Capitolo 23: Ma molte volte...

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-M-mi dispiace...

Lamenta il labiale di Setenya, mentre la trascinano in salvo, sporca di sangue.

Shey.
Ho promesso di non lasciarla sola.
Ho promesso.
E ho mentito.

Le mie braccia ricadono senza forze lungo i fianchi. il mio sguardo si posa incolore sull'entrata della metro, mentre l'ultima scintilla di speranza nel rivederla uscire di lì muore.

Sento il sasso più pesante. Ho un macigno nella mano. Ho un macigno nel cuore.
"Com'è successo..? Com'è potuto accadere...?"

Mi accosto silenziosa a Setenya, mentre racconta l'accaduto ai poliziotti.

-Ho organizzato io il piano... Dovevamo... Dovevamo fermarlo...

Singhiozza mentre si asciuga il volto coperto di lacrime.

-Abbiamo aspettato che si distraesse per buttarlo a terra e rubargli la pistola, ma... durante lo scontro siamo finiti... siamo...

Non riesce a continuare, gli occhi chiusi e la bocca aperta a cercare aria.

-Siamo finiti di sotto... La metro è arrivata, e io ho sentito del sangue caldo schizzarmi addosso... Era tutto così... Così buio... Così rosso...

Mi allontano da quel posto.
Non posso. Non posso restare quì.
Non posso andare via.
Ho promesso che non l'avrei lasciata sola.
E ora aspetterò.

Passano diverse ore prima che i curiosi  -ed io-  finissimo per essere allontanati con la forza.
Setenya chiede se può restare a casa mia fino a questa sera. Io non le rispondo, continuando per la mia strada.
Entrata nella villetta si adagia sul divano, ancora avvolta nella coperta, senza più muoversi.

Salgo in mansarda e mi distendo sul letto, ancora incredula ai fatti appena accaduti.
"È tutto un sogno" mi ripeto, stringendo la pietra liscia nella mano.

Ma so che non lo è.
Sotto la metro, sotto quella metro, c'è del sangue.
Il sangue che ho accarezzato sul suo polso. Il sangue che le scorreva nelle vene.

Aspetto qualche ora, prima di scendere e accendere la tv. Tutti i telegiornali ne parlano, rivelando che il nome dell'attentatore armato era Benjamin Okland.
Benjamin.
Lo stesso Benjamin che ho incontrato in ospedale.

Quel Benjamin che, come ripete più volte il giornalista, era appena uscito di galera per aver avvelenato una ragazza proprio nell'ospedale in cui eravamo ricoverati.

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