Polveredistelle

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Cacciatrice. E' questo che vuol dire il mio nome, o almeno lo dice il greco. Io, il greco non l'ho studiato. Non sapevo che potesse nascondere tanti misteri, storie, racconti. Non lo saprò mai con certezza se mi sarebbe piaciuto il greco, o se non avrei nemmeno saputo da dove si comincia una traduzione, proprio come mi succede in latino. Il latino non mi piace, è troppo rigido, troppo freddo. Senza emozione. Io non sono così. Cacciatrice. Eppure, io non lo so come si fa la cacciatrice. Mi dovrebbe scorrere nelle ossa, nel sangue, negli occhi. Ma io negli occhi ho solo le parole dei libri che leggo, che passano nel sangue e si fissano nelle ossa. La lettura è la mia via di fuga, anche se la mia vita è bella così, nella sua imperfezione, ho bisogno di scappare, ma il perché proprio non lo so. E forse l'unica cosa che so fare, come i cacciatori, è proprio scappare. Sentire quel fremito di euforia e terrore che ti smuove, che ti fa volare, quel brivido che ti spinge a muovere i piedi incessantemente, fino alla fine, senza meta, dovunque ti porti questa strada. La fuga è il mio limite, il mio orizzonte, la linea indistinta che unisce il mare e il cielo, che si baciano in un incontro senza tempo. E il mare è la strada da percorrere, sia turbolenta che calma, che prevedibile, che sorprendente, ma mai scontata. Poi ci sono gli scogli, il mio limite. il mio limite è saper restare. Anche quando il mare urta incessante gli scogli, loro restano lì, solennemente immobili nella loro fissità. Io ho la testa turbolenta come il mare e il cuore fisso come gli scogli.
Alzo gli occhi al cielo, quegli occhi che mi hanno permesso di guardare il mondo sin da subito, dal momento in cui ci sono arrivata. Quegli occhi che di comune hanno la quotidianità, le emozioni. Perché sì, le emozioni le proviamo tutti e sono racchiuse negli occhi. Alzo gli occhi al cielo, e guardo quel sole che nel freddo di gennaio continua ad illuminare lo stretto necessario per un tempo limitato, poi si scatenano le ombre. Alzo gli occhi al cielo, ma i miei occhi non hanno ombre, anche se fuori è buio, e non ci sono stelle. Alzo gli occhi al cielo, gli stessi occhi che sono lo specchio delle mie giornate e che colpiti dal sole riempiono il marrone cioccolata di pagliuzze dorate. E anche se è buio, e il cielo è nuvoloso non ho paura. Ho sempre cercato la particolarità, perché non sopportavo di esistere su questa terra senza un motivo, senza qualcosa che mi distinguere da tutto il resto. Perché se sono qui, se qualcuno mi ha creato deve esserci un motivo. Io non credo alla casualità, al panta rei, e alla concezione meccanicistica e deterministica dell'esistenza. Un giorno, per sbaglio, qualcuno mi ha detto che quelle pagliuzze dorate formano la strada dorata che percorre Dorothy nel Mago di Oz. Un giorno, per sbaglio, qualcuno mi ha detto che negli occhi ho la polveredistelle.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 29, 2017 ⏰

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