Hunter Rowland

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Come sempre Joyce stava correndo per i corridoi della Phoenix High School, per cercare di non arrivare ancora più in ritardo di quanto già non fosse. Inutile dire che aveva già rischiato di cadere addosso a varie persone, come la sua professoressa di matematica o la bidella. Ma ringraziando il cielo si era spostata in tempo per evitare un 4 in quella materia tanto complicata.

Quando arrivò nella sua classe di biologia spalancò la porta senza problemi, che ebbe più tardi quando il rpofessore Crissberk la fulminò con il suo sguardo.

<Joyce Yalling*, ce la farà un giorno di questi ad arrivare in orario?> disse l'uomo con un pizzico di ironia nella sua voce. Joyce, rossa in viso, non osò ribattere e si diresse verso il suo solito posto accanto al suo caro e vecchio amico Blake Robert Gray, che la stava guardando ridacchiando sotto i baffi, che per sua sfortuna non aveva. Stava per dirle una delle sue solite battutine, ma lei lo azzittì con un gesto della mano solenne. Non parlò per tutta la lezione, per un motivo sconosciuto al biondo.

<Joyce, comincio a preoccuparmi. Di solito mi fai una testa tanta con tutte le tue stupidaggini. Cos'è successo?> domandò ancora una volta Blake, ma come le altre volte non ricevette risposta. Joyce neanche sapeva esattamente cosa le stesse succedendo, aveva solamente voglia di essere lasciata in pace. Quindi quando finì la lezione scappò via senza che il biondo potesse dirle qualsiasi cosa.

I lunghi capelli marrone scuro le sbattevano ripetutamente sulla schiena, mentre correva, nuovamente, per i corriodoi di quella tanto odiata scuola. Joyce non sapeva perché stesse correndo, visto che aveva dieci abbondanti minuti prima dell'inizio della lezione successiva. Nella sua corsa si scontrò con qualcuno e finì col sedere per terra. Un piccolo gemito le uscì dalla bocca e portò la mano destra sulla parte sacrale della schiena, le faceva parecchio male.

<Joyce!> esclamò il suo migliore amico, nonché Hunter Rowland. Alzò lo sguardo verso di lui e le venne un tuffo al cuore: era come sempre bello solo che oggi aveva indossato una camicia azzurrina con un paio di jeans strappato sulle ginocchia che lo rendevano particolarmente elegante e bello. Lo fissò per alcuni secondi finché Hunter non le porse una mano per aiutarla ad alzarsi, che lei accettò.

<Dove corri così velocemente?> le domandò, mentre si sistema il suo ciuffo, benché non si fosse spostato di una virgola. Aveva questo strano vizio di toccarlo in due per tre che Joyce odiava tanto. Ma tanto per lei lui sarebbe stato bello sempre e comunque.

<Da nessuna parte, ma devo sbrigarmi per arrivare in orario a francese.> disse pronta a scappare un'altra, ma prima che potesse correre via di nuovo Hunter la fermò per un braccio, riportandola davanti a sé. Joyce arrossì leggermente a quell'improvviso contatto col moro, ma lui non sembrò notarlo.

<Lo sai che mancano ancora sette minuti e che la classe di francese è a due passi da qui?> la guardo con una faccia confusa, mentre la castana voleva solamente andare via da quella strana situazione che si era creata.

<Sì, ma... Volevo ripassare prima che entrasse la professoressa...> si inventò la prima cavaolata che le passò per la mente, pur di potersene andare in quella diamine di classe e passarci sessanta minuti senza essere disturbata da nessuno dei suoi amici, visto che non aveva proprio voglia di scherzare.

<Uhm...Okay. Allora ci vediamo come sempre oggi pomeriggio alle sedici da Starbucks?> le chiese mordendosi il labbro inferiore, cosa che mandava letteralmente fuori di testa la castana. Lei annuì e scappò il prima possibile lasciando il moro leggermente confuso, ma non diede troppo peso allo strano comportamento della sua migliore amica da quando aveva 11 anni. Si ricordava perfettamente come si erano conosciuti per la prima volta, Joyce era la solita ragazzina solare e chiacchierona della classe ed Hunter aveva sempre avuto qualche problema per socializzare con i suoi coetani. Passava tutto il suo tempo scolastico seduto al suo banco da solo. Quando un giorno, stranamente, la castana si avvicinò a lui nonostante tutti quanti lo definessero quello 'strano'. Lei se ne fregò gli porse la sua mano dicendogli il suo mao, lui inizialmente ne rimase molto stupito, ma non sprecò quell'occasione. Così col passare del tempo passarono sempre più tempo insieme e Hunter si aprì con lei. Adesso, a distanza di cinque anni, erano come due fratelli. Non c'erano segreti tra loro, sapeva entrambi che avrebbero potuto contare l'uno sull'altro e questo gli bastava.

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