37. Scarlett

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Non ritenevo necessaria la presenza di tutto il branco. Anzi, per quanto mi riguardava anche Sean poteva andarsene a casa: potevo cavarmela benissimo da sola come avevo già fatto un sacco di volte. E invece ero stata bellamente ignorata e adesso mi ritrovavo imbarazzata e a disagio di fronte alle persone che, almeno secondo il modo di pensare dei lupi, avrei dovuto considerare un allargamento della famiglia.
Adam era in piedi vicino alla sua auto con le braccia incrociate al petto e l'espressione pensierosa. Indossava jeans e una maglietta blu con lo scollo a V che gli stava parecchio bene. Matthew, in camicia di flanella a quadri, era accanto a lui e cercava di sembrare sicuro di sé come lui tanto che aveva assunto la stessa posizione. E poi c'era Sean, altero e imperscrutabile nella sua giacca da aviatore - una variante di quella di pelle - e nei jeans neri. Dovevo ammettere che quei tre messi insieme formavano quello che Beth avrebbe definito il "trio delle meraviglie". Soprattutto perché avevano tutti un'aria determinata e impassibile che li rendeva più affascinanti di quanto non fossero. Per una volta essere l'unica femmina del branco non mi sembrò poi così male.
Era quasi buio, il sole morente riempiva il cielo che si riusciva a scorgere sopra gli alberi di delicate sfumature rosate e arancioni che mi facevano venire in mente l'aurora boreale.
Mi strinsi nel mio giubbotto e feci scorrere lo sguardo sui tre ragazzi davanti a me. «Allora... che si fa adesso?»
La fatidica notte di plenilunio che avrei passato con il mio Alfa recentemente riapparso era giunta, e con lei l'ansia e la voglia di sprofondare. Sapevo che Sean mi stava offrendo la possibilità di imparare a gestire la mia licantropia e a non rappresentare più un pericolo per nessuno, ma non è che mi allettasse tanto l'idea di perdere il controllo di fronte a lui.
Sean fece qualche passo avanti. «Adesso andiamo così troviamo un posto tranquillo dove passare la notte.»
"Tranquillo finché non ci arrivo io", pensai scoraggiata. «Okay...»
Lui mi fece un breve cenno d'intesa e spostò lo sguardo sugli alberi. Avevo notato una certa tensione tra lui e Adam, più intensa del solito, ma non avevo idea di come farla diminuire. Sapevo che Sean lo aveva minacciato intimandogli che, se l'avesse ritenuto necessario, avrebbe dovuto lasciare il branco.
Potevo sopportare rimproveri e richiami di ogni tipo da parte di quel lupo così scontroso, però non gli avrei lasciato allontanare Adam, avrei fatto tutto quello che era in mio potere per oppormi.
Mi strinsi le braccia al petto con un sospiro e diedi un calcio svogliato ad un sasso: perché non potevo essere un'adolescente qualunque che passa la serata a guardare le repliche di vecchie sit-com mangiando gelato? L'odore leggero di dopobarba e carta antica mi fece alzare lo sguardo finché non incontrai gli occhi blu tempesta di Adam. Erano preoccupati, ma anche limpidi.
«Andrà tutto bene, Scar.» Mormorò prendendomi delicatamente una mano.
Un sorriso incerto mi affiorò alle labbra. «Grazie.»
Ci abbracciamo per un attimo e io mi godetti il suo calore, la sensazione di sicurezza che mi trasmettevano le sue braccia intorno a me, il rumore regolare del suo cuore. Poi lui si scostò da me e mi diede un bacio sulla fronte sussurrando un altro incoraggiamento.
Fece un paio di passi indietro e lanciò un'occhiata veloce a Sean. La sua espressione non tradiva nessuna emozione, ma mi sembrò di scorgere un'ombra nei suoi occhi quando si posarono sul mio capobranco.
«Finito?» Chiese Sean in tono beffardo.
Adam serrò la mascella, però mantenne comunque il controllo, cosa che gli ammiravo. Matthew mi fece un timido sorriso che si spese molto in fretta. Sean invece sbuffò per attirare la mia attenzione.
Mi voltai verso di lui e feci un gesto vago con la mano. «D'accordo, d'accordo... Arrivo. Certo che sei impaziente, eh?»
Inarcò un sopracciglio, ma non si degnò di rispondermi. Dopo un'ultima occhiata ad Adam, mi decisi a raggiungere il mio Alfa.


«Quando hai detto che... che avremmo passato il plenilunio insieme... non pensavo intendessi... che avremmo fatto... una scampagnata nel bosco.» Ansimai cercando di stare dietro alle lunghe falcate di Sean.
Riusciva a muoversi con agilità anche in mezzo agli alberi e i suoi passi erano quasi impercettibili nonostante i rametti, le foglie e il muschio che costituivano il sottobosco. Questa sua sicurezza mi ricordava molto un lupo, di quelli veri, che si muove scaltro e silenzioso nel cuore della foresta.
Si fermò e si girò verso di me. «Stiamo camminando solo da venti minuti.»
«Oh, certo. Solo venti minuti.» Sbottai premendomi una mano dove credevo ci fosse la milza. «Lo dici come se fossero pochi.»
Un mezzo sorriso gli incurvò le labbra. «Perché lo sono. Se reagisci così credo che dovrò iniziare ad allenarti.»
Lo guardai con gli occhi socchiusi, sospettosa, mentre raddrizzavo la schiena. «Che vuole dire allenare?»
«Fare ginnastica, sport, movimento... chiamalo come vuoi.» Replicò stringendosi nelle spalle.
«Non intendevo il significato.» Chiarii. «Volevo sapere cosa significa allenarsi per un licantropo.»
I suoi occhi verde-grigio mi studiavano attenti. «Esattamente quello che significa per gli umani: rafforzare i propri punti deboli a livello fisico e, in seguito, mantenere il livello raggiunto e magari migliorarsi.» Vedendomi confusa, aggiunse: «Per esempio, puoi allenarti per riuscire a mantenere il controllo con la luna piena, o per avere più resistenza.»
«Mmh. Io non credo che farò mai trekking o simili quindi la resistenza non mi serve, giusto?» Domandai incrociando mentalmente le dita.
Il luccichio nei suoi occhi mandò in fumo tutte le mie speranze. «In realtà la resistenza è sempre utile, non importa quello che fai. Se dovessi trovarti in mezzo ad uno scontro con un altro lupo devi essere in grado di reagire e difenderti e non puoi farlo se dopo un minuto ansimi così.»
Mi appoggiai ad un albero con la mano scoccandogli un'occhiataccia. «Ehi, non tutti qui siamo licantropi palestrati.» Mi schiarii la gola. «Comunque, immagino che vorrai... allenarmi?»
«Per adesso vediamo come va stanotte, poi decideremo.» Replicò con voce insolitamente gentile.
«Vedremo? Cioè, io e te?» Chiesi sorpresa.
«Sì. Io sono il tuo capobranco, ma non posso obbligarti a fare niente. O meglio, volendo potrei eccome, però non mi sembra giusto.» Spiegò.
Non riuscivo a crederci, e cercai di non darlo a vedere. «Oh... Okay.»
Fece un breve cenno d'assenso. «Possiamo andare?»
Mi guardai intorno: alberi a destra, alberi a sinistra, alberi davanti a me, alberi dietro... Non credevo che il paesaggio sarebbe cambiato di molto se ci fossimo spostati. «Perché, qui non va bene?»
Un accenno di sorriso gli sfiorò le labbra. «No. Dobbiamo camminare ancora un po'.»
Mi staccai al malincuore dal tronco a cui mi ero appoggiata e ricominciai ad arrancare sul terreno morbido e umido del bosco lasciandomi sfuggire un mugolio mirato a fargli venire i sensi di colpa. Sean lasciò che lo superassi prima di affiancarmi, e dopo neanche un secondo, passarmi avanti con quella sua fluidità silenziosa.

Under a Paper Moon (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora