Love is a ghost you can't control

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In un angolo del regno, Biancaneve spingeva con tutte le sue forze per dare alla luce una bellissima bambina dai capelli biondi, urlando di dolore.
In un altro remoto castello, il Signore Oscuro lanciava il suo ultimo urlo disperato prima di sparire in una nuvola di fumo nero.
Nello stesso castello, un uomo sorrideva impugnando la lama rossa di sangue.

La principessa Emma fu nominata dal popolo “La Salvatrice” perché si diceva che mentre lei veniva al mondo, Tremotino lo abbandonava. Alcuni dicevano che era tutto merito della magia che le scorreva nelle vene, pura come l’amore dei suoi genitori; altri dicevano che si trattava di un’antica leggenda e che era stato predetto che una bambina sarebbe stata la rovina dell’Oscuro.
Killian Jones non credeva né ad una versione della storia né all’altra, anche dal buio della sua casa, riusciva a sapere cos’era successo nel mondo negli ultimi... venti- sei anni, forse? Aveva perso il conto tra il quarto e il sesto anno senza uscire, troppo spaventato da se stesso e del danno che avrebbe potuto arrecare alle persone. 
Dopotutto la vendetta è una fine, non un inizio.

Ventisei. Emma aveva ventisei anni e ancora non aveva trovato un marito, nessuno che potesse essere anche solo lontanamente considerabile un pretendente da lei o dai suoi genitori.
“Nessuno sarà mai degno della mia piccola” diceva suo padre abbracciandola e dandole un bacio sulla fronte come se avesse ancora dodici anni.
“Ti sposerai per amore, fine della storia” ribatteva sua madre. Ed ecco perché si trovava spesso a girovagare per i boschi o per i villaggi: in cerca della sua anima gemella, era quello che diceva a sua madre, ma in realtà voleva solo un po’ di libertà e quale modo migliore se non addentrarsi nei boschi? Le piaceva spingersi sempre più oltre, testare il suo coraggio e la sua voglia di fare, superare i suoi limiti e trovare degli angoli sempre nuovi dove sperimentare la sua magia. All’inizio era fare sbocciare un fiore, un’azione che adesso le sembrava così semplice, adesso le sfide che si poneva erano molto più grandi come far riprendere il corso ad un fiume prosciugato o localizzare lo stormo di un uccello che si era perso. Emma non sapeva che la sua magia stava attirando qualcuno di molto più potente.

Dopo tutto quel tempo, l’unica cosa che serviva a farlo uscire dal suo nascondiglio era un’altra fonte di potere, un’energia pura che lo spingeva ad addentrarsi nel bosco, che lo chiamava a sé come il canto di una sirena – quanto gli mancava il mare – e quale marinaio ha mai potuto resistere al canto di una sirena?
La prima volta che la vide restò stupito dal suo aspetto e dalla sua giovinezza, da come una ragazza apparentemente così inesperta potesse manovrare le arti magiche come se fosse solo uno scherzo. L’ammirava per la sua caparbietà e ostinatezza, passava minuti interi ad osservare da lontano come riuscisse in qualsiasi obiettivo si ponesse e ogni volta che tornava e si avvicinava – anche se inconsciamente – sempre di più al suo castello, lui faceva lo stesso, ammirandola ogni giorno da un punto più vicino. Dopo circa due settimane si decise a parlarle, sbucando dal nulla e facendola saltare in aria anche senza l’uso della magia. Non l’aveva mai usata, non ne aveva bisogno, forse era quello il motivo per cui era rimasto come prima, almeno fisicamente.
“Posso chiedere cosa stia facendo una maga vicino alla casa del Signore Oscuro?” le chiese da dietro le spalle. Lei era visibilmente stupita, l’incantesimo a cui stava lavorando s’interruppe e la ragazza si girò di scatto facendo girare la gonna del suo vestito bianco e il mantello con esso.
“La stessa cosa che sta facendo un pirata, suppongo.” Touché.
“Non sono un pirata” fu la prima cosa che riuscì a dire.
“Be’, di certo vi vestite come uno di loro.”
“Suppongo sia vero” concesse, non aveva mai abbandonato il suo completo di pelle, era l’ultima cosa che gli rimaneva della sua vecchia vita.
“E comunque tutti sanno che l’Oscuro non è più in vita da quasi trent’anni, ormai” disse in sua difesa tenendo il mantello più stretto.
“Ah sì, tutto grazie alla Salvatrice.” Stupidaggini, se il Coccodrillo era morto, era solo merito suo.
Emma percepì il suo sarcasmo e incrociò le mani davanti al petto: “Cosa vorreste dire?”
“Voglio dire che anche se la principessa fosse così potente come tutti dicono, non credo che sia stata lei il motivo della sparizione di Tremotino.”
Stava per rivelare la sua identità, poi si fermò e rifletté meglio su cosa doveva dire: “Non siete avvezzo a frequentare la vita di palazzo, vero?”
Killian grugnì cercando di sopprimere una risata. Non era avvezzo a frequentare la vita in generale negli ultimi decenni.
“No, direi proprio di no.”
“L’avevo notato.” Killian guardò meglio la fabbrica del vestito, i gioielli che portava al collo e realizzò che doveva essere una reale anche lei, aggiunse alla somma lo straordinario potere che possedeva e sgranò gli occhi.
“Perdonatemi per le mie cattive maniere, Altezza” le disse, ma sembrava più una presa in giro che altro, accompagnata da un inchino ridicolo. Restarono a parlare per ore del più e del meno, seduti sulla sponda di un corso d’acqua, lui le rivelò il suo nome, di come suo fratello fosse morto in missione; lei in cambio gli confidò le sue paure per il futuro, per l’ascesa al trono ed entrambi ascoltarono l’altro dando più conforto di quanto potessero immaginare.

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