non vuole proprio saperne di Jane.»
«Proverò a estorcergli qualcosa.» gli disse, facendogli l'occhiolino e lui rise, dandogli una pacca sulla spalla.
«Allora, piani per stasera?»
«Che intendi?» chiese il ragazzo.
«Non dirmi che andrai a letto come se nulla fosse! Eh no, ragazzo mio! Mandiamo via tuo padre e ci divertiamo noi due, stasera! Hai dell'alcol, vero?»
William rise. «Sei sempre il solito!»
«Dai, non vengo qui da tantissimo tempo! Magari potremmo invitare anche Jane!»
«Questo scordatelo, non metterai in mezzo Jane!»
«Si divertirà!»
«Non riuscirai a convincermi.»
«Allora andrò direttamente io a dirglielo!»
«James!»
«Che c'è? Adesso ha pure 18 anni, può bere!»
«Non farai ubriacare anche lei.»
«Anche? Significa che con te ho qualche speranza?»
Il ragazzo rise, dandogli una piccola spinta. «Sei orribile.»
«Non è vero. Dai, sarà più divertente con lei! E poi non credo che berrà a tal punto da svenire sul pavimento, al massimo raccoglierà noi da terra.»
«Te, vorrai dire. Non diventerò ubriaco fradicio.»
«Mh, vedremo. Allora posso invitarla?»
Il principe sospirò. «Fa' come vuoi, tanto non starai comunque ad ascoltarmi.»
L'uomo rise. «Hai ragione!»
***
«Dove devi andare?» chiese Jonathan, assumendo l'aspetto del fratello maggiore iperprotettivo.
«A palazzo, è venuto James e credo stia organizzando qualcosa, non ho ben capito.»
«Chi ci sarà?»
«William, James e non so. Dai, che potrà mai succedere?»
«Non ne ho idea, ed è questo che mi preoccupa.»
«Sono maggiorenne, Jonathan. Dai, ti mando Violet qui.»
«Sei odiosa! Ricattare tuo fratello in questo modo!»
Lei rise.
«E a che ora dovresti andarci?»
«Alle dieci.»
«Cosa?! Cosa dovete fare a quell'ora?!»
«Non ne ho idea.»
«Adesso sì che mi sento meglio!»
«Vuoi seriamente farmi restare a casa?»
Lui sospirò. «No, ma ti accompagno io, così nel frattempo prendo Violet.»
Lei sorrise, lasciandogli un bacio sulla guancia.
***
«Buonasera.» salutò Jonathan. Al tavolo c'erano James, William e Violet, che appena vide il biondo scattò dalla sedia e andò verso di lui, lasciandogli un bacio. Lui la guardò perplesso, ma lei scrollò le spalle.
«Lo sanno tutti, di che ti preoccupi?» gli disse.
Jane, nel frattempo, era andata verso il tavolo.
«Trattatemela bene.» disse Jonathan indicando Jane al principe e all'uomo, e loro annuirono.
«Divertitevi!» disse James a Violet e al ragazzo prima che non potessero più sentirlo.
«Allora, come mai questa riunione?» chiese la ragazza.
«Non gliel'hai detto?!» il ragazzo si voltò verso il suo padrino, che si strinse nelle spalle.
«Non esattamente. Andiamo nella mia stanza?»
«Nella tua stanza? Ma-»
William si alzò dopo James e la prese per un braccio, inducendola a seguirli.
«Che cosa dovete fare?» continuò a chiedere e il ragazzo accanto a lei sospirò.
«È stata una sua idea, non guardare male me.»
Lei non si era accorta di essere già davanti a una porta che James aprì velocemente. Sbarrò gli occhi, vedendo quella camera. A terra c'erano circa sei bottiglie piene di alcol.
«Siete pazzi?!»
***
James e William iniziarono a ridere. Erano messi a cerchio sopra il letto dell'uomo e i maschi avevano una bottiglia ciascuno in mano. Ne avevano già svuotate tre, la maggior parte era stata bevuta proprio da padrino e figlioccio. Jane non era di certo ben lucida, ma non era nemmeno combinata come loro.
«Perché stiamo facendo questo?» chiese la ragazza, ridacchiando.
«Personalmente, perché la mia vita fa schifo e ogni tanto voglio solo dimenticare tutto.» disse l'uomo, continuando a ridere e prendendo un altro sorso dalla bottiglia.
«È stata una donna orribile, non dovresti più pensarci.» gli disse William, bevendo anche lui.
«Meriti di meglio.» le disse la ragazza e anche lei bevve un altro goccio.
«E tu perché lo fai? Sembri una così brava ragazza.» le disse l'uomo e lei scrollò le spalle, rubando di mano la bottiglia a William.
«Vacci piano.» le disse, facendola scoppiare a ridere.
«Ma tu ti sei visto? Tuo padre ci butterebbe tutti fuori di casa al momento.»
«Non nominarlo, adesso.»
«Come volete voi, principe.» disse, ridacchiando, ma fu bloccata dalle labbra del ragazzo. Si strinse a lui, senza volerlo, e si baciarono sempre con più foga. Dopo cinque minuti si ritrovò sdraiata sotto di lui, ma non lo comprendeva bene.
«Ragazzi, non davanti a me, vi prego.» li interruppe James e fu come se si risvegliasse: si scostò e si mise a sedere all'improvviso, rischiando di sbattere contro William.
«Tutto bene?» le chiese il ragazzo e lei annuì, con un po' troppa forza.
«Andiamo nella mia camera?» continuò e lei scosse la testa.
«Credo che adesso andrò a casa mia.»
«Combinata in questo modo? Vuoi farmi uccidere da tuo fratello?» disse ridendo e lei scosse la testa, ma non si trattenne più e rise.
«Vieni qua.» le disse, allungando le braccia verso di lei e la ragazza si spostò e si mise davanti a lui, appoggiandosi sul suo petto. Lui la avvolse con le braccia e dopo un paio di minuti le tolse la bottiglia dalle mani, portandosela alle labbra.
«Non bere più.» gli disse lei.
«Perché?»
«Perché sei già ubriaco.»
«Non potrà farmi nulla di peggio.»
«Fa impressione vedervi così, dove è finita tutta la moderatezza e l'eleganza dei membri reali?»
«Io non lo sono.» ridacchiò James.
«Io sì, ma non m'importa.»
«Vi siete ubriacati anche quando me ne sono andata io, a casa tua?» chiese, indicando l'uomo.
Lui scosse la testa.
«L'ultima volta è stata quando lui aveva 16 anni.»
«E perché proprio ora?»
«Perché quando salirà al trono non credo che potrà più fare cose del genere.» rise James e, annuendo, anche William.
Jane scrollò le spalle e, rubando di nuovo la bottiglia dal ragazzo dietro di lei, bevve.
***
Jane si svegliò, stordita e con la testa a pezzi. Dalla finestra della camera si scorgeva l'alba. Si guardò intorno: le bottiglie vuote erano finite a terra, James era sdraiato sul letto e lei, da come aveva capito, era ancora appoggiata a William, a sua volta appoggiato alla spalliera. Avevano dormito così?
Si sollevò e si mise a sedere. Non ricordava a che ora si era addormentata, se prima o dopo degli altri, ma ricordava di aver bevuto troppo.
Scese dal letto, facendo silenzio. Jonathan l'avrebbe uccisa, appena sarebbe arrivata a casa. Girò la maniglia della porta e si girò indietro: William aveva la testa reclinata di lato, il braccio ancora come se fosse su di lei; James era sdraiato a pancia in sù, un ciuffo di capelli sul viso.
Scosse la testa, sorridendo, e uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Sperava soltanto di non incontrare il Re nei corridoi, o sarebbero stati guai seri.
Doveva essere inguardabile, con i capelli sicuramente arruffati e gli abiti stropicciati. Probabilmente puzzava di alcol. Suo fratello l'avrebbe decisamente uccisa sentendo la puzza che aveva addosso. Doveva farsi una doccia, prima di andare alla locanda, sperava di non arrivare in ritardo a lavoro.
Di certo non poteva uscire dalla porta principale, così si diresse verso le cucine. Aprì piano la porta e notò che non c'era nessuno, ma probabilmente stavano per arrivare. Si sbrigò ad uscire dal castello, si affrettò per le strade e poco dopo era arrivata a casa. Sospirò e aprì la porta.
«Jonathan?» chiese piano, entrando. Dopo mezzo secondo il ragazzo stava già andando verso di lei.
«Jane Barlow! Come diavolo ti salta in mente di stare tutta la notte fuori?! Avresti almeno potuto avvisarmi che non saresti tornata!» iniziò a strepitare e quelle urla non facevano affatto bene al mal di testa della ragazza.
«Posso sapere cos'hai fatto tutta la notte?! Dio, ma cos'è tutta questa puzza?!»
La guardò un attimo negli occhi e lei strinse le labbra, facendosi piccola piccola davanti al fratello.
«Non posso crederci! Perché l'hai fatto?! Avete bevuto tutta la notte?!»
Jane strinse gli occhi per colpa di una fitta più dolorosa alla testa e Violet uscì dalla camera, avvicinandosi a Jonathan. Gli mise una mano sulla spalla.
«Calmati, tutti almeno una volta abbiamo fatto una cosa del genere, la prima io che ho avuto la fantastica idea di ubriacarmi di fronte a tutte le persone più importanti del regno. Lasciala stare, dai.»
Lui tirò un sospiro, chiudendo gli occhi.
«La prossima volta che vuoi restare tutta la notte fuori di casa, dimmelo.» le disse soltanto.
«Non lo sapevo, mi dispiace.»
Lui sospirò di nuovo e l'abbracciò.
«Ero preoccupato, avevo paura ti fosse successa qualcosa. E adesso va' a lavarti, non ti ci si può stare vicino.»||spazioautrice||
Buonasera! Lo so, sono in ritardo, ma, come pensavo, è stata una settimana pesantissima. Boh, ho sonno e non sono nemmeno nelle mie piene facoltà mentali, quindi scusatemi se ci sono errori. Spero che il capitolo vi piaccia e nulla, buonanotte 🙈
~Rob ❤️
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Kalos
Fantasy|IN REVISIONE| [19.09.16 #251 fantasia] [12.11.16 #251 fantasia] [01.12.16 #150 fantasia] [18.12.16 #144 fantasia] [21.12.16 #138 fantasia] Jane era diversa e lei lo sapeva. Sapeva anche che nessuno doveva venire a conoscenza del suo segreto, o avre...